𝟐. 𝐃𝐢𝐚𝐯𝐨𝐥𝐨 𝐛𝐢𝐨𝐧𝐝𝐨

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Terza media

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Terza media

Sofia Esposito non usciva dalla mia testa e non sapevo il perché. Mi aveva incuriosito dal primo momento in cui l'avevo vista, con quegli occhi grandi, in cui verde e marrone si facevano la guerra per decretare quale dei due dovesse occupare più spazio all'interno dell'iride. Mi piaceva guardarli da vicino perché non sembravano mai uguali al giorno precedente e avevo l'impressione che riflettessero il suo umore.

Non l'avevo vista per tutta l'estate. In quei tre mesi l'avevo pensata spesso, ma non ero riuscito a trovare il coraggio di scriverle.

Non mi ero reso conto di sentire la sua mancanza, finché non mi ero ritrovato a contare con ansia i giorni che mancavano all'inizio della scuola, o meglio, i giorni che mancavano affinché potessi rivederla.

Fortunatamente, una settimana prima della fine delle vacanze, Luca invitò a casa sua metà della classe per trascorrere un pomeriggio insieme.

La vidi e mi sentii il cuore più leggero e allo stesso tempo agitato.

I capelli scuri erano stati tagliati, adesso le sfioravano le spalle e le davano un'aria più grande. L'abbronzatura era ancora evidente e le faceva risaltare gli occhi, che quel giorno avevano deciso di far prevalere il verde.

Più mi avvicinavo a Sofia, più mi rendevo conto di quanto fossi cresciuto quell'estate.

Fui costretto ad abbassarmi per poterle parlare all'orecchio.

«Ciao, mutandina

Lei sobbalzò e si voltò di scatto. Dovette alzare la testa per riuscire a guardarmi negli occhi.

«Che hai mangiato quest'estate?», commentò schiudendo leggermente la bocca.

«Sono cresciuto di dieci centimetri. Tu...» cercai qualche differenza nel suo aspetto e...

Porca troia.

Sofia portava il reggiseno. Ciò significava che le erano cresciute le tette.

«Io invece sono cresciuta di due soli centimetri», si imbronciò.

Era cresciuto anche altro, ma non spettava a me sottolinearlo.

«Vi sono cresciute le tette», affermò Luca guardando Marta, Valentina e Sofia.

Le prime due si limitarono a guardarlo male e ad allontanarsi verso il balcone, Sofia diventò rossa come la parte alla fragola delle goleador, le mie caramelle preferite, e si diresse verso il salotto.

Tirai una gomitata al mio amico. «Sei un coglione.»

«Ma è la verità!» ribatté confuso.

«È una di quelle cose che si notano e si osservano in silenzio. Le femmine se la prendono per queste cose», scossi la testa, rassegnato.

𝐒𝐓𝐀𝐈 𝐂𝐎𝐍 𝐌𝐄Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora