Capitolo 17

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Dopo ciò che le ho detto, Macarena è rimasta in completo silenzio, non ha più fatto rumore nemmeno per respirare. Si è accoccolata nel suo letto e non l'ho più sentita. È crollata e quando mi sono sporta per controllare che stesse bene ho trovato una bambina fragile, dai suoi occhi sgorgavano lacrime silenziose e incontrollate che le bagnavano il cuscino. Una morsa allo stomaco mi ha pervasa, mi sono sentita tremendamente in colpa, ma sono sicura che con il tempo capirà che sto facendo tutto questo per lei. Ora sto uscendo in cortile, ho bisogno di prendere aria e di rimettere insieme i pezzi di una me logorata da tutto ciò che ha passato nella sua intera vita e specialmente negli ultimi mesi. Mi sdraio sui gradoni del cortile, quelli dove Maca mi ha chiesto di essere la madrina del suo bambino. I ricordi affiorano e provo a spegnerli con una sigaretta accesa. Ma non ci riesco, non ci riesco mai.

"Zule ci pensi a come sarà essere fuori di qui? La libertà di fare una passeggiata o un picnic al parco o andare a fare la spesa potendo scegliere che cosa mangiare. Mi manca cucinare!" esclama la bionda guardandomi nel buio della cella.
"Qual è la prima cosa che vuoi mangiare?" le chiedo scostandole una ciocca di capelli biondi dal viso.
"Oh questo lo so! Ho voglia di una ciambella fritta gigante tagliata a metà e riempita con i cetriolini sottaceto" mi risponde sicura di sè, come se fosse una voglia normale di quelle che hai ogni giorno.
"Certo, sicuramente si abbinano benissimo, come ho fatto a non pensarci prima" rido io. Maca non soffre di nausee fortunatamente, ma le voglie che ha sono tantissime e impossibili da trovare in carcere. E soprattutto mi fa sorridere perché ogni trenta secondi ne ha una differente.
"Sono buonissimi i cetriolini!" dice pizzicandomi il braccio e mettendo il muso fingendosi offesa.
"Non lo metto in dubbio, solo non credo che li abbinerei a una ciambella fritta ricoperta di zucchero, forse più a un hamburger, insomma hai capito cosa intendo" sollevo le spalle. Lei si sporge verso di me e le punte dei nostri nasi arrivano a sfiorarsi. Sento il calore del suo respiro unirsi al mio, la sua mano raggiunge la mia guancia e mi accarezza dolcemente, poi le sue labbra si uniscono alle mie. Ormai la cella nel silenzio della notte è l'unico angolo in cui i nostri baci possono farsi spazio fra i nostri cuori senza la paura che qualcuno possa vederci o allontanarci. La bacio con dolcezza, ma allo stesso tempo uso una violenza delicata che mi fa desiderare che questo bacio non finisca mai. Purtroppo però sono costretta a rimettere distanza fra noi per riprendere a respirare. Un lungo attimo di silenzio cala fra noi, attimo in cui i nostri occhi restano incastrati gli uni degli altri parlando rumorosamente al posto delle nostre voci. Poi questo attimo perfetto viene interrotto dal suono dolce della voce di Maca.
"E tu Zule, cosa mangeresti?" mi chiede lei voltandosi di spalle e lasciando che io la abbracci. La mia mano corre sulla sua pancia in maniera automatica, ormai questa è diventata l'abitudine di ogni sera nel silenzio rumoroso delle notti a Cruz del Sur.
"Io non lo so, non so cosa vorrei mangiare" le rispondo e in effetti è la verità.
"Non c'è qualcosa che ami mangiare?" continua lei.
"Le mele, le mele sono il mio cibo preferito, ma quelle le mangio anche qui" le rispondo.
"E allora dove le vorresti mangiare fuori da questo posto di merda?" mi incita lei, ci penso un pochino, ma per la prima volta nella mia vita da reclusa nonostante io desideri di essere libera, qui in questa cuccetta con lei fra le braccia mi sento nel posto giusto al momento giusto.
"Al mare" mento. Mento perché ammettere che con lei mi sento a casa per me sarebbe troppo. A Maca ho aperto una parte di me che tenevo nascosta nel mio cuore, forse anzi nemmeno sapevo di averla, forse con lei mi sono proprio scoperta. Credevo di amare Hanbal e sicuramente in fondo una parte di me lo ha fatto, ma era più amore nei confronti di una persona che mi ha dato tanto e con cui ho condiviso tanto, l'unica persona. Amavo l'idea di avere qualcuno, non tanto quel qualcuno. Con la bionda invece è un sentimento viscerale che sento in ogni fibra del mio essere, amo la sua presenza, la sua voce, i suoi occhi, il suo contatto e ciò che mi fa provare ogni volta che le sono accanto. Appena non è con me ne sento la mancanza, la cerco fra gli sguardi ed è la prima con cui sento di voler condividere ogni cosa che mi accade.
"Se fossimo fuori, ti chiederei di uscire a cena con me. - mi dice - Ci verresti?" mi chiede.
"Bionda, lo sai, io non sono una tipa che fa queste cose. Ora dormiamo, è tardi" le rispondo e queste parole non ammettono repliche.

Iguales o nadaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora