𝟏𝟎. 𝐓𝐞𝐦𝐩𝐨 𝐚𝐥 𝐭𝐞𝐦𝐩𝐨

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Terzo superiore

Luca

Era bellissima e triste, Valentina.

Avevo notato il suo stato d'animo non appena ero arrivato al compleanno. Se ne stava seduta in disparte sopra una panchina di pietra e controllava il telefono con impazienza.

Non la vedevo da quando era finita la scuola, eppure, per il mio cuore non era cambiato nulla. Continuava ad agitarsi, scalpitare e tremare ogni volta che percepiva la sua presenza.

A fine serata, quando oramai tutti stavano andando via, mi ero fatto coraggio e mi ero seduto accanto a lei.

I suoi occhi azzurri e arrossati, si erano puntati su di me e il mio sorriso si era sgretolato in un millisecondo.

«Cosa succede?», le avevo chiesto.

Si era aperta con me, raccontandomi di quanto il suo ragazzo la facesse sentire insicura. Non si faceva sentire da due giorni interi e lei aveva continuato a scrivergli pensando gli fosse successo qualcosa di brutto, ma l'unico problema era che stava con un coglione patentato.

«Sai, Valentina, se ti guardassi intorno capiresti che ci sarebbero dei ragazzi disposti a tutto per farti sorridere, ma chissà per quale motivo, preferisci stare con degli stronzi che ti usano e poi ti gettano via come se non avessi alcun valore», avevo dato vita a un pensiero che mi ero tenuto dentro per troppo tempo.

Il mio tono non era stato cattivo o accusatorio, ma rassegnato. Lei non l'aveva interpretata nello stesso modo.

Alessandro spalancò gli occhi, sorpreso da quello che gli stavo confessando.

«Hai detto sul serio queste cose a Vale?»

Confermai con un cenno della testa e proseguii il racconto.

«Chi ti credi di essere, per dirmi questo?» aveva sbottato adirata come non l'avevo mai vista, alzandosi in piedi.

Ci avevo riflettuto qualche secondo prima di pronunciare la frase che avrebbe cambiato per sempre il nostro rapporto.

«Uno di quei ragazzi che vorrebbero vederti felice e non in lacrime», mi ero alzato a mia volta, andandole incontro. «Rispettata come una regina e non trattata come se fossi un peso da sopportare» le avevo confessato a qualche centimetro dal viso. «Se fossi il tuo ragazzo, non rinuncerei mai al piacere di sentirti per due giorni, mai». Le avevo stretto il viso tra le mani e, senza preoccuparmi della sua espressione scioccata, l'avevo baciata travolto da un impeto irrefrenabile.

Valentina aveva strabuzzato gli occhi, ma per un momento, uno soltanto, aveva ricambiato il mio bacio con altrettanto trasporto.

«E poi?», domandò Alessandro impaziente.

𝐒𝐓𝐀𝐈 𝐂𝐎𝐍 𝐌𝐄Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora