lo specchio

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Insegnare da una parte mi distraeva dall'altra mi ricordava costantemente lui. Ogni lezione, ogni incantesimo era la prova del suo passaggio. Lui era la pagina in cui avevo spezzato il dorso, e irrimediabilmente, il libro della mia vita si apriva sempre a quel punto, non importava quante pagine leggessi né quanto peso ci mettessi sopra. Era il pennarello indelebile sulla lavagna bianca, era il cassetto diffettoso della mia scrivania.

Ogni giorno entravo in classe, sorridevo ai miei alunni e ripetevo le stesse cose, anno dopo anno. Non mi pesava, sapevo a cosa sarebbero andati incontro quei ragazzini e sapevo che dovevano essere preparati. Li preparavo alla guerra che sapevo ci sarebbe stata, li proteggevo dai miei sbagli e li difendevo da ciò che io avevo amato. Sarebbe stato orgoglioso di me, ogni tanto avevo una conversazione con lui, nella mia testa. Mi aiutava ad andare avanti. Cosa avrebbe detto? Cosa avrebbe fatto? Poi a seconda della situazione naturalmente facevo tutto il contrario. Non riuscivo a dimenticarlo, non riuscivo a togliermelo dalla testa. Erano passati 13 anni dall'ultima volta che lo avevo visto, dall'ultima volta che avevo sentito la sua voce eppure il suo ricordo viveva nitido in me. Ricordavo con sicurezza ogni lineamento del suo volto, ogni sfumatura della sua voce. Ogni espressione. Ogni movimento. Quando leggevo di lui sul giornale, riuscivo perfino ad entrare nella sua testa e capire quali fossero stati i suoi pensieri. Avevo passato quei 13 anni a formare ragazzi per l'esercito futuro, loro non ne avevano idea ma io vedevo il loro futuro senza molte difficoltà. Uscivo dal programma ministeriale, ogni anno sempre di più. Nessuno si era mai lamentato e quindi continuavo imperterrito nella mia missione iniziata 13 anni prima e che sarebbe continuata per tanti altri anni.

Quell'anno, girando per il castello, trovai per caso la stanza delle necessità. Pensavo di conoscere ogni centimetro cubico di Hogwarts e invece scoprii che non era così. Erano le vacanze di Natale, quasi tutti gli studenti erano tornati dalle loro famiglie, mi piaceva avere la scuola tutta per me. Non giravo sepesso, o meglio lo facevo per passare velocemente da una classe all'altra e dal mio ufficio alla mensa. Era dai miei tempi da studente che non mi soffermavo ad osservare attentamente la bellezza che mi circondava, davo per scontato ogni scalino, ogni quadro, ogni luce.

La sera in cui mi imbattei nella stanza non riuscivo a dormire, avevo iniziato a pensare a quanto dovesse essere bello avere una famiglia dalla quale tornare. Erano passati talmente tanti anni che non ricordavo neanche più il piacevole calore dell'amore familiare. Con Abeforth scambiavo qualche lettera, giusto per le feste, sempre poche righe, fredde. Un poco più colorate erano le lettere che mi scambiavo con Alice e Penny, erano più rare, forse una, massimo due lettere all'anno, ci aggiornavamo sulle nostre vite, ma non parlavamo mai, mai di quell'estate. Penny si era sposata, un babbano. Amore. Aveva detto di essersi innamorata, di averlo capito all'istante e di aver deciso in una sola notte di abbandonare la sua perfetta vita di menzogne e partire. Alice era stata molto triste per la partenza dell'amica ma l'aveva accettato. Si vedevano spesso, anche se la famiglia l'aveva rinnegata, Penny era sempre la benvenuta a Godrics Hollow a casa di Alice. Passavano ancora le estati lì insieme come da ragazzine. Io non ci ero tornato, non avevo nemmeno il coraggio di vederle e più passava il tempo più era difficile. Le loro domande erano sempre le stesse.
Volevo tornare? Ero felice? Avevo trovato qualcuno? Le risposte erano sempre le stesse, no, no e no.

Mi agitavo sul materasso, stringendo nel pugno il ciondolo d'argento quando decisi di uscire. Il coprifuoco valeva anche per gli insegnanti e il fatto che non mi potessi trovare tra le volte del castello rendeva la mia piccola avventura ancora più eccitante, mi sentivo nuovamente giovane, senza il peso dell'amore, senza il peso del dovere. Quando sentii il guardiano avvicinarsi verso la mia direzione mi buttai dentro alla prima porta che trovai. Non conoscevo quella stanza e io conoscevo tutte le stanze. Mi guardai intorno, era un luogo particolare, affollato da oggetti particolari. Non curiosai la prima volta, rimasi immobile cercando avidamente di catturare più immagini possibili con gli occhi. Aspettai qualche minuto. Poi uscii.

Grindeldore: I Tuoi Occhi Nello SpecchioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora