Trascrizione audio n. 20/420 Lato A

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17 novembre 2015

Dall' interrogatorio di Doukas Stawks.


«Come descriverebbe Eleonora Marshall?». Il rumore bianco della registrazione durò alcuni secondi, poi si sentì un respiro profondo.

«Difficile da dimenticare. Impossibile da capire per una mente sana e lucida».

«Si spieghi meglio»

«Da dove devo cominciare?»

«Inizi dal suo arrivo a Yale».

«Nana arrivò Yale...»

«Nana?»

«Sì, la mia nanerottola. La chiamo così da quando ci siamo conosciuti. Posso continuare adesso?» chiese Doukas irrispettoso e il detective Ross annuì allungandosi sulla sedia.

«Bene. Da quando Nora arrivò a Yale, cambiò tutto. Non la vedevo da anni e quando la vidi sugli spalti, non potei resistere. La riconobbi subito e andai da lei, ma sul momento non mi riconobbe. Mi ferì nell'orgoglio. Era brava a farlo. Ai suoi occhi ero uno sconosciuto che le piaceva, ma appena scoprì la verità tornò a odiarmi. Era ostinata e fastidiosamente orgogliosa. Non avrebbe mai ammesso di aver fatto una stronzata, così l'avrei obbligata a riconoscerlo».

...

«Era abituata a ricevere attenzioni e le piaceva, nonostante dicesse a tutti il contrario. Quando non otteneva ciò che voleva, scalciava come una bambina... Crescendo, aveva imparato a farlo in modo seducente. Le avrei dato attenzioni, quelle che piacevano a lei: sarei stato a distanza, ma sempre presente; l'avrei punzecchiata ma non soddisfatta; le avrei dato contro il giusto per farle assaporare la sfida. So come ci si muove con una come lei Bella, sensuale, sfacciata e antipatica quanto basta per intortare un bastardo come me».

...

«Non persi la prima occasione utile per poggiarle un braccio sulla spalla, volevo che notasse che era impressa sulla mia pelle. Mi ero fatto un tatuaggio per lei, cinque a essere precisi.

H O P E e una saetta.

L'avevo tatuato poco dopo l'incidente. È sulla mano che la toccò per la prima volta. Lei poteva anche esserselo dimenticato, ma io no.

Hope. Hold on, pain ends.

Anche la saetta era per lei, una fan sfegatata di Harry Potter. Le piaceva il biondino cattivo, voleva che la riccia lo salvasse dal suo lato oscuro e tutte quelle stronzate. Era convinta che l'autrice avesse buttato alle ortiche una delle migliori storie d'amore. Diceva sempre così»

«Mi fa piacere che abbia sviluppato delle teorie, ma non siamo qui per una recensione» lo interruppe il detective e Doukas sbuffò talmente forte che si poté sentire sul nastro della registrazione.

«Vuole sapere di Nana, giusto? Allora mi ascolti e presti attenzione. Le sto dando le chiavi di lettura».

«Moderi i toni e prosegua» lo richiamò il detective.

«Lei mi aveva cancellato dalla sua vita, ma io non ero mai riuscito a cancellare lei. Furono i suoi genitori a chiedermi di tenerla d'occhio. Volevano saperla al sicuro, ma qualcosa andò storto. Ero il migliore amico di suo fratello e non avrei dovuto innamorarmi di lei, ma era impossibile starle accanto e non essere travolti dalla sua essenza. Nana aveva un carisma che in pochi hanno. Non permetteva a tutti di conoscerla, ma i fortunati... Non potevano fare altro che innamorarsene. Sapevo che era sbagliato e scorretto verso i Marshall, ma mi presi lo stesso la sua verginità. È per questo che sono qui, no?».

...

«Dove si trovava la notte tra il 30 e il 31 ottobre?» domandò all'improvviso Ross cambiando argomento.

«Alla festa di Halloween, nel campus. C'erano anche Jacob, Hanna, Katy, Tony, che Nana chiamava Bernard, e Nana»

«È rimasto lì tutto il tempo?» domandò incalzante.

«Fino alla 1:00 circa. Poi ho salutato Nana e sono tornato in camera».

«Qualcuno può confermarlo?»

«Madison Curtis, credo fosse lei. Si presentò alla porta di camera mia verso le 02:00 con un vestito di pelle rossa cantando Ops, i did it again. Voleva scopare. Poi mi feci una doccia e andai a dormire»

«Torniamo a Yale e a "Nana". Mi dica qualcosa sul vostro rapporto. Come avete ripreso a parlarvi dopo esservi allontanati?»

«La mattina del due novembre uscii presto dalla camera per allenarmi. Erano le 05:45. Lo so perché vidi Jacob rientrare dall'ennesima scopata e proprio in quel momento controllai il telefono.

Costeggiavo il Polo di Ingegneria quando incrociai Nana. Si stava allenando anche lei. Per quanto volesse starmi lontana, eravamo più vicini e simili di quanto pensasse. Mi disse che non aveva ancora bevuto il suo caffè e che non avrei dovuto parlarle. Chiusi la bocca come se avesse una zip e iniziai a correre con lei.

Con quel gesto stupido, le strappai un sorriso. Che poi non era proprio un sorriso, era più che altro una smorfia, però per me era già abbastanza. La mia Nana c'era ancora e giurai a me stesso che l'avrei fatta tornare da me. Mi sentii una merda per quello che aveva dovuto passare a causa di tutte quelle stronzate, ma avevo bisogno di sapere che lei sarebbe stata al sicuro, lontano da lui. Fu Eloyse, sua madre, a chiedermelo» e per la prima volta dopo due ore di interrogatorio, Doukas chiese dell'acqua.

«Quel sorriso, Cristo Santo. Ne era valsa la pena. Lei valeva la pena di perdere tutto. Valeva ogni secondo lontani e ogni merdosa volta in cui non avevo potuto toccarla».

...

«Jacob Marshall sapeva di voi due?».

Doukas scoppiò in una risata isterica.

«Secondo lei?! Col cazzo! Se lo avesse scoperto ora non sarei qui. Sarei morto e sepolto. Forse sarei scomparso io invece di Karter».

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