Capitolo 20 - Macarena's POV

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"Bienvenidas en Cruz del Norte. Aquí las reglas son las reglas. No se tortura, no se mate, no se utilizan pinchos, no se ahoga, no se cortan partes del cuerpo. Nada de toda la mierda que ustedes piensan en su puta cabeza. Nada!" ha detto Altagracia, la guardia del cazzo che ci ha accolte nel nuovo buco di merda. Ci hanno poi portate nelle nostre celle. Ci siamo trasferite qui dentro in ventitré ragazze quindi ci hanno divise, qui le celle sono da sei. Nella mia ci siamo io, Saray, Rizos, Bambi, una certa Goya che tutti chiamano la gorda perché è gigante e poi c'è un letto vuoto. In un'altra ci sono Sole, Antonia, Tere e tre che erano già qui. Il primo giorno è stato tranquillo, silenzioso. Le regole sono diverse, qui è molto più grande rispetto a Cruz del Sur, ma è esattamente lo stesso schifo. Arrivata la sera, mi manca quel buco che tanto mi ha dato è tanto mi ha tolto, almeno lì mi sentivo a casa e il ricordo della persona che più ho amato nella mia vita mi teneva in piedi.
"Altagracia non mi piace" mi dice Saray buttata nella cuccetta accanto alla mia, ma sul letto superiore.
"Sono sicura che abbia qualcosa di losco, non mi stupirei se prima fosse una di noi" dico io osservando la rete della cuccetta sopra di me. È vuota, proprio come lo era quella di Zulema a Cruz del Sur. Come se l'avessimo portata con noi. Ma lei qui non c'è, di lei ci restano quei pochi libri e la felpa dalla quale non riesco a separarmi nonostante il caldo di fine agosto.
"Perché non stai sul letto sopra?" mi chiede Saray.
"È il suo" rispondo.
"Maca...lo riempiranno. - mi dice, io mi volto di scatto puntando i miei occhi nei suoi che si è sporta abbastanza da potermi guardare - Qui non siamo a Cruz del Sur, non ha senso lasciare un letto vuoto con tutto il sovraffollamento che c'è" si addolcisce. So che ha ragione, so che non possono lasciare questa cuccetta per un fantasma, ma la cosa mi fa comunque innervosire così mi volto riportando lo sguardo sulla rete.
"Ci hanno mandato Palacios e Fabio" parlo io.
"E Miranda è venuta anche qui" mi completa Saray.
"Las chinas" dico e non serve che io aggiunga altro, sappiamo entrambe a cosa mi riferisco: dobbiamo incontrarle e in qualche modo marcare il territorio, solo così potremo assicurarci che nessuno ci metta i piedi in testa.
Sentiamo trambusto nei corridoi e poi le celle si chiudono. Qui non c'è il transito libero notturno, abbiamo i cessi in cella e se una di noi deve cagare, lo deve fare davanti a tutte le altre.
"Es una puta mierda!" sbraito lanciando contro il muro il rotolo di carta igienica che tengo accanto al letto se mi servisse la notte.
"Callate rubia, quiero dormir" borbotta la grassona che dorme nella cuccetta sotto più distante da me, sopra di lei Bambi e Rizos invece è sotto a Saray. Tutte si voltano verso di me non appena Goya parla, il silenzio è così pesante che sembra quasi fare rumore. Lentamente mi alzo e cammino verso quel pallone gonfiato sollevando il dito indice che le poso sulla fronte.
"No me llamas rubia" sibilo.
"Io ti chiamo come cazzo voglio, biondina del cazzo" si atteggia lei.
"Mi nombre es Macarena y tú me llamas Macarena" le dico.
"Senti bionda, tutte qui dentro ti chiamano rubia, quindi non mi stressar..." non finisce di parlare che resta con la bocca spalancata quando uno spazzolino che ho intagliato, proprio come quello che mi ha portato via Zulema, penetra nei suoi strati di grasso. Lo spingo leggermente più forte e lei squittisce come uno scoiattolo in agonia.
"Yo he dicho que no me llamas así. - e così dicendo ruoto lo spazzolino e a lei manca l'aria. Non è un punto vitale, ma fa male. - Entendido? - le chiedo spingendo ancora più in profondità la plastica affilata, lei annuisce - No he oído bien" spingo e questo è il colpo di grazia.
"Sì" urla mentre una lacrima abbandona il suo occhio scivolandole sulla guancia. Mi allontano da lei strappandole lo spazzolino dal corpo e asciugandolo sul suo lenzuolo.
"Brava gorda" dico e me ne torno a letto. Rizos e Bambi scuotono la testa sorridendo. Saray invece mi fa l'occhiolino. Questa nuova versione di me ha sconvolto tutte, persino me stessa, ma mi piace, mi piace troppo. Mi butto sul letto provando a prendere sonno, ma nessuno dorme la prima notte in carcere e lo ricordo oggi più che mai.

"Macarena?" mi sento chiamare, mi sembra di aver già sentito questa voce, ma non riesco a riconoscerla, sono qui dentro solo da pochi giorni. Mi volto, Saray subito si posiziona al mio fianco. È Akame, sta a capo della banda delle cinesi che a loro volta sono le più forti del carcere. Si trova sul ciglio della nostra cella con altre tre ragazze, rapidamente butto lo sguardo in cerca delle armi che ho nascosto, sono tutte vicine. Sono sola con Saray, siamo in minoranza, ma mi mostro comunque sicura di me.
"Si?" la guardo.
"Possiamo parlare? - mi chiede, io annuisco - In privato" mi dice guardandosi intorno.
"Qualunque cosa sia, puoi dirla davanti a Saray. - affermo, la gitana ha un sussulto e io anche, questa frase era tipica di Zulema - E in fondo nemmeno tu mi sembri sola" ammicco riferendomi alle tre di cui è in compagnia e non lasciando trapelare il fatto che la situazione un pochino mi intimidisca.
"Vale, mi è stato riferito che nell'altra prigione Cruz tu eri al comando delle detenute, giusto?" mi chiede.
"Eravamo - la correggo - o meglio siamo" aggiungo per precisare.
"Il capo è uno, le altre sono la sua squadra" afferma lei sicura.
"A Cruz del Sur i capi sono tre" si intromette Saray avvicinando la sua mano alla mia.
"Due, vorrai dire. Ho sentito parlare della terza, la mora, ma non è più un problema a quanto pare" ci provoca.
"Vai al dunque Akame" ringhio io trattenendo Saray per un polso. Ho voglia di utilizzarla come sacco da boxe, ma non posso, almeno non ora.
"Qui il capo sono io. Potete pensare di avere ancora qualche influenza sullo stupido gruppo di quelle che vengono da Cruz del Sur e io posso anche lasciarvi questa convinzione, ma dovete sottomettervi a me. Cruz del Norte è terra di noi chinas" ecco, sapevo che la discussione stava prendendo questa piega.
"No" rispondo io, di fronte a me quattro coppie di occhi a mandorla si sgranano, persino Saray mi guarda confusa dal fatto che io non abbia nemmeno provato a girarci intorno.
"Prego?" mi chiede Akame fingendo di non aver capito.
"Hai sentito benissimo, no. Tu non sai quanto mi sia costato il controllo di Cruz del Sur. Ho rischiato di morire. Ho perso mio figlio mentre ero legata e non potevo proteggerlo. Ho ferito. Ho torturato. Mi sono difesa da un depravato a cui ho tagliato il cazzo. Mi sono innamorata, ho lottato per amore e l'amore l'ho visto sparire davanti ai miei occhi. Tutto questo nei primi sei mesi. E se solo fossi rimasta il tempo necessario perché tirassero fuori dall'isolamento quella hija de puta che ci ha strappato la parte più importante della nostra... - mi interrompo, respiro profondamente raccogliendo nei miei polmoni tutta l'aria possibile e riprendo a parlare - ecco vedi il termine giusto sarebbe società, così ci chiamava lei, ma noi una società non lo siamo mai state, siamo una famiglia e se avessero fatto uscire la bastarda che si è portata via parte della nostra famiglia io sarei stata pronta ad uccidere. E non avevo paura di farlo, non ho più paura di niente perché non ho più niente da perdere. Quindi no Akame, non abbasserò la testa a tavolino e so perfettamente che Saray è con me." improvvisamente anche quel minuscolo briciolo di insicurezza che avevo scompare, mi sento forte, indistruttibile. La gitana mi sorride.
"Stai facendo un grande errore Macarena Ferreiro, un grandissimo errore. Tu non sai contro chi ti stai mettendo. Qui dentro io decido tutto. E se io dico che tu muori, tu muori. Qui non ci sono famiglie, qui ci sono io. Tutto gira intorno a me, se io dichiaro guerra a qualcuno, è guerra per tutti. Sei sola qui Macarena e io sono un nemico troppo grande per una sola come te" mi dice. Io sorrido amaramente.
"Mi stai sottovalutando Akame. Io non sono sola – dico voltandomi verso Saray che mi stringe il braccio con quel suo modo di fare così protettivo da fare paura – e soprattutto io non ho schiave, io ho amiche. E credimi, vale molto più di qualunque tirapiedi del cazzo che ti segue solo perché deve farlo" rispondo gelida.
"Guardati le spalle, ti suggerisco di stare al tuo posto prima che sia troppo tardi, altrimenti farai la stessa fine della tua fidanzatina, come si chiamava già? – chiede retoricamente voltandosi verso le altre cinesi – Ah sì, quel nome insignificante, Zulema Zahir, che si è dissanguata come un maiale sgozzato" ride. Il sangue smette di arrivarmi al cervello, lo stesso succede a Saray che perde il controllo e scatta in avanti prendendo Akame per il collo della giacca gialla.
"Nunca vuelve a decir su nombre, nunca en tu puta vida. Si lo haces, yo te voy a matar con mis manos" ringhia Saray con il viso pericolosamente vicino a quello della cinese dai lunghi capelli corvini.
"State al vostro posto novelline, oppure ci rincontreremo alla lavatrice" e così dicendo si volta e se ne va seguita dallo sciame di asiatiche in giallo.
"La lavatrice?" chiedo a Saray dopo essermi assicurata che siano sufficientemente lontane per non sentirmi.
"Sì, è la loro arma, l'unica che nessuno può portargli via. Qui dentro i controlli sono molto più attenti rispetto a Cruz del Sur, è come se questa fosse una massima sicurezza ancora più pericolosa. Le detenute più ingestibili sono qui, non mi stupisce infatti che abbiano spostato proprio noi dopo tutto quello che abbiamo fatto" la gitana sembra perplessa.
"Cosa fanno?" la guardo.
"Cosa vuoi che facciano Maca? Ci fanno entrare una persona e avviano il lavaggio. È piuttosto ovvio il resto, no?" mi guarda sollevando il sopracciglio proprio come Zulema.
"Non mi piegherò a loro per una stupida lavatrice, sei con me?" le chiedo.
"Per il resto della vita Maca" mi sorride.
"Allora dobbiamo radunare una squadra, il primo attacco deve essere il nostro" ci scambiamo uno sguardo complice.
"Per Zule"dice Saray allungando la mano verso di me.
"Per Zule" la stringo io trascinando poi la gitana in un abbraccio in cui entrambe troviamo un briciolo di quel conforto del quale abbiamo un disperato bisogno da quando da tre siamo diventate solo due.

E in effetti così è stato, abbiamo radunato Rizos, Bambi e Tere, persino Goya si è unita a noi. Abbiamo poi reclutato altre cinque ragazze arrivate a loro volta qui da non troppo tempo ma con una fedina penale a dir poco stupenda. Ana: pugile, condannata per rapina a mano armata, omicidio e occultamento di cadavere, si trattava del poliziotto che ha ucciso il suo fidanzato durante una loro rapina andata male, lei lo ha cercato, ha ucciso la sua famiglia davanti a lui, poi ha ucciso lui e nascosto i loro corpi in uno sfascio di auto, sono stati ritrovati completamente decomposti tre anni dopo. Lupe: cuoca, ha ucciso l'uomo che ha rapito e stuprato sua figlia di soli sei anni per poi lasciarla morire di stenti, prima lo ha mutilato, poi ha seppellito le varie parti del suo corpo in un bosco nella periferia di Saragozza, tutte tranne il suo pene che ha recapitato a casa della moglie di lui. Dana: russa, serial killer spietata, incastrata dall'ex marito che ha fatto poi uccidere dal carcere per vendetta. E poi le gemelle Maria e Agnes: ladre professioniste, hanno commesso uno stupido errore durante una rapina e sono state arrestate dopo ben sei anni di azione su larga scala. È bastato nominare las chinas per convincerle tutte, tranne ovviamente Lupe, lei era già convinta con il racconto di ciò che abbiamo fatto a Sandoval. Bambi non vedeva l'ora di fare qualcosa di elettrizzante, così dice lei. Rizos per Saray ormai farebbe tutto. Per Goya qualunque motivo è buono per fare rissa. E Tere si è dimostrata leale e sincera da quando ha smesso di farsi. Eravamo decise a colpire. Akame poi ci ha fornito su un piatto d'argento la nostra occasione. Ci è bastata una settimana per studiare a memoria ogni suo movimento che, giorno dopo giorno, si ripete in un modo così abitudinario che non è assolutamente degno della grande criminale che dice di essere, né del capo di una prigione.
"Guarda guarda, la grande Akame che fa tai chi ogni giorno alla stessa ora nella stessa stupida cella e completamente sola" dico entrando nel buco in cui dorme Akame insieme alle altre cinesi. Sono poche in generale, occupano solo due celle, eppure chiunque qui dentro le teme.
"Macarena, Saray – fa un cenno con il capo nella nostra direzione come se ci volesse salutare – noto che non avete ascoltato il mio consiglio di mantenere un profilo basso qui dentro. Le mie ragazze mi hanno raccontato che andate girando in cerca di nuovi membri per la vostra stupida squadra, non pensavo che foste così tanto stupide" sorride.
"Con tutto rispetto per la tua intelligenza Akame, non siamo noi quelle che ogni giorno alla stessa ora restano sole in una cella isolata senza nessuno che copra le spalle" ammicco nella sua direzione.
"Avete fatto male i vostri conti, ma che cosa potevo aspettarmi da una bionda e da una zingara? Le mie ragazze saranno qui tra poco e voi rimarrete sole contro di noi, pensavi veramente di essere più intelligente di me Macarena?" mi chiede lei, io guardo Saray che mi sorride.
"Akame il fatto è che io lo sono" e mentre parlo faccio un cenno con il capo a Saray che esce dalla cella e fischia. Pochi secondi dopo entrano le nostre con le cinesi tenute in ostaggio dall'unica arma che abbiamo potuto nascondere e fabbricare sufficientemente bene qui dentro: i nostri soliti spazzolini. Ed eccolo lì, dipinto sul volto di Akame per una frazione di secondo, lo sguardo della paura. Mi volto verso Saray e ci sorridiamo. È fatta.
"Non sottovalutare mai ciò che abbiamo imparato dalla migliore – dice Saray puntando lo spazzolino affilato verso il collo di Akame – stai al tuo posto e mantieni tu un profilo basso con noi, non sai assolutamente di cosa siamo capaci" e così dicendo facciamo cenno alle ragazze di liberare gli ostaggi e andarcene. È stata una vittoria per noi. Sappiamo però benissimo che la tregua non durerà, abbiamo vinto la prima battaglia, ma c'è ancora una guerra da combattere.

*spazio autrice*

Capitolo più lungo del solito e di passaggio. I prossimi saranno molto intensi.
Come vi dicevo qualcosa della serie resta, ma solo a grandi linee, perché la mia storia è completamente differente.
Che ne pensate? Che sensazioni avete. Se vi va lasciatemi un commento e un voto, mi piacerebbe confrontarmi con voi. Grazie a chi mi scrive in privato, mi fanno sempre piacere anche quei bei messaggi.
Anche qui come nell'altra storia pongo la stessa domanda: pensavo di scrivere una one shot, vi ispirerebbe? Su chi la vorreste incentrata? Per ora sono indirizzata verso Raquel e Alicia.

Vi ricordo che ieri ho aggiornato anche Lento ❤️.

- Elle 🦂

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