Mi riaddormentai subito dopo, non so per quanto dormii, ma fui felice di svegliarmi in mezzo al suo odore.
Ero felice di sentire la sua voce al piano di sotto.
Ero felice di sentire la sua presenza in quella casa.
Ero felice di essermi preso quella maledizione, ero felice nonostante tutto.
Poi però, una voce mi riportò alla realtà. Speravo di non sentirla mai più, ma sapevo che mi avrebbe perseguitato, che non me ne sarei mai liberato.<<Povero Albus, ho sentito che non si sente molto bene. Ovviamente, siamo venute subito per accertarci della sua salute>> Era ovvio che sarebbe venuta, quale migliore scusa per rivedere Gellert?
Poi sentii la voce di Alice.
<<Scuate per il disturbo>> pensavo, che dopo ieri sera non avrebbe voluto avere niente a che fare com me. Che mi avrebbe reputato un idiota, ma non era così, era lì, e dal suo tono di voce sentii che non era lì per fare un favore all'amica, era lì per me, perché era preoccupata.
Desiderai con tutto me stesso di poter ricambiare, di poter potermi innamorarmi di lei. Desideravo desiderarla. Sarebbe stato più facile. Avrei avuto una vita felice se solo l'avessi amata, ma non potevo, bastava la semplice risata di Gellert per spazzare via, dalla mia mente, anni di amicizia con Alice. Era una battaglia che non poteva vincere. Gellert oscurava qualsiasi altra cosa.<<Vado a controllare come sta, rimanete qua...entrambe>> Non si aspettava che sarebbero venute. Lo sentii salire le scale. Istintivamente richiusi gli occhi.
Sentii la porta cigolare, il suo profumo inondare la stanza, il materasso abbassarsi, sotto il suo peso. Passarono parecchi secondi, in cui lottai contro il desiderio di aprire gli occhi.
<<Al...>> lo disse con tanta dolcezza che non potei resistere, e li aprii.
Lui sorrise. Poi cambiò espressione.
<<Sono venute Alice e Penelope, vogliono sapere come stai>> non sembrava entusiasta. Solo allora, ci pensai. Come stavo? Tutto sommato abbastanza bene, avevo un leggero malditesta, sicuramente colpa delle troppe ore a letto. Lui mi prese le mani.
<<Al, dimmi una sola parola, e le mando via>>
"Non mi importa di loro, non mi importa di nessun'altro, ti prego, non andare via" non dissi niente ma lui capì ugualmente. Mi strinse di più le mani.
"Resto" sperai che non si riferisse solo a quel giorno, sperai che parlasse di un tempo più lungo, sperai che sarebbe rimasto in qualsiasi situazione. Ma non fù così.Mi lasciò le mani, scese le scale.
Lo sentii dire che dormivo e di ripassare l'indomani. Loro andarono via e Gellert ritornò da me. Teneva in mano una camicia, la mia camicia. Quella che "mi ero strappato di dosso" la sera
prima".<<Vestiti, usciamo!>> mi infilai la camicia. Ignorando l'imbarazzo mi vestii. Lui, intanto, aveva riempito uno zaino con alcuni libri, dell'acqua e una mela.
<<Usciamo dalla finestra!>> Lo guardai storcendo gli occhi, lui mi fece cenno di seguirlo. Io lo seguii, l'avrei seguito ovunque.Scoprii con felicità, di essermi ripreso al 100%. Corremmo e percoremmo una strada che conoscevo alla perfezione, una strada che avrei potuto fare anche ad occhi chiusi. Una strada che non avrei più potuto fare senza pensare a lui.
Arrivammo al nostro posto. Non sapevo perché mi aveva portato lì, ma mi bastava il fatto che avesse scelto me invece che Penny.
<<Dobbiamo parlare, di ieri sera>> mi sentii sprofondare, il mio primo pensiero andò al fatto che avevamo dormito insieme. Poi capii che si riferiva ad Oliver.
<<Non avrai intenzione di lasciar correre. Quel bastardo ha cercato di ucciderti. Ha utilizzato la maledizione "cruciatus", cazzo Al!>> non avevo più pensato a Oliver, cosa voleva che facessi?<<Cosa cazzo dovremo fare? Riparagarlo con la stessa moneta???>> vidi l'odio brillare nei suoi occhi.
<<Deve pagare per quello che ti ha fatto!>> tirò un calcio ad un sasso.
<<Cosa è successo? Al, dimmelo!>>
<<Era...tra i ragazzi che bullizzavano Ariana...era tra i ragazzi che mio padre...Lui sopravvisse, ma morirono alcuni suoi "schiavetti" babbani e...e...ebbe parecchi problemi, incolpa me, della sua vita di merda. È geloso persino di Alice>> Lui ascoltò la scena in silenzio. Poi mi guardò e disse.
<<E per questo che non l'hai voluta vedere, per Oliver ti ha ricattato?>>
<<Non mi ha ricattato, non ho paura di lui>> la verità era che in quel preciso istante a farmi paura era lui. L'odio nei suoi occhi, l'impazienza nel picchiettare il piede per terra. La sua tensione che riuscivo a percepire a distanza di metri.Mi faceva male vederlo così, così pieno di odio, così assente. Mi avvicinai a lui per dirgli che non avevo bisogno di vendetta, che avevo bisogno di qualcuno con il quale parlare di tutti i ricordi che quell'incontro aveva fatto riaffiorare. Ma come per uno scherzo del destino, mi bloccai per un improvviso dolore al torace. Fù solo un secondo, subito, lo ignorai, ma lui se ne accorse, si accorgeva di tutto e di niente allo stesso tempo.
<<Deve pagare>> continuava a ripeterlo, ma non capiva che pegiorava solo la situazione.
<<Non voglio vendetta, non mi interessa Gel, lo capisci? Non ho bisogno che qualcuno si metta nei casini per me cazzo! Non voglio che tu ti metta nei casini! Non c'è bisogno che tu faccia l'eroe>> lo dissi con così tanta rabbia che mi stupii di me stesso. Ma lui non sembrava convinto.
<<Ti prego, Gel promettimi che non gli farai niente>> Lui mi guardò come se fossi io il pazzo.
<<Promettimelo!>>Lo dissi più forte di prima. Mi guardò di nuovo, ora i suoi occhi erano vuoti, non c'era più odio, non c'era più rabbia, nessuna luce, solo il vuoto.
<<Lo prometto>> poi si avvicinò a me e mi strinse a sé. Aveva capito che c'era molto di più, nella storia di Oliver, ma non mi chiese niente. E io, per la prima volta, chiuso nel cerchio delle sue braccia, sentii di essere protetto. Ma quell'abbraccio non era solo per me, era anche per lui, non avevamo mai urlato a quel modo, non avevo mai visto l'odio che era capace di provare. In un primo momento, ne fui spaventato. Ma quello che sentivo per lui era più forte di qualsiasi altro sentimento. Era in grado di nasconderli tutti e allo stesso tempo di mescolarli insieme.
In quell'abbraccio ci dicevamo che saremmo rimasti, nonostante i miei problemi, nonostante i suoi problemi. Era una promessa, una promessa che infrangemmo entrambi.Ci vollero, parecchi secondi perché riuscissi a convincermi a staccarmi, dal suo profumo, da lui. Ma lo feci perché quel contatto risvegliava in me sensazioni che non volevo che lui notasse.
<<Se non posso prendere a pugni quel bastardo di Blossom, allora ho bisogno di distrarmi, sfoglia quello, io guardo quest'altro>> mi porse "magie e maledizioni" cominciai a sfogliarlo, era un piccolo riassunto di tutto il programma di incantesimi degli ultimi due anni. Doveva averlo letto più volte, il dorso era spezzato al centro, alcune pagine erano più aperte di altre, alcune parti sottolineate. Con orrore, notai che tra tutte, le pagine che sembrava aver letto di più erano quelle senza perdono. In particolare, nelle pagine riguardanti la maledizioni cruciatus, c'era una parte sottolineata "non ci sono vere e proprie regole, per eseguire tale maledizione bisogna sentirlo, bisogna odiare l'altra persona a tal punto da godere nel vederla soffrire".
<<Credo che sia la più crudele delle tre>> disse spiando ciò che leggevo da dietro. Solo in quel momento mi resi conto di quanto fosse vicino.
<<Cosa?>>
<<Delle tre maledizioni, credo che sia la più difficile. Credo che vedere una persona soffrire ed essere felici di questo sia più crudele di uccidere>> lo pensavo così anche io. Ma sentito dire da lui era diverso, era come se stesse paragonando uno snaso e un crup e non due maledizioni senza perdono.Lui si avvicinò un altro po' e con delicatezza chiuse il libro e me lo sfilò dalle mani. Poi mi porse la mela. Diedi il primo morso e lui, come avevo fatto io giorni prima ne diede uno accanto al mio. I nostri sguardi erano incollati uno all'altro. Appena finito il frutto tornammo verso casa.
Durante il tragitto, ogni tanto lanciavo qualche occhiata a Gellert, lui a me, quando i nostri sguardi si incrociavano ridevamo. Ma la magia, fu come sempre infranta.
<<Albus...>>
<<Alice...>>
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Grindeldore: I Tuoi Occhi Nello Specchio
Fiksi Penggemar《Lei che cosa vede, quando si guarda nello Specchio?》... Guardai nello specchio e come ogni volta, mi ritornò tutto in mente, i momenti belli e quelli brutti. Accanto a me, vedevo Gellert Grindelwald. 1889 due ragazzi, un amore tormentato, ideali ir...