Trascrizione audio 19/2106

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Dall'interrogatorio di Claire Voultoir del 03 febbraio 2016.


«Conosceva Eleonora Marshall? E Karter Johnson?» Il Detective Ross andò dritto al punto.

«Sì», rispose titubante Claire «eravamo amiche prima del college».

«Come mai eravate? Mi spieghi ed entri nel dettaglio».

«Eravamo insieme al corso di chimica delle superiori. Ci conoscemmo sventrando una rana. Non fu poetico, ma saltammo il pranzo insieme. Le proposi di andare a vedere gli allenamenti della squadra di atletica. Io ne facevo parte ma quel giorno non mi allenai per via di "problemi tecnici femminili". Andammo al campo e, vedendo le altre ragazze, disse che avrebbe potuto batterle anche con le stampelle. Jess, la quarta staffettista, era seduta in prima fila e la sentì. Fu risentita dalle sue parole, così la sfidò» e poggiò i gomiti sul tavolo di acciaio nel rievocare quel momento.

«Nora amava le sfide, soprattutto se sapeva di avere la vittoria in tasca. Accettò senza pensarci due volte ed ecco come scoprirono il suo talento: volare. Lei non correva, volava sul tartan del circuito. Era libera e amava esserlo. Era come vedere una libellula prima di legarla a un filo».

Claire, che aveva persino accennato un sorriso, si incupì per quello che avrebbe detto di lì a poco.

«Poi iniziò a gareggiare e nacquero i suoi primi malesseri. Si sentiva in gabbia quando la costringevano a vincere, a non deluderli. Alzavano sempre di più l'asticella con lei, pretendevano sempre il meglio.

Non il suo meglio, però.

Lei doveva sempre essere sopra le altre, essere più veloce, più dura, più allenata, più agile, più tutto. Non le era concesso il minimo cedimento. A causa delle costanti pressioni, iniziò a diventare intrattabile prima di ogni gara, così prese il vizio di uscire a bere un paio di drink la sera prima di correre.

Una sera andammo in un bar a Newport per scaricare la tensione e l'indomani avremmo gareggiato sapendo che ci sarebbero stati dei talent scout. Fu lì che conobbe Karter Johnson. Lei lo aveva visto entrare e ne era rimasta ammaliata. Le piacque da subito e così, quando lo vide seduto da solo al bancone, si avvicinò a lui. Ordinarono un paio di birre e poi si alzarono. Nell'uscire, mi fece cenno che avrebbe passato il resto della serata con lui e quella notte non ebbi più sue notizie.

Io rimasi con altre due ragazze che erano con noi: Grace Dover e Carmen Gutierrez. Le scrissi comunque dei messaggi per accertarmi che stesse bene, ma non rispose. La rividi l'indomani allo stadio e sembrava rinata. Era da tanto che non la vedevo così felice e pensai che forse avesse solo bisogno di divertirsi. Ero contenta per lei».

Claire era nel pieno del suo monologo e cercò dell'acqua che il Detective Ross le porse rapidamente.

«In lontananza vide Karter e si andarono incontro a vicenda e, a giudicare da come gesticolavano guardandosi intorno, immaginai che non fosse nei loro programmi incontrarsi in quelle circostanze.

Per tutta la gara non fecero altro che tenersi d'occhio a vicenda e così le chiesi se fosse lo stesso ragazzo della sera prima. Lei negò spudoratamente, ma io sapevo perfettamente che si trattava di lui. Quando tornammo negli spogliatoi, le consigliai di troncare sul nascere quella relazione. C'era qualcosa in lui che non mi convinceva, ma non saprei dire cosa. Sembrava schivo e riceveva numerose chiamate, per rispondere alle quali si allontanava, come se stesse nascondendo qualcosa.

Lei, ovviamente, non mi ascoltò e continuò a frequentarlo. Si incontravano ogni venerdì sera al Baskylight Motel e andarono avanti per mesi. Il signor Marshall lo aveva assunto con un regolare contratto, ma lui continuò a portarsela a letto. I loro incontri si fecero sempre più frequenti e Nora mi confessò che si stava innamorando di lui.

Era un martedì sera quando Nora mi chiamò in lacrime per dirmi che non avrebbe più potuto vedere Karter».

Claire ebbe bisogno di una pausa. Fu sul punto di piangere.

«Prosegua. Perché le disse così?» la incalzò il detective.

«Karter la stava aspettando al motel, ma al posto di Nora si presentò il signor Marshall. A quanto mi raccontò Nora, lo minacciò di rovinargli la vita e la carriera se non avesse smesso di scopare con sua figlia. Il signor Marshall era un uomo ricco e i suoi mezzi erano infiniti: aveva ingaggiato una squadra di investigatori privati ed emerse che, oltre agli incontri segreti con Nora, nascondeva anche una famiglia. Karter aveva una moglie e a Nora non lo aveva mai confessato, altrimenti lei non ci sarebbe mai andata a letto. Nora poteva essere una stronza, ma credeva nell'amore e se avesse saputo... Beh sarebbe stata la prima a non volere l'amore destinato a un'altra».

«Può affermare con assoluta certezza che Eleonora Marshall non ne fosse stata mai messa al corrente? Della famiglia che aveva, intendo» chiese di specificare il detective.

«Sì». La risposta fu secca, sembrò che Claire non avesse nemmeno dovuto pensarci.

«Perché quindi avete smesso di essere amiche?»

«Litigammo. La sera in cui mi chiamò piangendo andai da lei. Jacob era sull'uscio di casa seduto sui gradini con la testa tra le mani. Mi chiese di dirgli cosa stava succedendo a sua sorella. Aveva assistito a una lite furibonda tra lei e il padre».

«E lei lo fece?»

«No. Se Nora avesse voluto, gli avrebbe raccontato tutto da sola. Da quel che so, Jacob non seppe mai nulla di quella tresca. Gli diedi un input, ma non potevo tradire Nora. Quella volta, lo feci solo per il suo bene».

«Quindi cosa fece?» con la mano Ross invitò Claire a proseguire la dichiarazione.

«Salii le scale e andai da lei. La consolai finché i singhiozzi non diminuirono e poi le dissi di troncare immediatamente e per sempre quella storia. L'avrebbe distrutta ancora di più e io non potevo vederla così... Ero innamorata di Nora, molto innamorata. La baciai spinta da un impulso che non riuscii a fermare. Inizialmente si lasciò andare e ricambiò il bacio, poi mi allontanò dandomi della stronza approfittatrice. Mi urlò che lei non era come me, non era lesbica. Lo disse con disgusto, come se avessi un difetto di fabbrica. Mi ferì nel profondo. Me ne andai in lacrime senza dire nulla. Nell'uscire vidi Jacob ancora seduto con la testa a penzoloni e le mani tra le ginocchia. Gli dissi solo un nome. Karter Johnson. Il resto lo avrebbe scoperto da solo. Pensai che lui fosse l'unico in grado di farla ragionare».

«Capisco. Eleonora continuò a vedersi con Johnson?»

«Non saprei rispondere. Ci siamo riviste l'ultima volta durante una gara a Yale. Vidi che era presente anche lui, nonostante lavorasse a Princeton. L'ho provocata con una frecciatina, ma non ha reagito come mi aspettavo. Una volta terminata la gara l'ho vista baciarsi con lui, ma non so altro perché sono subito tornata al pullman con le mie compagne».

«Mi sta dicendo che non ha avuto più sue notizie dopo che avete litigato?».

La domanda scatenò un'amara risata da parte di Claire.

«Assolutamente no. Provai diverse volte a chiamarla e farmi trovare sotto casa sua per chiarire, ma Nora ha sempre avuto un orgoglio smisurato e se uscivi dalle sue grazie... Beh, una volta che ne uscivi, eri morto.

Non si sarebbe mai scusata, piuttosto si sarebbe fatta strappare una gamba a morsi. Smettevi semplicemente di esistere. Lei aveva una capacità innata per cancellare qualcuno dalla sua vita. Il primo fu un amico di suo fratello, quello con il nome strano... Doukas Stawks. Poi fu il mio turno.

Tutto l'amore che poteva aver dato se lo riprendeva, lo lacerava e lo rendeva al mittente sotto forma di odio e poi... l'indifferenza, la totale apatia nei tuoi confronti».

I suoi occhi, ormai lucidi di lacrime, erano fissi sul bicchiere.

«Ma questo era ciò che rendeva Nora unica... Sapeva amarti come nessuno poteva farlo, in un modo tutto suo fatto di piccoli gesti e carezze gratuite e poi, da un giorno all'altro era come essere lanciati in un buco nero. Ti levava tutto. Ti prosciugava e poi lasciava che tu stesso capissi che eri una carcassa vuota senza di lei.

È una maestra nell'annichilire le persone, ma l'amavo.

Per un po' sopportai in silenzio quella tortura, poi iniziammo a gareggiare come avversarie e quello fu il punto di non ritorno. Eppure, continuai ad amarla perché è Nora... Nora Marshall.

Un incredibile paradosso, così la descrive Jacob, suo fratello. E ha ragione».

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