"Cioè praticamente mi state dicendo che siete libere veramente?" chiede Lana, ci sono volute solo tre ore perché arrivasse a Cruz del Norte per il vis a vis straordinario che abbiamo chiesto a Miranda. Le abbiamo raccontato tutto ciò che è successo e lei è visibilmente frastornata quanto noi. Nessuna si aspettava qualcosa di simile, nessuna.
"Sì Lana, se tu firmi le carte come nostra persona di riferimento fuori di qui, noi siamo libere. Tua madre ha già trovato una casa dove potremo vivere tutte insieme e dovremo tornare in commissariato una volta al mese per il prossimo anno, poi saremo definitivamente libere" le spiega Maca.
"Io non ci posso credere, ma come è successo?!" domanda sconvolta mia figlia.
"Non lo so Lana, forse le cose stanno finalmente girando per il verso giusto" e così dicendo le accarezzo il viso. La vedo subito incupirsi e non capisco che cosa stia accadendo. Maca, Saray e Rizos si alzano dalle sedie e la salutano per lasciarci un pochino da sole. Io faccio loro un cenno di ringraziamento.
"Ti aspettiamo qui fuori. - mi dice Saray, poi si volta verso Lana - Ciao mi niña, ci vediamo presto" le lascia un bacio sulla fronte prima di andarsene.
"Ciao zia Saray" le risponde Lana e io sussulto, devo ancora fare l'abitudine a questo senso di famiglia a me così sconosciuto ma che ora mi sta travolgendo e devo ammettere che mi piace da morire.
"Lana che succede?" le chiedo.
"Mamma, non ci potremo vedere più se voi non potete uscire dalla casa. Cioè potrò solo venirvi a trovare ogni tanto, ma è lontano e non lo so, qui io potevo venire quasi ogni giorno" confessa. Sorrido alla vista del suo sguardo innocente e ingenuo, mi chiedo come sia finita nel mondo della delinquenza, sembra essere così tanto pura e bambina. Ma è mia figlia, è la mia fotocopia e la mela, purtroppo, non cade mai troppo distante dall'albero.
"Lana, bambina mia, tu, se vorrai, potrai venire a vivere con noi, c'è una stanza per te e io sarei immensamente felice se potessi rimediare a tutti gli anni che ho perso con te" le sorrido io. I suoi occhi si illuminano di una luce che non le avevo quasi mai visto.
"Dici davvero?" mi domanda.
"Certo, sei mia figlia!" esclamo io.
"E per Maca va bene? Per la zia e Rizos?" mi chiede scettica.
"Lana, loro l'hanno dato per scontato, tu fai parte della nostra strampalata famiglia. Forse non possiamo offrirti chissà che cosa, ma ci proteggiamo a vicenda e avrai sempre qualcuno su cui contare" ammicco io e lei sorride entusiasta.
"Allora io vado subito a firmare le carte, quando devo venirvi a prendere?" domanda sorridendo.
"Domani Lana, domani alle 14 saremo fuori da qui se tutti i documenti saranno compilati" mi trema la voce nel pronunciare queste parole, ancora stento a crederci, mi mostro sicura di me, ma la realtà è che mi chiedo che cosa io debba aver fatto di buono per avere una seconda chance simile. Lei annuisce e mi abbraccia, questa volta nessuno ci separa perché io ormai sono una donna libera. Sto piano piano prendendo consapevolezza del fatto che finalmente, dopo tanti anni, vedrò il mondo senza dover scappare dalla polizia. Potrò riavere la mia bambina, avrò la donna che amo e mia sorella con me, ci sarà la ricciola alla quale voglio un gran bene. Niente potrebbe andare meglio di così. Saluto Lana e raggiungo le altre, insieme andiamo alla nostra cella e iniziamo ad impacchettare le nostre cose.
"Allora è vero, ve ne andate?" la voce di Akame ci raggiunge mentre siamo voltate di spalle e chine sulle nostre scatole. È Maca la prima ad incrociare lo sguardo della cinese.
"Sì, dopotutto, sì" le dice.
"Siete state quasi piacevoli qui dentro, siamo partite con il piede sbagliato ma vi prometto che saprò tenere d'occhio le vostre amiche" ci sorride.
"Mi raccomando Akame, prenditi cura di Sole, di Tere, di Antonia e di tutte le altre" le dice Rizos.
"Vale, buona fortuna" ci dice.
"Akame!" la chiamo io mentre lei sta già abbandonando la nostra cella. Si ferma e si volta a guardarmi.
"Grazie per avermi restituito la mia famiglia" le dico e lei mi sorride annuendo.
"Quasi quasi mi mancherà questo posto" afferma Saray.
"Già" annuisce la bionda.
"Chicas, non avete ancora visto che cosa vi ho comprato fuori di qui" sorrido io per smuovere la tensione. Anche a me, in fondo, mancheranno queste mura. Qui dentro ho trovato le persone con le quali ho deciso di condividere il mio futuro e sono state loro a riportarmi mia figlia. Devo tanto a questo posto. È stato la mia casa per tanto tempo perché è così, il carcere a un certo punto diventa quasi un posto sicuro e il mondo fuori fa più paura che la realtà dentro.
"Ultima cena?" ci chiede Tere affacciandosi alla porta della nostra cella. Noi sorridiamo e la seguiamo in direzione della mensa. La cena è un insieme di lacrime, saluti, abbracci, pianti, come se ormai tutte ci volessero quel poco di bene che nasce da una convivenza forzata quale il carcere. Persino le guardie ci salutano con un po' di magone.
Trascorriamo la notte a rigirarci nel letto, nessuna di noi chiude occhio. La mattina seguente poi è una via vai di firme, documenti e raccomandazioni. In un baleno sono le 13:45 e stiamo indossando i nostri braccialetti. Tenendoci per mano raggiungiamo la stanza dove il giorno dell'arresto ci hanno requisito gli effetti personali. Sorrido a vederci completamente diverse l'una dall'altra.
Rizos porta dei pantaloncini di jeans chiaro, un body bianco con la schiena completamente nuda, delle scarpe da ginnastica bianche, una bandana per tenere indietro i ricci, degli occhiali da sole e una felpa oversize slacciata.
Saray ha una salopette di jeans, una fascia bianca senza reggiseno, delle Birkenstock e uno zainetto.
Maca è elegantissima, ha un tailleur color panna, un top nero, delle Louboutin nere, una borsa nera e un trench.
E poi ci sono io, Zulema, con dei pantaloni cargo neri pieni di catene, gli anfibi, una felpa nera oversize con il cappuccio tassativamente sollevato e una maglia con dei disegni stampati.
Quattro persone opposte che si stringono l'una all'altra facendosi forza mentre muovono i primi passi al di fuori della prigione. I primi passi da donne libere.
Lana è di fronte a noi, ci aspetta in piedi appoggiata all'auto. Quando mi vede mi abbraccia stringendomi le gambe intorno al bacino e io affondo nei suoi capelli sentendo il suo profumo tanto familiare.
"Benvenuta alla tua nuova vita, mamma" mi sussurra all'orecchio. Quando i suoi piedi toccano nuovamente terra saluta Maca con un grande abbraccio, poi bacia zia Saray sulla fronte mentre con Rizos si scambiano un cinque. Saliamo in auto e non appena lei mette in moto tra noi cala il silenzio. Abbassiamo i finestrini per sentire la brezza di settembre investirci in pieno viso, nessuna di noi parla, siamo tutte troppo intente a memorizzare ogni angolo delle strade che ci portano nella campagna di Madrid. Era troppo tempo che stavo chiusa in quel buco, troppo tempo che non respiravo la vita.
Lana conosce l'indirizzo della casa che ho acquistato, si tratta di una villa a due piani con una meravigliosa piscina, la spa, la sala giochi e, ovviamente, una sala insonorizzata per sparare con quelle stupide pistole a piombini, perché se ci beccano con delle armi ci sbattono di nuovo al fresco. Quando arriviamo di fronte ai cancelli restano tutte sconvolte alla vista del lusso che ci aspetta per il prossimo anno.
"Zulema." dice Maca.
"Si?" le chiedo.
"Che posto è questo?" domanda Rizos.
"Questo, ricciolina, è casa" sorrido io scendendo dall'auto e camminando verso la porta d'ingresso. Nel giardino di fronte alla casa ci sono le amache, entrando troviamo una cucina enorme con l'isola per cucinare, c'è una dispensa gigantesca in una stanza a parte, poi c'è un soggiorno con una televisione grandissima, c'è la stanza cinema con tutte le consolle e i giochi che ho fatto aggiungere, c'è la spa e infine ci sono un bagno con la doccia e le scale. Al piano superiore ci sono tre stanze matrimoniali ognuna delle quali comprende cabina armadio e bagno con vasca idromassaggio, doppio lavandino e doccia. Dalle camere si accede al terrazzo che corre intorno all'intera casa e da cui si vede la piscina.
"Tu sei pazza" sussurra Maca.
