Trascrizione audio n.15/2106

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Nora: 15 anni
Jacob: 19 anni
Doukas: 19 anni
Nicholas: 18 anni

Villa Marshall.

Dall'interrogatorio di Eleonora Marshall, combaciante con le versioni di Doukas Stawks, Jacob Marshall e Claire Voultoir del 19 Novembre 2015.


Ero a bordo piscina con Claire e alcune sue amiche quando sentii mio fratello gridare «Dov'è quello stronzo? Dove cazzo è?»

Urlava così forte da sovrastare la musica e mi alzai subito, allarmata da quelle parole. Camminai così veloce lungo il bordo della piscina che quasi scivolai sul pavimento bagnato quando lo vidi oltre la vetrata.

Jay era muso a muso con Nicholas Johnson, il fratello di Karter, che stava tentando di calmarlo. Poi lo vidi sussurrare qualcosa che non riuscii a sentire e qualsiasi cosa fosse, fece scattare Jacob. La sua reazione mi lasciò di sasso.

Sferrò un pugno, violento e improvviso, che colpì in piena faccia Nicholas. Credo gli avesse rotto il naso, perché ricordo che il sangue schizzò ovunque e lui cadde a terra.

Ero pietrificata, lo guardavo a bocca aperta e come me gli altri, nessuno ebbe il coraggio di intervenire.

Qualche stronzo aveva chiuso la porta a vetri e così dovetti fare il giro per entrare. Mentre cercavo di non perdere l'equilibrio su quei tacchi del cazzo, pensavo che non avevo mai visto Jay così.

Era impulsivo, sì e forse troppo fisico nei rapporti, talvolta aveva modi poco democratici e odiava essere contraddetto, ma non era un violento, no. Non lo avevo mai visto coinvolto in una rissa o in un'aggressione tanto meno di quella portata. La sua espressione mi sconquassò e annodò le viscere per lo sgomento.

Jacob aveva preso a camminare in tondo per la stanza, tremante di rabbia e quando vide che Nicholas si rialzava, un sorriso selvaggio gli spuntò sul viso.

Mi riscossi.

Spintonai fumatori e limonatori incalliti per raggiungerli e sono quasi sicura di aver spinto almeno una coppia in piscina. Mettersi in mezzo era chiaramente una mossa avventata, ma io ero abbastanza stupida e impulsiva per farlo.

Lanciai uno sguardo intorno.

Qualcuno aveva ricominciato a limonare, altri guardavano attoniti e altri ancora ridevano sottovoce e sembravano scommettere su chi sarebbe svenuto per primo.

Fanculo, pensai, e mi buttai in mezzo. Non arrivavo nemmeno alle loro spalle e lui parve nemmeno accorgersi dei miei tentativi di tirare le sue braccia. Mi ritrovai a essere sballottata da entrambi, sentii i loro piedi pestare i miei, già doloranti per i tacchi, e i loro gomiti sbattevano contro le mie clavicole e sulle spalle. Restai in balia della confusione fino a che due mani mi presero sotto le ascelle e mi sollevarono per trascinarmi fuori da quella baraonda di calci e pugni.

Riconobbi il loro tocco senza bisogno di guardarle.

«Bravo, porta via quella puttanella» disse Nicholas, furibondo ora che il suo profilo perfetto era rovinato.

Merda, pensai. Ora è morto davvero.

«Doukas, non...» tentai di dire girandomi a guardarlo, ma era già troppo tardi.

Osservai il pavimento correre sotto di me mentre letteralmente volavo fino ad atterrare a peso morto su qualcosa di duro che si spezzò nell'urto. Mentre vedevo il pugno di Doukas colpire Nicholas sullo zigomo e mandarlo al tappeto inerte, sentii un tonfo che al mio orecchio sinistro giunse stridulo e poi ovattato.

Non ricordo molto di quel momento.

No, a dire la verità, ricordo tutto. Vorrei poterlo dimenticare e invece... non è possibile. Le cicatrici che porto e il perenne fischio di merda che mi tormenta mi ricordano costantemente di quella sera.

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