23 ottobre 2015
PomeriggioMi dimenai come un ossesso pur di liberarmi da quel braccio e mi calmai solo quando riconobbi la sua voce.
«Cazzo, Jacob, per un attimo ho pensato che...»
Mi bloccai appena in tempo per non dirlo ad alta voce.
...che fossi Doukas.
«Mi hai fatto spaventare a morte» sospirai passandomi le mani sulla faccia.
Ci avevo sperato, lo ammetto. Per un attimo avevo creduto fosse lui e mi punii per averlo pensato. Doukas stava riprendendo il controllo dei miei pensieri facendo riemergere fantasie che credevo sepolte da anni e non andava bene per me. Sapevo che non era un bene, assolutamente no.
Lo stronzo impiccione si era intrufolato nei miei sogni spodestando Karter, aveva riferito a Jacob quanto fossi stata male e lui, da buon fratello maggiore eccessivamente premuroso quale era, era corso da me per poi appisolarsi nel mio letto. Proprio come facevamo da piccoli.
Nonostante la sua stazza, si era fatto piccolo piccolo contro la parete pur di non svegliarmi.
So che potrebbe sembrare strano, ma non lo era per noi. Eravamo davvero uniti e io ero solita sgattaiolare fin sotto le sue coperte ogni volta che mi svegliavo e faticavo a riprendere sonno.
«Doukas esagera sempre, lo sai. Avevo solo un po' di mal di testa. Tutto qui». Sbadigliai lasciando cadere la testa sul cuscino. Pesava quanto un macigno per il dolore, il sonno e i pensieri.
Avevo mentito perché non volevo che Jay si preoccupasse. Si era sempre preso cura di me, specialmente quando non stavo bene. Si premurava di portarmi una tazza di tè caldo, mi coccolava, passava ore con me davanti a Netflix e guardavamo insieme tutte le mie serie TV preferite nonostante lui le odiasse.
Era oro colato, imprescindibile ed essenziale... A parte per l'amicizia con Doukas, portata avanti alle mie spalle.
Se ci penso, mi fa ancora incazzare.
Eppure non gli chiesi mai il perché. Mi fidavo ciecamente di lui e avrà avuto le sue buone ragioni, anche se nessuna sarebbe stata abbastanza "buona" per me.
Soprattutto dopo quello che aveva fatto a sua sorella.
L'idea di tornare a essere il "dream team" dell'infanzia non aveva mai abbandonato Jay, ma io non riuscivo a mettere da parte il rancore.
Sapevo che accettava la mia riluttanza. Speravo mi comprendesse e continuai a farlo finché non mi chiese: «Nora, ma perché non la smetti?»
Mi sollevai sui gomiti, irritata per come si era rivolto a me, sua sorella. Come se fossi ancora la principessina di cinque anni.
«Di fare che? Di avere queste "crisi"? Scusa ma non posso, tu e il tuo amico mi avete incasinato».
Fui dura e me ne resi subito conto, però non me ne pentii.
«Voleva solo aiutarti».
«Oh, certo! Proprio come l'ultima volta».
Jacob si irrigidì, ritraendo il busto. Sapeva benissimo a cosa stessi alludendo: la sera che compii quindici anni e in regalo ricevetti cicatrici e problemi di udito.
A quel punto mi aspettavo un discorso su come dovessi smettere di comportarmi da stronza con Doukas, perché lo aveva fatto con la migliore delle intenzioni del mondo, e bla bla bla. Invece, nulla.
Si limitò a rigirare il dito in una piaga non ancora guarita con un secco «se le cose stanno così, io vado».
Gli avevo tappato la bocca, inducendolo addirittura alla fuga.
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NANA.
Mystery / Thriller🏆WATTYS 2022 mistero/thriller «Ho sempre amato tutto di lei. Anche ciò che non comprendevo. Avrei voluto amarla più a lungo, avrei voluto fare amicizia con i suoi demoni molto prima». Lei era solo una bambina quando incontrò il diavolo per la prima...