𝟏𝟕. 𝐂𝐫𝐨𝐥𝐥𝐚𝐫𝐞

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Qualche lettore notturno?

Terzo superiore

Alessandro

Cedere alle provocazioni era un errore da principiante e io non lo avevo mai commesso. Il numero 17 della squadra avversaria, per tutta la durata del primo tempo aveva cercato di innervosirmi, ma nulla a cui non fossi già abituato.

Il vero problema era sorto nel secondo tempo. La AS Romulea perdeva 3-0 e il loro difensore aveva pensato male di mettere in mezzo Sofia.

«È la pischella tua?», esordì mentre ci stavamo posizionando per un calcio di punizione.

Mi limitai a lanciargli un'occhiataccia, ma non diedi lui la soddisfazione di farmi distrarre dall'azione. La palla finì in calcio d'angolo e ancora una volta il numero 17 prese posto vicino a me per marcarmi.

«Una bambolina niente male, pelle liscia e cosparsa di nei».

Mi voltai a guardarlo, distratto dalla sua affermazione.

«Come scusa?», domandai in tono minaccioso.

L'arbitro fischiò e quando notai il cognome "Nardi" dietro la maglia, collegai il tutto e la partita divenne l'ultimo dei miei pensieri. Era lui lo stronzo che era riuscito a scappare quella notte, quello di cui nessuno sapeva l'indirizzo di casa.

Pelle liscia, cosparsa di nei.

Se lo sapeva, significava solo che le aveva messo quelle sudice mani addosso.

Iniziai a correre, ma per la prima volta da quando giocavo a calcio, il mio obiettivo non era il pallone.

Lo spintonai così forte che per poco non cadde sull'erba. Si voltò livido di rabbia, ma il mio pugno raggiunse la sua faccia ancor prima che lui potesse dire qualcosa.

Nardi si piegò in due per il dolore, ma un secondo dopo mi fu addosso. Persi l'equilibrio e finimmo per azzuffarci sul campo, sotto lo sguardo di centinaia di persone sbigottite.

I nostri compagni di squadra intervennero per separarci - non prima che riuscissi a rompergli due dita -, mentre l'arbitro fischiò ed estrasse due cartellini rossi.

«Se t'avvicini ancora a lei, te strappo le palle e te le faccio magnà», lo avvertii prima che fosse troppo lontano per sentirmi.

Fui mandato dritto negli spogliatoi e l'allenatore mi seguì per darmi una strigliata con i controfiocchi.

Non avevo più pensato ai talent scout mandando tutto a puttane. Avrei dovuto resistere, aspettarlo fuori dal campo, ma non ero riuscito a fermarmi e ragionare.

***

Sofia

Non lo riconobbi subito, anzi, finché non passò accanto alla tribuna per entrare negli spogliatoi e non mi guardò con un ghigno schifoso stampato in faccia, non lo riconobbi affatto.

𝐒𝐓𝐀𝐈 𝐂𝐎𝐍 𝐌𝐄Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora