Estratto n. 11

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06 novembre 2015


L'allenamento del giorno prima mi aveva sfinita al punto che andai a letto senza nemmeno aver cenato. La mattina del sei novembre mi svegliai con gli occhi azzurri di Jacob che mi davano un inaspettato buongiorno.

«Lazzaro! Sei risorto! Dove sei stato?» chiesi intorpidita.

«Sono sempre stato qui, splendore. È stata una settimana pesante e, a giudicare dalla tua faccia stropicciata, lo è stata anche per te». Rise e mi passò la mano tra i capelli, scompigliandoli.

Fastidioso.

«Già. Hai visto Karter in giro?» gli chiesi mettendomi seduta sul bordo del letto con un piede a penzoloni.

«No. È successo qualcosa?». Una risposta a monosillabi seguita da una domanda. Era un chiaro segno che lo stavo infastidendo. Lo faceva sempre, sin da piccolo. Della prima volta che lo fece porto ancora una cicatrice sul labbro.

Scossi la testa pigramente. Avevo ancora la lingua indolenzita per il sonno e poi non mi sembrava opportuno parlarne con lui, non dopo la scenata che mi aveva fatto per un bacio. Espirai sonoramente dal naso e strofinai gli occhi.

«Ti aspetto in caffetteria, oggi facciamo colazione insieme» mi informò ormai sull'uscio, in procinto di uscire. Sembrava di ottimo umore.

La felpa e i leggings che indossai palesavano la mia smania di alzarmi di quella mattina. Ero ancora scombussolata, ma a qualcuno non interessava affatto.

«Da Poison Ivy a barbone del Bronx! Sei abile nei travestimenti» commentò vedendomi entrare.

«Taci, Doukas». Non avevo ancora fatto colazione e non mi si doveva parlare prima del caffè. Era la regola, soprattutto per lui.

«Devi sempre avere il tuo Jack Russel appresso, Jay?» sputai acidamente. Non potevi lasciarlo fuori ad annusare il culo alle cagnoline che passeggiano?».

Doukas cercò di smorzare i toni con la classica e usurata battuta: «Yogurt scaduto e simpatia per colazione?»

«No, dolcezza. È l'effetto della tua presenza» risposi con un sorriso disgustato.

«Cazzo, siete incredibili. Volete piantarla? Perché non provate a parlarvi civilmente? Potreste persino ricordare che eravamo tre ottimi amici». Jacob era tra l'incudine Stawks e il martello Marshall.

«Vado a fare un giro» sospirò Doukas capendo di essere di troppo.

«Mi dispiace ferire i tuoi sentimenti Jacob, ma» urlai sussurrando verso di lui.

«Senti, fai uno sforzo. Ti prego, Nora. È come un fratello per me».

«Non per me» dissentii mentre gli rubavo il bagel da sotto il naso.

Io e solo io, ero sua sorella e non mi risultava che Patrick ed Eloyse Marshall avessero altri figli.

Se poi avesse saputo cosa suo "fratello" aveva fatto con sua sorella...

«Agh!» sbuffò rassegnato e cambio discorso. «Stasera vado a una maratona di film nell'ala di cinematografia, vieni con me». Strinse le mie mani nelle sue e uno strano brivido mi scese lungo la spina dorsale. Non seppi spiegarmelo, ma il mio sesto senso non mi deludeva mai.

«Immagino ci sarà anche Stawks».

«Può darsi».

«Ho alternative?» e addentai il bagel.

«Nessuna».

Merdaviglioso.

Con oltre un'ora di ritardo rispetto all'orario in cui mi aveva dato appuntamento Jay, mi cambiai in fretta e furia per raggiungere la sala che era al polo opposto del campus.

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