Estratto n. 14

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18 novembre 2015


Scomparso.

Non mangiavo, non frequentavo le lezioni e dormire era diventato quasi impossibile.

Credo che Jacob avesse informato il coach Taimes, sia di Karter sia delle mie assenze.

Ogni volta che il telefono si illuminava per una notifica, sentivo i nervi tendersi nella speranza che fosse Karter.

Il Detective Ross non si era più fatto sentire e io, da stupida ragazzina quale ero, non avevo avuto il coraggio di chiedere se ci fossero stati degli sviluppi.

Mi sentivo colpevole.

Karter aveva già subito delle minacce da mio padre, ma soprattutto aveva tradito sua moglie con un'adolescente e la polizia lo aveva scoperto. Se anche fosse tornato, lo avrebbero arrestato con la probabile accusa di abuso di minore... La sua carriera sarebbe stata stroncata e la moglie lo avrebbe lasciato.

Mi ero infilata in un gran casino.

A peggiorare le cose c'era l'assillante presenza di Jacob, che trovava sempre una scusa per passare da camera mia, fosse anche per portarmi il budino della mensa.

Quella mattina non andai in caffetteria. Avevo preferito rimanere in camera, avvolta nelle coperte, a fissare la maglia appesa sull'anta dell'armadio.

My Golden Girl... quante bugie mi hai raccontato Karter?

La domanda "come?" era diventata un martello pneumatico nella mia mente, così come le nocche che stavano bussando insistentemente sul legno della porta.

«Nana, ci sei?» chiese continuando a battere sul legno.

«No» risposi svogliata.

Guardai la sveglia, segnava le 11:18 del mattino. Sbuffai e mi rintanai sotto il cuscino.

Doukas, ovviamente, se ne fregò e fece scattare la serratura. Hanna doveva aveva prestato le chiavi, sapendo che non lo avrei fatto entrare.

«Ho detto che non c'ero» ribadii infastidita.

«Lo so, ti ho sentito.» disse spostando il mio soffice riparo e porgendomi una tazza di caffè. Il profumo del mio intruglio e il volto di Doukas mi riaprirono lo stomaco. Lo sentii brontolare.

Si sedette sul bordo del letto, incurante del mio desiderio di restare da sola, e mi diede un bacio sulla fronte.

«Tirati su» disse dolcemente. Non potei fare altro.

Mi misi a sedere e gli rubai il bicchiere da asporto. Non era della caffetteria del campus. Sulla fascetta c'era un logo con la scritta Corner's Cafè.

Perché mi suonava familiare?

Perché era il bar vicino alla stazione di polizia.

E perché Doukas si era spinto fino a lì? Forse lo avevano interrogato, ma anche se glielo avessi chiesto non mi avrebbe risposto.

Ero in crisi per la scomparsa di Karter, ma ero contenta di aver ritrovato una parte di Doukas. Era bastato un suo sorriso per farmi tornare la fame. Mai come prima mi sentii divisa, lacerata tra loro due.

Doukas Stawks, croce e delizia... nonché il mio sospettato numero uno per la scomparsa di Karter. Da quando mi era stata comunicata, lui non si era fatto vivo, lui che prima sembrava seguire ogni mio passo. Era stato frustrante, considerato che mi ero lasciata toccare da lui e lo avrei fatto ancora e ancora e ancora.

Ricordo che per tutto quel tempo avevo ipotizzato che Karter avesse parlato con Doukas per dirgli di starmi lontano... Non era da escludere, visto che era a conoscenza di tutto quello che era successo con Scopami-Stawks. Un'altra ipotesi era che avesse parlato con Jacob o Katy e che gli avessero ricordato della rissa in cui venne coinvolto Nicholas, suo fratello.

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