"Biondina, mi sembri abituata al lusso" ammicco facendo cenno con il mento in direzione del suo abbigliamento. Lei scuote il capo ridendo e mi abbraccia baciandomi con passione. Passiamo il resto della giornata a sistemare le nostre cose, ho fatto acquistare tanti capi d'abbigliamento e scarpe perché ero consapevole che nessuna di noi avesse qualcosa da parte. Devo dire che ho azzeccato lo stile di ognuna di noi. Lana esce per andare a fare un po' di spesa e quando ritorna Maca è in doccia così io scendo con mia figlia per preparare la cena. Mentre sono intenta a spadellare sento due braccia cingermi la vita.
"Sei bella mentre cucini" mi dice Maca.
"Potrei quasi abituarmi a farlo mentre tu mi stringi" le dico mantenendo lo sguardo sulla pasta che sto saltando con il sugo che ho preparato.
"Quante cose sai fare che il carcere mi ha impedito di conoscere?" mi domanda. Ha ragione, non le ho mai potuto preparare un pranzo o una colazione, mai un appuntamento a lume di candela, non mi ha mai vista con indosso dell'intimo provocante ne tantomeno mi ha mai potuta raggiungere nella doccia per fare l'amore. Molte esperienze ancora non potremo viverle, ma abbiamo così tante prime volte ad attenderci di fronte a noi.
"Tante, ma recupereremo tutto Maca" le dico.
"Siamo libere" sussurra lei sul mio collo. Io annuisco e sento una lacrima solitaria percorrermi il viso. Lana compare sulla porta e si avvicina a noi. Maca la include nell'abbraccio e mia figlia posa il mento sulla mia spalla. Io, come se fosse la cosa più normale al mondo, riempio il cucchiaio di legno con un pochino di pasta, lo porto alla bocca di Lana e subito dopo a quella di Maca. Loro si guardano e le sento annuire.
"Dio mamma è buonissima" esclama sorridendo. Rimaniamo ancora incastrate in questo abbraccio fino a che è tutto pronto.
"Mentre verso tutto nei piatti da mettere a centro tavola vai a chiamare tua zia, altrimenti faranno raffreddare tutto. Di loro che hanno tutta la notte per...beh hai capito" mi imbarazzo a parlare di sesso con mia figlia nonostante sia adulta e vaccinata.
"Siamo già qui, non c'è bisogno di dirci niente" sbuffa Saray sulla porta, poi si accascia su una delle sedie intorno all'isola. Ci sediamo tutte insieme a lei e ci riempiamo i piatti, poi Lana ci versa nei calici un buonissimo vino rosato italiano e propone un brindisi che, con così poche parole, cambierà ancora una volta il nostro futuro.
"Alla mia famiglia: le mie mamme e le mie zie" afferma con certezza. Maca sgrana gli occhi e io mi irrigidisco preoccupata che sentirsi chiamare così da mia figlia possa spaventarla. In fondo Maca non ha molti anni in più di Lana e non abbiamo mai parlato di questa cosa, León era diverso, Lana è una donna. Saray solleva il calice e brinda a sua volta.
"Alla mia famiglia: mia sorella, mia nipote, il mio cuore e l'amore della mia vita" afferma riferendosi a me, Lana, Maca e Rizos che la imita pronunciando il suo brindisi.
"Alla mia famiglia: la mia migliore amica, mia nipote, l'ultima persona alla quale pensavo di poter volere bene che saresti poi tu, Zule, e all'amore della mia vita" dice provocando una risata fra noi. Cala il silenzio, la paura che Maca si senta soffocata da tutto questo mi pervade, poi la vedo sollevare il calice.
"Alla mia famiglia: la mia migliore amica ricciola, la parte migliore di me, la donna che amo più di qualunque altra cosa al mondo e la mia meravigliosa figlia" afferma e io scoppio a piangere.
"Alla mia famiglia: - dico - voi" e così dicendo brindiamo dando inizio al nostro futuro insieme, finalmente libere, finalmente a casa.* spazio autrice *
Ma quanto sono belle tutte e cinque?!
E niente, piango.
Fatemi sapere, per favore, cosa ne pensate e se vi va lasciate una stellina, per me conta davvero moltissimo.
A presto.- Elle 🦂
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Iguales o nada
FanfictionAvete presente l'attimo in cui ci si trova di fronte a un bivio? Sì o no. Giusto o sbagliato. Vero o falso. Amiche o nemiche. Cosa sarebbe successo nel carcere di Cruz del Sur se Macarena, il suo primo giorno, fosse davvero stata assegnata alla cel...