39. Partire in sesta

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Siamo a un passo dalle 100K letture, non riesco a crederci.
Grazie con tutto il cuore per supportarmi e buona lettura 🥹🧡

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Sofia

Sono stanca e indolenzita, ma anche felice e appagata come non lo ero da tempo. Avevo dimenticato cosa significasse diventare un tutt'uno con un'altra persona.

Alessandro ha la testa sulle mie gambe, passo pigramente le dita tra i suoi capelli, mentre lui disegna cerchi concentrici sulle mie cosce. Mi è mancata questa calma, mi sono mancati questi momenti di intima quotidianità.

Mi è mancato lui, come l'ossigeno nei polmoni quando si è nel bel mezzo di un attacco di panico e hai la sensazione che gli altri si siano fregati tutta l'aria.

«Dunque...», si schiarisce la gola. «Siamo tornati ufficialmente insieme, giusto?», le sue guance si tingono di rosso. Le volte in cui Alessandro si imbarazza sono rare, anzi, rarissime.

La mia mano si blocca a mezz'aria.
«Sbagliato».

Si alza di scatto, mi si para davanti e vedo un centinaio di emozioni diverse farsi spazio sul suo viso.

«Allora», indica entrambi con l'indice, siamo ancora mezzi nudi, stesi sul mio letto. «Cosa significa tutto questo?».

Apro la bocca per rispondere, ma lui mi precede, quasi come se sapesse cosa stavo per dire. «E non ti azzardare a dire che è stato solo sesso perché, per quanto sia stato bello e intenso, sappiamo entrambi che sarebbe la più grande stronzata del mondo!».

«Tra noi non potrebbe mai essere solo quello», ammetto.

«Ma? Perché c'è un "ma", giusto?», domanda impaziente.

«Voglio andarci piano».

«Tesoro, spiegami cosa intendi con andarci piano perché, non so se te ne sei accorta, ma siamo partiti in sesta», risponde sarcastico.

«Ho paura», ammetto.

Cerca le mie mani, le trova, le stringe.

«Paura di cosa?».

«Che finisca come l'ultima volta. E se non fossimo pronti? Se fossimo ancora troppo immaturi per riuscire ad avere una relazione sana? Io sono piena di insicurezze e tu sei troppo geloso, senza considerare che ci sarebbe la distanza di mezzo e i miei ti detestano, soprattutto papà». Ho parlato a raffica, prendo una boccata d'aria e cerco di darmi una calmata. «L'ultima volta, è iniziato tutto come una fiaba ed è andata a finire come in un incubo. Tu eri diventato possessivo al punto che mi mettevi il broncio non appena mettevo piede fuori casa e io ti stavo addosso perché non mi piacevano i tuoi compagni di squadra. È stato...asfissiante, logorante e triste».

Ripensare a quel periodo mi fa venire il bruciore allo stomaco. Ero arrivata a tanto così dall'odiarlo. Tutto il mio amore stava marcendo, lasciando spazio a rabbia e rancore.

𝐒𝐓𝐀𝐈 𝐂𝐎𝐍 𝐌𝐄Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora