Capitolo 28

201 16 14
                                    

È passata una settimana dalla notte in cui, finalmente, io e Maca ci siamo date l'una all'altra dopo tanto tempo in cui, prima per un motivo, poi per un altro, siamo state lontane. In realtà sono stata io a tenerci distanti, ma per una volta ho lasciato che fosse il cuore a prendere una decisione ed è la migliore della mia vita. In questi giorni Lana è tornata a farci visita spesso, abbiamo parlato tanto, ha una risata dolcissima. La fuga è completamente pronta, tutto sembra filare stranamente per il verso giusto. Oggi è domenica, siamo insieme nel cortile, si soffre molto il caldo quindi ultimamente nei pomeriggi così torridi come quello di oggi ci è concesso di bagnarci con la canna dell'acqua che di solito usano per lavare il cemento, i canestri, le palle. Ci stiamo spruzzando a vicenda con le canottiere bianche che aderiscono alla pelle diventando quasi trasparenti e lasciando intravedere i nostri capezzoli. Maca è così bella con i capelli bagnati e l'acqua che le gocciola sul viso e fra la valle dei seni. Sembra quasi un pomeriggio d'estate normale, fuori da qui, di quelli che non vedo l'ora di poter vivere fra tre settimane. Va tutto bene, o meglio è andato tutto bene fino a ora che un suono ci interrompe.
"Le detenute Ferreiro, Kabila, Vargas e Zahir sono attese con la massima urgenza nell'ufficio della direttrice. - la voce si ferma per qualche secondo, poi riprende - Subito." dice Altagracia all'altoparlante. Ci guardiamo fra di noi con gli sguardi preoccupati, ognuna di noi sta provando a ricostruire l'ultima settimana domandandosi se sia successo qualcosa di strano, se abbia commesso qualche piccolo errore, ma il dubbio negli occhi di ognuna di noi mi fa capire che non abbiamo la più pallida idea del perché ci stiano convocando con tutta questa urgenza.
"Avete combinato qualcosa?" chiede Saray guardando me e Maca. Io scuoto la testa, siamo state attente, niente risse, niente discussioni, con le cinesi va tutto bene, ci rispettiamo e persino condividiamo qualche sigaretta e un pasto una volta ogni tanto. Non è successo assolutamente nulla che io riesca a ricordare.
"No, voi?" le domanda la bionda prendendo parola per me che non riesco ad aprire la bocca o ad emettere alcun suono.
"No, siamo passate il più inosservate possibile" replica subito Rizos, avevamo deciso proprio questo. È stata Maca a chiedermelo appena sono rientrata qui dentro e io l'ho chiesto alle altre a mia volta. Passare inosservate. Di questo avevamo bisogno. Poi una lampadina mi si accende in fronte con una prepotenza che mi fa quasi mancare l'aria.
"E se hanno scoperto qualcosa di Lana?" mi pietrifico io ponendo questa domanda.
"È impossibile, non abbiamo mai parlato del piano al telefono e durante le visite non possono registrare nulla, non possono aver scoperto nulla. Siamo state attente. Stai tranquilla Zule" mi risponde subito la gitana. Io provo a farlo, provo a tranquillizzarmi, ma il mio cuore batte e batte e batte e non ne vuole sapere di fermarsi. Ci strizziamo i capelli gocciolanti e così, fradicie, camminiamo a testa bassa verso l'ufficio della direttrice, preoccupate di ciò che può essere accaduto. Busso alla porta e questa volta aspetto di sentire la voce di Miranda che ci invita ad entrare. Lo facciamo tremando ma non per i vestiti umidi, tra di noi c'è il gelo, la paura.
"Zulema che aspetta?" mi fa l'occhiolino Miranda sorridendo, le altre emettono un sospiro di sollievo alla vista delle sue labbra incurvate e della luce nel suo sguardo, ma io no. I miei sensi sono in allerta, il mio cervello ha cominciato a lavorare come un matto per cercare ipotesi e, soprattutto, soluzioni. E il suo sorriso non riesce a calmarmi. Di fronte alla sua scrivania ci sono quattro sedie, ci accomodiamo silenziosamente e la guardiamo.
"Beh?" chiede Saray impaziente.
"Perché siamo qui?" domanda poi Maca.
"Ci sono state delle evoluzioni durante il processo a Sandoval e..." inizia a parlare la direttrice, ma Rizos si alza facendo rumore con la sedia.
"Io non ne voglio sapere nulla, ho detto che non collaborerò con la polizia, non esco di qui senza Saray" e così dicendo cammina verso la porta voltandosi nella nostra direzione. Saray e Maca fanno per alzarsi mentre io guardo Miranda.
"Cosa è successo?" le chiedo quasi supplicandola di parlare.
"Siete libere. Tutte e quattro. - dice lei di getto, i miei occhi cadono sulle sue labbra mentre nell'ufficio si blocca qualunque movimento, anche i nostri respiri - Le dichiarazioni che hanno rilasciato Saray e Macarena sommate a ciò che è successo a Rizos e a quello che hai passato tu hanno portato il giudice a decidere di concedere a tutte e quattro la libertà vigilata per un anno, dopo questo anno sarete completamente libere. Non avrete nessun debito con la polizia, siamo noi ad essere in debito con voi per l'inferno che avete passato - dice guardandomi e ammiccando, probabilmente consapevole che io odio avere debiti con qualcuno, specialmente con la polizia - è semplicemente tutto finito, siete libere." leggo il labiale per essere sicura di ciò che sto sentendo, sconvolta. Di tutti gli scenari che aveva immaginato la mia mente, questo non era nemmeno lontanamente contemplato.
"Cosa?" chiede Saray. Una lacrima riga il suo viso mentre la sua mano si stringe in quella di Macarena. Rizos torna a sedersi in religioso silenzio allungando a sua volta la mano verso quella della gitana che subito la porta a sè intrecciando le dita con quelle della ricciola.
"Hai sentito bene Saray, siete libere" sorride Miranda.
"Non è possibile" esclama Maca.
"Abbiamo ancora anni da scontare, abbiamo tutte commesso crimini anche qui dentro, dai io ho evitato Sandoval! Non è possibile!" urla la gitana, sconvolta.
"Direttrice - tossisce Rizos - con tutto il rispetto, ci stai prendendo per il culo?" chiede facendo una smorfia.
"No ragazze, siete libere. Questi sono i documenti di scarcerazione. Dovete dichiarare dove volete trascorrere il periodo di libertà vigilata e chi sarà il vostro contatto di riferimento per gli spostamenti. Indosserete i bracciali di localizzazione, per un anno tornerete una volta al mese in commissariato per la firma e non potete assolutamente lasciare il paese, ma fatto questo, siete libere" sorride ancora.
"Libere?" chiedo io prendendo finalmente il coraggio di parlare.
"Libere - dice lei camminando intorno alla scrivania e accovacciandosi per guardarmi, mi posa poi una mano sulla gamba e riprende a parlare - è una seconda chance Zulema, potete tornare a vivere, non sprecatela" mi dice accarezzandomi il viso. Io mi scosto rintontita da tutto questo contatto fisico, c'è solo una cosa che mi tormenta la testa.
"Dovremo separarci?" le chiedo, solitamente non si possono frequentare altri criminali durante il periodo di libertà vigilata, tolti casi particolari di coppie sposate o parenti, ma noi non lo siamo.
"Sì - mi crolla la terra sotto ai piedi - ognuna di voi dovrà trascorrere i domiciliari al proprio indirizzo sul territorio spagnolo e per nessun motivo potrete lasciare la casa se non nei giorni in cui dovrete recarvi al commissariato" continua e io mi sento morire.
"NO!" urla Maca.
"No, questo è un incubo, è una presa per il culo, è una finta libertà, anzi non lo è proprio, sto meglio qui dentro, io non voglio uscire!" esclama Saray.
"Se mi fate finire..." dice Miranda continuando a sorridere.
"Ma che cazzo c'è da ridere? Eh?" le chiede la riccia alzandosi nuovamente e camminando a passo svelto verso la porta. Quando la sua mano tocca la maniglia la voce della direttrice riecheggia fra le quattro mura dell'ufficio.
"KABILA SIEDITI IMMEDIATAMENTE" tuona Miranda battendo con forza la mano sulla superficie della sua scrivania. Rizos sussulta e torna a sedersi. Le lacrime abbandonano il suo viso, piange silenziosamente il dolore di doversi separare dalla donna che ama. Piange anche Saray, piange Macarena, piangono tutte. Ma io no, io ho solo smesso di respirare.
"Direttrice, la prego, no..." singhiozza Maca. Miranda continua a sorridere.
"Tutto questo può essere evitato se..." comincia ma Saray la interrompe.
"Qualunque cosa, qualunque cosa ma non separarci, non farlo. Rimaniamo qui, sono sicura che siamo tutte d'accordo" il suo tono è disperato.
"E che cazzo fatemi parlare! - esclama Miranda perdendo per un secondo il rigore che la contraddistingue sempre - Tutto questo può essere evitato se scegliete di trascorrere questo primo anno di libertà vigilata allo stesso indirizzo, nella stessa casa, insieme. In fondo mi pare di avere qui di fronte due coppie e due sorelle, vedo a tutti gli effetti una grande famiglia, no?" sorride. Sollevo la testa di scatto, le mie spalle si rilassano e i miei occhi riprendono luce, torno finalmente a respirare dopo essere stata in apnea.
"Figlia di puttana!" ride la gitana asciugandosi le lacrime con l'interno dell'avambraccio. Si alza e corre dalla direttrice abbracciandola e sollevandola da terra.
"Saray mettimi giù" ride Miranda.
"Siamo libere" dico finalmente io consapevole che, per una volta, il mondo sta girando dalla mia parte. E questa volta me la voglio giocare nel modo giusto.
