31. Ti brucia?

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Alessandro

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Alessandro

Quando Luca mi chiede di svoltare nella via che so portare a casa di Sofia, mi volto verso di lui con fare interrogativo.

«Perché stiamo andando a casa di Sofia?».

«Marco non c'è, non mi andava di lasciarla a casa», alza le spalle come a volersi giustificare.

«Che principino impegnato», borbotto infastidito.

Il lato positivo è che almeno oggi non assisterò a nessuna delle patetiche e mielose scenette che mi sono sorbito nelle ultime due settimane.

A quanto pare, non è stata propriamente felice delle mie dediche sul libro che stava leggendo. Anzi, quando Marco le aveva chiesto se lo avesse finito, lei aveva tenuto a specificare che aveva perso interesse e lo aveva abbandonato.

Che stronza.

Ma io la conosco decisamente meglio di quel bamboccio e non me l'ero bevuta. Quelle rare volte in cui Sofia abbandonava un libro, lo faceva a metà, di certo non alla fine.

La sua era stata una freccia gigante lanciata direttamente sulla mia faccia con lo scopo di farmi desistere.

Da quel pomeriggio non aveva fatto altro che evitarmi quando uscivo insieme a loro, ma questa sera non può farlo.

Il principe non c'è, siamo con la mia macchina e non può non parlarmi per tutta la sera.

La sua espressione fa trapelare la sorpresa che prova quando riconosce la mia automobile parcheggiata davanti al cancello del vialetto di casa sua.

Lei non può vederci perché i finestrini sono oscurati, ma io posso godermela tutta, setacciando con lo sguardo ogni centimetro del suo corpo. Il vestito celeste con stampa floreale crea un bellissimo contrasto con la pelle abbronzata. Uno spacco vertiginoso fa intravedere la coscia destra a ogni passo. La coda alta le risalta il collo sinuoso e le spalle dritte.

La mente viene inondata da pensieri impuri. Io che mi attorciglio i suoi capelli nella mano e la costringo a tirare la testa all'indietro per far sì che la mia bocca abbia libero accesso al suo collo. La mano libera che si insinua oltre lo spacco del vestito e...

Cazzo. Devo smetterla, altrimenti non riuscirò a concentrarmi sulla guida. Sistemo leggermente i jeans, che adesso mi danno fastidio, cercando di creare un po' di spazio.

Sofia entra in macchina lanciando uno sguardo poco amichevole a Luca.

«Buonasera cerbiatta», la guardo attraverso lo specchietto retrovisore, ricambia assottigliando gli occhi.

«Buonasera», chiude lo sportello così forte che credo possa restarle in mano. Sussulto appena, pensando alla mia povera automobile. «Ops, troppo forte?», ridacchia compiaciuta.

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