𝟏𝟓. 𝐍𝐨𝐧 è 𝐬𝐮𝐜𝐜𝐞𝐬𝐬𝐨 𝐧𝐢𝐞𝐧𝐭𝐞

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🩹🩹🩹

Terzo superiore

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Terzo superiore

Sofia

I suoi occhi, gli stessi che amavo tanto, erano arrossati. Le palpebre gonfie, lo sguardo assente.

Luca mi aveva spiegato quello che era accaduto a me e Valentina, di come mi fossi allontanata per andare in bagno, del messaggio che avevo inviato ad Alessandro e la situazione che lui si era trovato davanti.

Per quanto mi sforzassi, continuavo a non ricordare niente.

La cosa peggiore era quello che non sentivo.

Io non avevo versato una lacrima.

Mentre tutti coloro che mi circondavano si scusavano, piangevano o erano furiosi, io non sentivo niente.

Alessandro aveva insistito per mettere in mezzo gli adulti, ma io non volevo. Ci trovavamo al pronto soccorso e dopo aver spiegato la situazione a un'infermiera, quest'ultima ci aveva guardate desolata, indugiando un po' troppo su di me.

"Non ti spogliare o lavare, resta esattamente com'eri".

Era stato facile, in quel momento, un po' meno dopo.

Valentina era stata chiamata per prima. Il suo caso era più semplice da analizzare a dispetto del mio per il quale sarebbe servito anche l'intervento di un ginecologo.

Il tempo sembrava essere dilatato al punto che ogni secondo durava un'ora. L'infermiera aveva avuto la premura di farmi visitare da una donna. Al suo tocco, il mio corpo si irrigidì, come se lui ricordasse ciò che la mente tentava disperatamente di tacere.

«Nel tuo sangue c'è traccia di MDMA», mi informò qualche minuto dopo. «Scusami, ma devo chiedertelo. Hai mai avuto un rapporto sessuale?»

Scossi la testa.

La ginecologa mi divaricò le cosce e il cuore mi saltò in gola. Afferrai le estremità del lettino e mi costrinsi a non serrare le gambe.

La sentii prendere un respiro profondo e poi allontanarsi con la sedia girevole verso un ripiano. Prese un fazzoletto e soffocò un singhiozzo.

«È successo davvero?», trovai il coraggio di chiedere.

Lei mi guardò e sorrise mentre mi faceva cenno di no con la testa. «Mi devi scusare, ma sono così felice che non siano riusciti nel loro intento», si asciugò le lacrime che avrei voluto versare io stessa. «Non fraintendermi, quello che ti è successo è orribile e ti segnerà irreversibilmente, ma sei stata più fortunata di altre che non sono state aiutate in tempo».

«Quando è accaduto?»

«Tredici anni fa, avevo diciotto anni e hanno drogato il mio drink, proprio come hanno fatto con te. L'unica differenza è stata che non c'è stato alcun cavaliere pronto a intervenire per salvarmi», scacciò un'altra lacrima.

«Come l'ha superato?»

Alzò le spalle. «Ho imparato a conviverci. A volte ho ancora gli incubi. Mi sento ancora le sue mani addosso, sporca, stupidamente colpevole. Mi dico "e se...", ma ho imparato che non serve a nulla. L'unico colpevole è colui che compie l'atto, non la vittima. Quindi non farlo».

"Guarda che belle gambe ha questa bambolina", udii quella frase nelle orecchie e fu come uno schiaffo in pieno viso. Scacciai indietro quel vago ricordo e piantai le unghie dentro i palmi.

«Fare cosa?», avevo un nodo alla gola.

«Non colpevolizzarti».

Seguii il silenzio e poi altri esami per stabilire se quei ragazzi mi avessero fatto qualcosa di visibile. La ginecologa non riscontrò nulla, eppure qualcosa dentro di me era cambiato.

Quando mi chiesero i documenti, mentii e dissi che non li avevo con me. Diedi loro dei dati falsi per compilare i moduli. Se si accorsero delle mie menzogne, non lo diedero a vedere.

Uscii da quella sala scalza, tenendo le scarpe con una mano e senza guardarmi indietro per un secondo, neanche quando passai di fronte ad Alessandro, Valentina e Luca seduti nella sala d'attesa.

Ciò che volevo era andare via dall'ospedale e lasciarmi quella nottata alle spalle.

L'aria fredda investì il mio viso accaldato dandomi sollievo. Presi un respiro profondo e poi un altro ancora.

«Sofia». Alessandro mi aveva rincorsa, me ne ero accorta e avevo ugualmente continuato a dargli le spalle.

«Non è successo niente. Non ci sono riusciti, sei arrivato in tempo».

Aveva bisogno di sentirselo dire, lo sapevo. Sembrava sconvolto e non volevo si colpevolizzasse. Lui non aveva nessuna colpa. Era venuto da me subito dopo aver letto il messaggio, aveva scardinato una porta, conciato per le feste uno dei due stronzi e poi aveva pianto, anche se aveva cercato di nascondermelo.

Mi si parò davanti. «Gliela farò pagare, Sofia. Te lo giuro».

«Non è successo niente, grazie a te», ripetei.

«Non è vero e lo sai. Parla con me, dimmi come ti senti, lo supereremo insieme...».

«La verità è che non sento niente. Non ricordo niente, perché non è successo niente».

Continuavo a ripetermelo da ore.

Non era successo niente.

Alessandro mi guardò come si guardano i cuccioli abbandonati e rinchiusi in canile. Salvati dal ciglio della strada, ma non per forza da un'esistenza infelice. Vorresti prenderli tutti e portarli a casa con te, ma non puoi, perché non dipende da te soltanto.

«Quando sarai pronta per parlarne, io sarò qui».

Lui avrebbe voluto aiutarmi, prendere i miei problemi e renderli suoi, ma io non gli concedevo di farlo, perché per me non c'era alcun problema.

Non era successo niente.

«Voglio andare via da qui, togliermi questo stupido costume e fare una doccia come si deve. Pensi che potrei dormire da te? Se tornassi a casa, i miei si preoccuperebbero».

E non voglio dormire nella stanza di Valentina, né sola, lo pensai soltanto, ma lui capì e si limitò ad annuire.

🩹🩹🩹

Autrice:
Buonasera cari lettori,
aggiornamento breve e a sorpresa dopo la mia pseudo latitanza del mese di agosto.
Ho scritto il capitolo di getto, troppo entusiasta perché "Perché Proprio Lui?" ha raggiunto
1 MILIONE di letture.

Chissà se anche Sofia e Alessandro riusciranno in questa impresa. 💘

Alcuni di voi non si aspettavano quanto accaduto nel capitolo precedente, immaginando che sarebbe successo tutt'altro. Come ho spiegato a qualcuno su IG e anche qui su Wattpad, quando ho iniziato questa storia, non avevo intenzione di trattare temi "pesanti", volevo creare una commedia adolescenziale, tenera, romantica e con qualche "drama" nello stile Wattpad.

Amatemi lo stesso, anche se sono imprevedibile, incostante e tendente al dramma.

Cosa ne pensate del capitolo e della scelta di Sofia?
Aspetto il vostro parere!
Alla prossima (spero presto),
Alexandria Lewis

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