Ariana

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<<Cazzo... che ore sono?>>

Perso nelle parole, non mi accorsi del tempo che passava. E a casa Silente il tempo era indispensabile.

<<Le 11...circa>> Mi guardò sorpreso, ma allo stesso tempo divertito.

<<Merda merda merda...devo andare, a p...presto Grindelwald>> raccolsi le mie cose e scappai via.

Corsi per le strade di Godric Hollow, diretto a casa. Presi le chiavi, ancora in corsa, e le infilai nella serratura, girai.

Ciò che mi ritrovai davanti mi spiazzò, il nostro salotto ora era un ammasso impreciso di cuscini puf e coperte. Entrai in cucina, vi erano piatti rotti in terra, le ante dei mobili aperte, le pentole sporche nel lavandino grondante di acqua. Il tavolo era rovesciato e le sedie con lui, solo una, era ancora in piedi, e sopro di essa era seduto Abeforth. Si tamponava una ferita sulla fronte.

<<Dove cazzo eri Albus?! Dov'eri?!>>
<<Io...io...>>
<<Sai che giorno è oggi Albus?>> la verità era che non lo ricordavo proprio.
<<La giornata...divertimento...giochi, come cazzo si chiama!!!!>>

La nosta giornata, che fratello idiota. Nonostante, avessi finito gli studi, non stavo sempre con Ariana, avevo le mie cose da fare, passavo ore chiuso in camera mia a studiare, ma non nelle giornata divertimento. Una volta al mese, le avevo promesso un intera giornata da passare insieme, l'avevo scordato. Mi piaceva stare con mia sorella, era una bambina dolce e allegra, nelle giornate gioco ero felice. Ma la felicità, passata con Ariana, non era paragonabile alla sensazione di libertà, che avevo sentito quel giorno con Gellert. Per la prima volta mi ero sentito vivo. Ora, vedendo casa mia, ero tornato all'inferno.

Abeforth mi raccontò che si era svegliata presto, che si era preparata ed era scesa in cucina con un sorriso stampato in volto. La immaginai mentre si accorgeva che non ero in casa, mentre chiamava il mio nome ed io non c'ero. Immaginavo il sorriso morirgli in volto e la magia, scatenarsi dentro di lei piano piano, vedendo che non tornavo.
Abeforth, mi disse che cercò di calmarla, ma sapevamo entrambi che lui non ci riusciva mai. Abeforth teneva moltissimo ad Ariana, e non sopportava il fatto di non poterla aiutare.

<<Spero tu abbia una motivazione valida per essertene andato, proprio oggi>>era arrabbiato, ma anche deluso e triste di non essere riuscito a far nulla.

Non avevo intenzione di dirgli di Gellert. Non avevo intenzione di vedere la sua faccia contrariata. Non avevo intenzione che mi impedisse di rivederlo.

Aspettava una risposta.

<<Ho conosciuto il nuovo ragazzo>>vedendo che non capiva continuai. <<Il pronipote di Batilda.>>
Non sapeva chi fosse, non l'aveva mai visto, sicuramente non sapeva neanche esistesse. Ma sapere che avevo passato la mattinata con uno sconosciuto invece che con nostra sorella, era abbastanza per quel giorno.

Salii le scale, bussai alla porta di mia sorella.
<<VATTENE! >>
<<Sono Albus>>
<<VATTENE!>>
<<Ti prego Ari fammi spiegare, ti prego>> dissi l'ultimo "ti prego" in un sussurro. Non disse niente, aprii la porta.

La sua camera era come la cucina un disastro. Lei era stesa a pancia in giù, singhiozzava.

<<Mi dispiace, mi dispiace davvero tanto>>dissi, ed era vero.
<<Non dovrebbe essere così, non dovrei impazzire, perché il mio fratellone, aveva di meglio da fare che stare con la sua patetica sorellina!>> Lo disse singhiozzando. Piansi con lei, la strinsi forte e la cullai tra le mie braccia.

Ad un certo punto si mise a ridere, una risata cristallina, così diversa da quella di Grindelwald. La risata di Arianna era come la primavera, era allegra, ma con un pizzico di pazzia. Era la felicità, dopo mesi e mesi di freddo opprimente.

Grindeldore: I Tuoi Occhi Nello SpecchioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora