Capitolo 18 - Saray's POV

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sei settimane dopo

"Mi dispiace tanto" mi dice la direttrice, sollevo lo sguardo e nei miei occhi c'è il fuoco, la rabbia, l'odio.
"Adesso le dispiace? E perché non ci ha ascoltate prima? Perché quando io e Maca le abbiamo detto che eravamo preoccupate per Zulema ci ha ignorate? Se lei avesse fatto le cose nel modo giusto a quest'ora mia sorella sarebbe qui con me. Si rende conto di che cazzo è successo negli ultimi cinque mesi in questo posto di merda? Sono morte quattro persone, quattro cazzo di persone! Ci sono stati stupri, violenze, abusi. E tutto perché lei non sa come cazzo gestire le sue detenute e le sue fottute guardie!" ringhio con le lacrime agli occhi. Sono lacrime di dolore, di rabbia e forse anche un po' di odio.
"Saray, come avrei potuto evitare ciò che è successo? Non la potevo sorvegliare in ogni momento..." prova a giustificarsi, ma non posso permettere che dica altre stronzate.
"No, è vero, non poteva. Lei DOVEVA. Doveva ascoltarmi, doveva ascoltare Macarena. L'avete distrutta chiudendola in quel buco per tre mesi e quando hanno provato a ucciderla non ci avete ascoltate. Perche quella bastarda non è stata messa in isolamento subito? Perché non l'avete trasferita? Noi eravamo qui con lei, in questo stesso ufficio a chiederle aiuto e lei a cosa pensava? Alla manicure? Al suo fottuto divorzio? A che cazzo mangiare a cena? Lei mi ha portato via mia sorella!" mentre parlo Miranda mi guarda con occhi compassionevoli e questo mi fa incazzare ancora di più.
"Saray, andrà tutto bene, te lo prometto" mi risponde.
"Queste parole le ho già sentite se non sbaglio dieci ore prima di trovare il corpo della mia migliore amica in una pozza di sangue con uno spazzolino piantato nel cuore. Se la sua vita privata fa schifo, signora direttrice, non significa che lei sia autorizzata a fare schifo anche al lavoro" e così dicendo mi alzo consapevole che queste parole hanno colpito il punto giusto.
"Macarena come sta?" mi chiede prima che io apra la porta dell'ufficio.
"Lei come crede che stia?" ghigno io, poi mi lascio quest'ufficio alle spalle. Percorro i corridoi e ogni sguardo che incontro scivola via perché nessuno più sostiene i miei occhi. Detenute, guardie. Non c'è distinzione. Al passaggio mio e di Macarena tutte le teste si chinano a terra.
"Mi dispiace" ci dicono.
"Non doveva succedere" continuano.
"Se avete bisogno di qualcosa, contate su di me" suonano petulanti. Insomma le solite frasi di circostanza che si dicono quando succede una tragedia come questa. Siamo cambiate, io e Maca. Siamo completamente cambiate. Il carcere è nelle nostre mani, siamo a capo di ogni scelta e decisione, tutti ci rispettano, tutti ci leccano il culo. A me onestamente interessa ben poco, ma Macarena si è aggrappata al potere con le unghie e con i denti. Credo che diventare una figlia di puttana sia ciò che la aiuta a superare un'assenza così presente. "Quiero ser igual que ella. - mi ha detto poche ore prima di trovare il suo corpo - La protegeré con mi vida" e io le ho risposto che avrei fatto lo stesso. Ma non siamo arrivate in tempo. Più ripenso a quella giornata e più mi chiedo perché non sono arrivata prima, perché non sono stata con lei, perché non l'ho seguita quando l'ho vista camminare verso il cortile. Non ho mai sentito un vuoto così grande come quello che ho nel cuore da sei settimane a oggi. Ho perso tutta la vitalità che mi ha sempre caratterizzata. Sono un fottuto automa. Cammino meccanicamente fino alla mia cella e quando entro cerco Macarena con lo sguardo, ma lei è troppo impegnata a fare i piegamenti per accorgersi di me. Si è buttata sull'allenamento fisico per distrarsi perché a noi e a Rizos non è ancora permesso di tornare a lavorare. Abbiamo un trauma psicologico, così ha dichiarato lo strizza cervelli che ha parlato con noi una volta dopo gli incidenti. Scuoto la testa e mi arrampico sul letto di Zule, le lenzuola hanno ancora il suo profumo, è quasi impercettibile, ma c'è. Ho litigato con tutti perché questo letto restasse vuoto, ho litigato anche perché non venisse cambiato. Affondo la faccia nel cuscino e urlo scoppiando in un pianto che cela una fragilità immensa. Perché in fondo è così, io ero forte perché avevo lei al mio fianco.
"Saray..." mi chiama Maca appoggiando una mano sulla mia spalla. Sollevo il viso dal cuscino e la guardo.
"Mi manca, ma è diverso da quando è stata in isolamento, mi manca perché so che non la rivedrò" le dico fra le lacrime.
"Manca anche a me in ogni momento" mi dice sdraiandosi al mio fianco.
"Ci trasferiscono giovedì" le dico. È per questo che sono stata convocata nell'ufficio della direttrice, voleva comunicarmi la data effettiva del trasferimento che sappiamo ormai da due settimane di dover affrontare. Il carcere è sovraffollato e ci sposteranno nel suo gemello: Cruz del Norte.
"È tra cinque giorni, c'è ancora speranza" mi risponde lei. Non vogliamo andarcene, non vogliamo lasciare qui tutto ciò che ci rimane di lei. Nessuna di noi vuole farlo. Persino Rizos che ha sempre odiato Zulema è rimasta in apnea da quando lei non è qui.
"Viene anche Bambi" le dico. Bambi è una nuova detenuta, una ragazzina che Marisol ha provato a trasformare in una schiava. Macarena l'ha difesa, l'ha comprata e poi l'ha lasciata libera. Da allora è con noi, ci segue, ci imita, ci sta accanto. È come se fosse la sorellina di tutti. Traferiranno noi tre, Rizos, Maca, Antonia, Tere, Sole, Bambi e altre che per me sono insignificanti. Cruz del Norte non è un posto semplice, qui ci conoscono, là saremo novelline e soprattutto quello è il territorio delle cinesi. Non siamo spaventate, dopo quello che abbiamo vissuto qui nelle ultime settimane niente può essere peggio. Ma dovremo affermarci. È iniziato tutto con Zulema. Io ho chiuso con la mia famiglia, l'ho fatto per quelle parole che mi ha detto Zulema, ho rifiutato il matrimonio e ho dichiarato di amare Rizos. Con Macarena siamo ormai una cosa sola, dove c'è lei, ci sono io. La direttrice, prima di sparire per tre settimane, ha messo Valbuena a capo delle guardie per gestire il carcere ed evitare ulteriori colpi di testa delle detenute, ma lui è un drogato di merda e la situazione è diventata invivibile. Ci ha trattate come bestie e ha stuprato Rizos, lei aveva paura di dirmelo, era terrorizzata e si è sfogata con Maca che però mi ha raccontato tutto. E li sono impazzita io. Ho massacrato di botte Valbuena, così sono stata sbattuta in isolamento da quel pezzo di merda depravato: Sandoval. Era diventato vicedirettore e la situazione è degenerata con lui a capo prima del ritorno di Miranda. Ha tentato di stuprarmi mentre ero in isolamento, ma fortunatamente sono riuscita a impedirlo urlando tanto da richiamare l'attenzione delle guardie che hanno aperto la porta prima che lui mi potesse toccare. Solo Maca sa che cosa è successo e la nostra vendetta arriverà presto. Sole ha avuto il cuore quindi dall'ospedale verrà direttamente nel nuovo carcere. Miranda è tornata e ha licenziato Valbuena, lui fortunatamente durante l'interrogatorio ha ammesso ciò che è successo. Rizos ha superato la cosa anche se non lo dimenticherà mai, le siamo state tutte vicine. Antonia ha ottenuto una notevole riduzione della pena e tra un anno uscirà. Tere si sta disintossicando. Insomma, ne sono successe di cose, ma non c'è nulla che funzioni davvero da quando lei non c'è. Macarena è diventata un panzer, ha rubato tutti i soldi e la droga che Anabel teneva nascosti qui in carcere e di cui si era appropriata Marisol, è diventata il capo di Cruz del Sur, per questo le schiave di Anabel sono diventate sue. Ha consegnato la droga di Marisol, che è in isolamento da quando ha pugnalato Zulema, alla polizia: le hanno dato l'ergastolo e marcirà dietro a queste sbarre con il carcere che la odia e che la distruggerà. Insomma, è cambiato tutto.
"È domani il tuo controllo con Sandoval?" chiedo a Maca, da quando ha contratto l'infezione per il ferro con cui l'hanno fatta abortire deve fare controlli periodici.
"Sì, siamo d'accordo?" mi chiede.
"Ovviamente" le sorrido.

"Come mi avviserai?" chiedo a Maca mentre la accompagno verso l'infermeria. Abbiamo trascorso la notte nel letto di Zulema con gli occhi spalancati, agitate. Abbiamo ripetuto il piano mille volte calcolando ogni singola variante e ogni cosa che poteva succedere. È un piano perfetto, ma ho comunque il terrore che qualcosa possa andare storto non tanto per la pena o l'isolamento, quanto perché non voglio stare lontana da Maca, quindi non voglio fallire.
"Resta qui davanti, quando mi sentirai tossire con forza apri la porta per distrarlo, io lo sederò e poi lo leghiamo insieme, vale?" mi guarda. Io annuisco poi la guardo entrare da quel mostro. È incredibile come un essere umano tanto depravato abbia potuto fare così tanto schifo e non pagarne mai le conseguenze.
L'attesa mi sembra eterna, la più lunga della mia vita. Poi però quei colpi di tosse mi danno una botta di adrenalina incredibile e io con tutta la forza possibile piombo nell'ufficio. Macarena porta solo il reggiseno e la cinta dei pantaloni di Sandoval è slacciata. Alla vista di questa scena mi sento completamente accecata.
"Vargas non avevamo un appuntamento, puoi lasciarmi finire la visita di Ferreiro? Accomodati fuori" mi dice con quella voce che mi altera il sistema nervoso.
"Stai lontano da lei" ringhio mentre Maca gli pianta una siringa di sonnifero nel collo. Lui cade sulle ginocchia e ci guarda.
"Questa me la pagate" poi crolla a terra addormentato.
"Quanto cazzo gliene hai dato?" chiedo a Maca.
"Non lo so, troppo forse" risponde lei.
"Che ti ha fatto?" le chiedo terrorizzata da cosa potrebbe rispondermi.
"Ho cercato di prendere tempo, gli ho fatto credere che fossi pronta a dargli quello che voleva" solleva le spalle e io mi rilasso.
"Ho avuto paura che..." non riesco nemmeno a concludere la frase.
"Lo so" mi sorride lei. Insieme solleviamo a fatica il corpo di questo pazzo, lo stendiamo sul lettino e lo leghiamo stretto in modo che non si possa liberare, poi aspettiamo.
"Senti, come lo sveglio?" mi chiede impaziente Maca dopo un po'.
"E io che cosa ne so?" la guardo sollevando il sopracciglio come faceva sempre Zulema.
"Forse dovremmo prenderlo a schiaffi" continua lei.
"Giusto" e così dicendo iniziamo a schiaffeggiarlo fino a che prendiamo dell'acqua e gliela rovesciamo in faccia. Il bastardo tossisce e ci guarda, prova a parlare ma non può farlo perché gli abbiamo tappato la bocca con della stoffa e dello scotch.
"Adesso tu non parli e ascolti noi" gli dice Maca.
"Hai un pene e lo usi nel modo sbagliato. Quando ho difeso Rizos per ciò che le ha fatto Valbuena tu al posto di punire lui, hai punito me. E questo perché? Perché sei un verme viscido. Hai sbattuto me in isolamento e hai persino provato a usare quel pene di merda su di me. Sei un depravato, un sociopatico. Hai tradito tua moglie, hai guardato le tue figlie, hai permesso che in questo carcere chiunque potesse violare chiunque solo per le tue stupide perversioni. Ora noi ci accerteremo che tu non possa farlo mai più" affermo e così dicendo Maca mi porge le forbici, gli abbassa la zip dei pantaloni ed estrae il suo membro. Sandoval si agita sotto di noi e prova a urlare nel momento in cui io, con un taglio netto, lo eviro. Il sangue cola a fiotti ma noi ci allontaniamo prontamente.
"Adesso non potrai più usarlo, vedi Sandoval, a volte per avere troppo perdi tutto" e così dicendo scarichiamo il pezzo di carne nel water dell'ufficio del medico, poi ce ne andiamo controllando di non essere sporche.
"È stato bellissimo, una soddisfazione incredibile" dice Maca guardandomi e ridendo per la prima volta da quando abbiamo trovato Zulema.
"Sì, è stato bellissimo" confermo provando a sorridere anche io. Ci incupiamo subito però non appena passiamo davanti alla porta del cortile. Non siamo mai più uscite, siamo sempre rimaste dentro a queste quattro mura nonostante il caldo torrido di agosto. Il sangue di Zulema è incastrato nel cemento e vederlo è un dolore che non vogliamo provare. Lì e dove l'abbiamo trovata, dove l'abbiamo vista sollevarsi nel cielo con l'elicottero e sparire lontana da noi, dove l'abbiamo salutata per l'ultima volta ignare del fatto che non l'avremmo rivista mai più. Abbiamo pianto tutte le lacrime che avevamo quel giorno, il giorno in cui mia sorella e l'amore della vita di Maca ci ha abbandonate lasciando in noi una voragine incolmabile.

* spazio autrice *

Per la prima volta ci parla Saray, la nostra gitana, la nostra anima buona, la nostra ventata di allegria (di solito). È Saray a raccontarci con un flusso di pensieri ciò che è accaduto a Cruz del Sur da quando Zulema è andata via. Come potete vedere parte degli avvenimenti sono quelli reali di Vis a Vis, ma non la gravidanza di Saray che ho scelto di togliere. Anche il trasferimento è lo stesso della serie e rivedremo li qualche altro sprazzo delle ultime due stagioni. Ma non aspettatevi grandi richiami, sarà qualcosa di completamente diverso.
Non odiatemi per avervi lasciatə appesə, vi spiegherò cosa è accaduto esattamente a Zulema. Fa male anche a me, veramente. Mi manca.
Per ora, cosa ne pensate?

- Elle 🦂

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