"Libere hermana, libere davvero" sorride Saray sottolineando l'ultima parola. Perché solo insieme poteva essere veramente libertà e questo è ciò che ci siamo giurate. Insieme o niente. O come dice Maca, Iguales o nada. Cammina poi verso di me e appoggia la sua fronte sulla mia, con la mano mi cinge la nuca e i nostri nasi si scontrano.
"Juntas" dico io.
"Juntas" dice Maca raggiungendoci insieme a Rizos. La mia mano corre a cercare quella di Maca che ha l'altra mano stretta a quella della moretta, anche Saray prende la mano della sua fidanzata. Rimaniamo così, immobili, vicine, unite da questo contatto di mani.
"Andiamo a casa" dico.
"Dalla porta d'ingresso" aggiunge la riccia.
"Libere" sottolinea Saray. Sì, perché anche con il piano della nostra fuga saremmo dovute uscire dalla porta d'ingresso ma ad aspettarci ci sarebbe stata una meravigliosa vita, sicuramente sì, ma una meravigliosa vita in fuga.
"Avete un posto dove andare?" ci chiede.
"No. - dico io - Ma ho una figlia fuori da qui, puoi concederci un vis a vis con lei domani?" chiedo.
"Accordato, la chiamo più tardi per dirglielo ufficialmente. Sarete voi a comunicarle della vostra libertà, però. Anche perché a questo punto immagino che sarà lei il vostro punto di riferimento, giusto? - chiede, noi annuiamo contemporaneamente consapevoli che fuori da qui lei è tutto ciò che ci resta, Miranda poi riprende a parlare - Appena avrete firmato i moduli con l'indirizzo della casa che avete scelto vi farò indossare i braccialetti, potrete recuperare i vostri effetti personali e sarete definitivamente libere. Ci occuperemo noi di garantirvi l'assistenza medica della quale avete ancora bisogno e vi aiuteremo, con il tempo, a reinserirvi nella società, a trovare un lavoro e a ricostruirvi una vita" ci spiega.
"Oh direttrice, credimi, non ne avremo bisogno" ride Saray e così dicendo ci congediamo sapendo tutte che si riferisce ai nove milioni che sono ancora intatti dal momento che non ci serve più nessun elicottero per la fuga, nessun passaporto falso, nulla. Loro, per altro, non sanno di tutto il resto dei soldi che ho io, quelli che ho raccolto con le rapine con Hanbal.
"Ah Zulema! - mi chiama Miranda prima di lasciarci uscire - Hanno arrestato Hanbal, è in un carcere di massima sicurezza, trascorrerà anni in isolamento, è stato condannato a così tanti ergastoli che insomma, sei libera davvero. Non so se ti interessa ancora - dice indicando con la testa la mia mano stretta in quella di Maca, alludendo alla nostra relazione - ma è giusto che tu lo sappia" mi dice. Non mi stupisce tutta questa comprensione, si è rivelata una persona migliore di quanto pensassimo tutte. E so che sapeva che lui, in qualche modo, era una preoccupazione per me fuori da qui.
"Grazie Miranda" le dico e ce ne andiamo. Camminiamo senza parlare verso il cortile con i vestiti e i capelli ancora umidi. Non proferiamo parola come a non voler rompere la magia che si è appena creata. Varchiamo la soglia del cortile e siamo sole, il sole è basso, segno che sta per tramontare e dovremmo essere a cena da un po'. Mi volto e Palacios mi fa l'occhiolino.
"Siete libere, no? Godetevi questo attimo, abbandonatevi alle emozioni" e così dicendo chiude la porta lasciandoci sole.
"Che cazzo è appena successo?" chiede Rizos stordita.
"SIAMO LIBERE!" urla Maca.
"SIAMO DELLE FIGLIE DI PUTTANA FOTTUTAMENTE LIBERE!" continua Saray.
"CE NE ANDIAMO!" la segue Rizos.
"Insieme" sussurro io.
"Sì Zule - mi dice Maca - insieme. Te lo avevo detto, iguales o nada." sorride. Sono libera. Riavrò mia figlia fuori da qui. Avrò sotto lo stesso tetto la mia ragazza, mia sorella, quella riccia stronza della quale non posso più fare a meno e, se vorrà, mia figlia. Può la vita essere mai così generosa con me che sono stata così poco rispettosa nei suoi confronti?
"Iguales o nada" sorrido e, finalmente, una lacrima di gioia mi riga la guancia perché riavrò davvero la mia libertà.

* spazio autrice *

Credo di aver pianto per quindici ore mentre scrivevo, rileggevo e sistemavo questo capitolo. Se lo meritano.
Ps: no, non finisce così 😉.
Come sempre vi chiedo una stellina e se vi va un commento, vorrei sapere se fino a ora vi sta piacendo e, soprattutto, cosa vi aspettate dal futuro delle nostre quattro detenute (ormai libere) preferite.
Se vi va fate un salto anche sulle altre storie online sul mio profilo.
Grazie come sempre ❤️

- Elle 🦂

Iguales o nadaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora