𝟏. 𝐃𝐞𝐬𝐭𝐢𝐧𝐨 𝐨 𝐬𝐟𝐨𝐫𝐭𝐮𝐧𝐚?

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Terza elementare

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Terza elementare

Due ghiaccioli giganti. Ecco cosa sembravano gli occhi del nuovo arrivato. Erano puntati su di me, mentre la maestra Silvia lo presentava alla classe. Sarebbe stato il mio nuovo compagno di banco e non ero affatto contenta. Per colpa sua, mi avevano separata dalla mia migliore amica Marta.

Alessandro Romeo aveva un sorriso da furbetto e dei capelli biondissimi. Mi ricordava un quadro con un angioletto che la mamma custodiva gelosamente in camera da letto. Solo che l'angioletto piangeva, lui sembrava avere tutte le intenzioni di far piangere me.

«Sofia Esposito sarà la tua compagna di banco, puoi prendere posto», istruì la maestra.

Alessandro afferrò il suo zaino da terra e, senza staccarmi quei ghiaccioli di dosso, prese posto al mio fianco. Mi sudavano le mani e sentivo una strizza assurda allo stomaco. Non ero mai stata seduta con un maschio. Non mi piacevano e mi mettevano a disagio.

«Per caso sei muta?» domandò voltandosi verso di me, con una mano adagiata sulla guancia.

«Certo che no!», risposi offesa.

«Ti sei arrabbiata?» le sue labbra si distesero in un sorriso furbo, lo stesso di qualche minuto prima.

«No», mentii, nonostante sentissi le guance andare a fuoco dall'imbarazzo.

«Ma se sei tutta rossa!»

«Ho caldo», sventolai le mani di fronte al viso per tentare di ripristinare il mio colorito naturale.

Alessandro si avvicinò così tanto da farmi notare un piccolo neo sopra l'angolo della bocca. Quella vicinanza fu sufficiente per mandarmi in iperventilazione. Mi allontanai da lui con uno scatto sgraziato che mi fece perdere l'equilibrio e cadere dalla sedia. Caddi a pancia in su, con le gambe all'aria.

Le risate dei miei compagni sembravano lontane, ma prima di perdere i sensi, l'ultima cosa che vidi, fu Alessandro Romeo che osservava compiaciuto la scena.

«Mi piacciono le tue mutande», mi parve di sentire.

Prima media

«A me piaci tu», affermò convinto.

Sbuffai rumorosamente e incrociai le braccia. Non c'era modo di far ragionare Giacomo. Mi ero offerta volontaria per aiutare la mia migliore amica con la sua prima cotta e la cosa mi si stava ritorcendo contro.

«Ma tu piaci a Marta», gli ricordai. «E poi io non lo voglio un fidanzato.»

Le mie compagne di classe stavano iniziando ad avere le loro prime esperienze, i loro primi ragazzi. Alcune addirittura avevano dato il primo bacio con la lingua.

CON. LA. LINGUA.

Bleah!

Mi vennero i brividi solo al pensiero.

𝐒𝐓𝐀𝐈 𝐂𝐎𝐍 𝐌𝐄Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora