34. Rinforzo positivo

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Buona lettura 🧡

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Sofia

«Non puoi dire sul serio», resta immobile a fissarmi, il suo sguardo accigliato la dice lunga.

Quando ho dato la mia parola ad Alessandro, affermando che Marco fosse 'maturo e comprensivo', be' mi sbagliavo.

Mi sbagliavo di grosso.

«È disperato, non sa a chi altri chiedere», ribadisco e un po' mi sento in colpa per questa affermazione perché in realtà ci sarebbe stato qualcun altro disposto ad aiutarlo e tutto sarebbe filato liscio se solo io non mi fossi intromessa, ma questo non posso dirlo.

«Disperato», mi fa eco, alza un sopracciglio. «Esistono professori privati, Sofia. Questa è palesemente una scusa per vederti e stare da solo con te».

«Ma...», non so più cosa dire, così serro le labbra e finisco per abbassare lo sguardo su Ercole.

«Tu vuoi aiutarlo», sentenzia Marco. «Perché nonostante tutto, se lui ti chiede una mano perché è in difficoltà, tu gliela porgi», la sua voce è morbida, ma distinguo una punta di amarezza che mi si pianta nello stomaco.

Non mi piace deluderlo, ma annuisco lo stesso.

Sento il suo sguardo bucarmi il cranio. «Cosa ti aspetti che faccia? Perché è ovvio che questa situazione non mi sta bene. Non starebbe bene a nessuno sano di mente», sbotta infastidito.

«Speravo di poter trovare un compromesso in modo da aiutare Alessandro senza far arrabbiare te», mordo l'interno della guancia. Credo che a breve la pellicina del pollice che sto torturando scoppierà a sangue.

Marco sembra pensarci a lungo. Si tortura i capelli passandoci le dita, poi sbuffa. «Non ci credo che sto per farlo», borbotta tra sé. Mi si piazza davanti, i suoi occhi color cioccolato mi inchiodano i piedi al terreno. Con la mano libera circonda il mio viso. «Non dovete essere da soli, mai». Scandisce bene l'ultima parola.

«Mai», ripeto con tono rassicurante, annuendo energicamente.

«Potresti aiutarlo il pomeriggio, mentre siamo a mare». Finge che sia un mero suggerimento, ma capisco che mi sta chiedendo implicitamente di fare come dice.

«D'accordo, chiederò ad Alessandro di fare così».

«È lui che ha cercato il tuo aiuto», sottolinea. «Dovresti scegliere tu dove e quando e lui dovrebbe adeguarsi, non il contrario».

«Hai ragione».

Lo vedo che è agitato, che si sta odiando per essersi lasciato convincere o, forse, ha capito che lo avrei aiutato comunque e preferisce avere l'illusione di aver avuto voce in capitolo.

Fa un passo indietro, la sua mano ricade tra noi. Sbuffa sonoramente e le sue labbra si piegano in un sorriso isterico.

«Sai qual è la cosa più ridicola di tutta questa storia?»

𝐒𝐓𝐀𝐈 𝐂𝐎𝐍 𝐌𝐄Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora