Sentitsi bene

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Godric's hollow, avevo imparato a conoscere quel paese, avevo imparato a conoscere la chiesetta al centro, avevo imparato a conoscere le strette strade, avevo imparato a conoscere una per una le case, una per una le vie, una per una le persone che lo abitavano.

Nonostante la conoscessi, non era casa.

Eravamo una famiglia felice, una famiglia tranquilla, ma pur sempre dotata di poteri magici. Era difficile vivere tra i babbani. Avevamo imparato a celare la nostra vera natura. Non parlare di magia, non parlare di Hogwarts.

Io e Abeforth, avevamo imparato. Mia sorella Ariana si era appena avvicinata al mondo della magia e non sapeva come comportarsi, nessuno le aveva insegnato a farlo.

Un giorno, un'estate, Ariana era in giardino, faceva volare un fiore, era felice. I ragazzi, alle prime armi con la magia, fanno piccole magie senza nemmeno accorgersene. Quel giorno, un gruppo di ragazzi la vide. La guardavano attraverso il cancello.

<<Che cosa sei?>>chiedevano a gran voce spaventati e soprattutto schifati.<<è  un mostro, ecco cosa è>> << mostro! >> <<mostro>> urlavano tutti quanti. Ariana si mise le mani sulle orecchie, si accasciò a terra e si mise a piangere. Mio padre, Percival Silente, decise di intervenire attaccando i babbani. Fu denunciato ed arrestato.

Da allora la nostra vita cambiò per sempre, fummo costretti a trasferirci. Ariana cambiò per sempre. Da quel giorno, si autoconvinse di essere un mostro e represse la magia.

Ma quella con la magia era una guerra che non poteva vincire e piano piano la stava consumando. Voleva essere normale, voleva davvero essere normale, con tutta se stessa. Ma non poteva riuscirci, non così, non odiando un'importante parte di sé stessa.

Avvolte la magia si manifestava, e lei, non voleva e non riusciva a controllarla. Io e mia madre riuscivamo a calmarla, ma la sua situazione peggiorava a ogni attacco.

Durante uno dei suoi attacchi, io non c'ero e mia madre cercò di calmarla da sola ma non ci riuscì e Ariana in preda alla lotta contro se stessa neanche si accorse di averla...uccisa.

Da allora ero diventato io in qualità di fratello maggiore, il capo famiglia, ero io che cucinavo, ero io che lavavo, che pulivo, che badavo ad Ariana.

Avevo finito Hogwarts, il massimo dei voti, il migliore. Avrei potuto fare tutto ciò che volevo, sarei potuto essere qualcosa di grande.

E invece, costretto dal fato ero rinchiuso in quella casa. Ero prigioniero nella mia stessa città.

Non vi erano tanti ragazzi a Godric's Hollow. Non avevo amici, ora che avevo finito la scuola ero completamente solo, neanche con mio fratello Abeforth andavo molto d'accordo. Durante l'inverno, non potevo contare nemmeno su di lui. Non volevo che abbandonasse gli studi, non glielo avevo permesso.

Era estate, la prima volta che lo vidi. Quella mattina, mi ero svegliato presto, avevo trovato una lettera, sulla mia scrivania. Batilda Bath, era un'amica di famiglia, ci aiutava, da quando nostra madre era morta, ci aiutava con Ariana, a patto, che le facessi compagnia. Abitava nella casa di fronte a noi, non sapevo perché mi avesse scritto una lettera, la aprii.

"Caro Albus, volevo informarti che quest'estate ospiterò il mio pronipote, viene dalla Germania, ha due anni in meno di te, ma è molto maturo, vorrei tanto fartelo conoscere.
Sei invitato, domani per un tea a casa mia, alle 5 di domani pomeriggio.
Batilda Bath"

Presi un foglio e scrissi la risposta

Cara, signora Bath ho ricevuto la vostra lettera e sarei davvero felice di conoscere vostro nipote.
Arrivederci, a domani pomeriggio.
Albus Silente.

Andai a controllare Ariana, dormiva, era così bella quando dormiva, sembrava ancora la bambina di tanti anni fa, anche Abeforth dormiva, era incredibile quanto io e mio fratello ci assomigliassimo, aveva I miei stessi capelli rossiccio e il mio stesso viso appuntito. Lui ero solo più robusto e alto. Vedendo che dormiva uscii.

Ero al cimitero, sulla tomba di mia madre, cambiavo i fiori. E fu allora che lo vidi.

Era chino su una tomba, di lui vedevo solo i suoi capelli bianchi, solo dopo avrei scoperto quanto fossero morbidi.

Non piangeva, non sembrava minimamente triste, osservava la lapide, attento, non sapevo, chi fosse sepolto lì, ma evidentemente lo stupiva.

Si alzò, si stiracchiò, si girò, mi vide.

<<Tu sei Albus Silente, giusto?>> i suoi occhi, uno azzurro e uno marrone mi guardavano, in attesa di una risposta. Come faceva a conoscere il mio nome? Poi ricordai.
<< Sei il nipote di Batilda Bath!>>
<<Pronipote>>precisò. <<Gellert Grindelwald, piacere>>
<<Albus Silente>> gli strinsi la mano. <<allora, che ci fai a Godric's Hollow, Gellert Grindelwald? pensavo saresti arrivato solo domani>> quel ragazzo mi incuriosiva
<<Sono appena arrivato>> indicò la valigia accanto a lui.
<<Hai scelto un bel posto, come prima meta>> rise, la sua risata era come l'inverno, gelida eppure meravigliosa.
Si avvicinò, guardò la tomba a cui ero ancora appoggiato.
<<Tua madre? Mi dispiace.>> annuii. Rimanemmo entrambi a fissare la tomba. Se fosse stata ancora viva, sapevo, mi avrebbe messo in guardia da quel misterioso ragazzo, ma non mi importava. Volevo conoscerlo.

<<Ti porto a fare un giro>> presi la sua valigia e uscii dal cimitero, lui mi seguii.

Gli feci vedere i posti più importanti: la chiesa, la piazza, il panettiere... Non incontrammo nessuno, non mi stupii, era mattina presto.

Non so cosa mi spinse a portarlo là, l'unico posto in cui potevo stare solo. Il mio posto, ma lo feci. Imboccai una stradina di campagna, superai un muretto ed eccola là, erano le fondamenta di una casa, non so se fosse stata distrutta o mai costruita, ma comunque non ci abitava nessuno, e nessuno mi aveva mai disturbato, in quel luogo.

Era sorpreso.

<<Questo è il mio posto. Nessuno viene qui, mai, vengo qua quando voglio stare solo.>> quel posto mi rilassava, la casa era inaccessibile, ma il giardino era meraviglioso, soprattutto in estate.

Ci sedemmo su un muretto a secco, e cominciammo a parlare di scuola.

<<Allora, Albus che scuola frequenti?>>
<<Hogwarts, ma ho terminato gli studi. E tu?>>chiesi curioso.
<<Frequentavo Dumstrang ma mi hanno espulso>> conoscevo quella scuola, era nota per essere una scuola solamente maschile, i ragazzi, crescevano forti, educati, ma anche scontrosi e malvagi. Chissà cosa doveva combinare un ragazzo per essere espulso da una scuola del genere. Non gli diedi tanta importanza. Non gli chiesi nemmeno il motivo, per quanto fossi curioso.

Mi raccontò di quanto fosse strano all'inizio stare solo con maschi e come fosse diventato dopo la normalità. Mi raccontò delle materie che gli piacevano di quelle che non gli piacevano, ma non accennò mai, al motivo dell'espulsione. Mi disse che nonostante fosse bravo non gli piaceva la scuola e che le cose che non si insegnavano erano le cose che gli interessavano di più.

In quel momento non capivo cosa intendesse, ma mi piaceva sentirlo parlare, sembrava così sicuro di sé stesso e di ciò che voleva fare, al contrario di me. Fu proprio la sua sicurezza, che mi convinse poi a seguirlo, e che mi convinceva allora a rimanere ad ascoltarlo, facendomi dimenticare di tutto il resto.

Quel giorno, per la prima volta, mi sentii un ragazzo, e non un padre di famiglia. Per la prima volta dopo tanto tempo con Gellert, mi sentii bene.







Grindeldore: I Tuoi Occhi Nello SpecchioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora