impostore

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Il giorno dopo avevo aiutato Bathilda nelle facende domestiche. Dovevo pur guadagnarmi quel letto. Mi sentivo in dovere di fare qualcosa e così l'avevo aiutata tutto il giorno.
Non ero mai stato tanto bravo in quel genere di cose, mi arrangiavo, non mi importava se i miei pantaloni avessero qualche piega ma cercavo di piegare perfettamente i vestiti di Ari e di lucidare le stoviglie quando avevamo ospiti.

Non parlammo molto, non avevo voglia di parlare e lei lo sapeva.

Imparai l'arte di lavare i vestiti. Bathilda aveva scritto degli appunti, in bella calligrafia, molto più semplice di quella ricercata della lettera che avevo ricevuto.
Bisognava trovare la miscela perfetta tra uno strano liquido blu e un'altro più denso e chiaro.
Per ogni misurino di quello chiaro ne servivano tre di quello scuro.
Mi sembrava di essere tornati ad Hogwarts, in aula di pozioni.
Ma mi sentivo molto più in ansia, non si trattava di far esplodere qualche calderone o finire in punizione, ma di rovinate i vestiti di Bathilda. Non me lo sarei mai sognato.

Dopo aver trovato la combinazione bisognava strofinare, con energia e coordinazione.
Strofinavo e strofinavo. Mi resi conto di quanto fosse impegnativo, era proprio quello che cercavo. Un modo per sfogarmi. Mi fermai solo quando sentii un profumo proveniente dalla cucina.
Mi proposi di aiutare a cucinare. Tagliai le carote, il sedano e affettai la cipolla, poi Batilda li mise in padella insieme ad un po' di vino. Cucinò nella stessa pentola un grosso pezzo di carne, che poi servì affettato con le patate per contorno.

A tavola, Bathilda mi guardò e mi disse.
<<Ho inviato Alice e Penelope a pranzo domani.>>
La guardai. Sapeva cosa pensavo dei compleanni eppure, ogni anno faceva qualcosa ugualmente.
<<Io, io non...non glielo hai detto
vero?>>
Lei mi guardò confusa.
<<Sapevano già del tuo compleanno>>
La guardai confuso, e la consapevolezza di sapere qualcosa a me sconosciuta gli guizzò negli occhi.
<<Gellert ti stava organizzando una festa, prima che...sai.>>
Una festa di compleanno? Per Albus Silente? Organizzata da Gellert Grindelwald? Sembrava qualcosa di talmente irrealistico che il fato aveva impedito che accadesse.
<<Grazie Bathilda>>
Dopo cena andammo a letto.

Mi svegliai che già Bathilda cucinava. Ma non fu quello ad attirare la mia attenzione, ma un luccichio. Proveniva dal balconcino della finestra. Mi alzai e capii che si trattava del riflesso del sole sul sigillo dorato di una lettera.
La presi.
Per Albus
Perché mi faceva quell'effetto anche solo pensare che fosse lui?

Albus Silente,
Sei un impostore.
Una fotocopia del vero Albus Silente, sai perché? Perché il vero Albus Silente non avrebbe mai e poi mai passato gli ultimi due anni al bordo della strada.
Il vero Albus reagisce anche se la vita lo schiaccia, anche se il mondo è contro di lui.
Resisti, resisti e combatti, sii il vero Albus Silente.
Sii lui anche se pensi di essere rimasto solo.
Non mi sentirai più, non ho potuto fare a meno di scrivere quest'ultima lettera.
Non sforzarti a cercarmi, non mi troverai ed è meglio così.
Sforzati di trovare te stesso piuttosto.
Hai vent'anni Albus, ora hai vent'anni e devi resistere, perché sappiamo tutti che sei destinato a qualcosa di grande.
Pensavo che lo fossimo entrambi, destinati a fare qualcosa insieme, ma forse tu sei meglio di me dopotutto.
Continua per la tua strada e non impedire a nessuno di ostacolati. Io non lo farò.
(Guarda nel secondo cassetto, considerala un regalo di compleanno)

P.S.
Sai perché lo faccio. Sai che agisco sempre per il bene superiore. Nessuno, mi vedrà mai come mi hai conosciuto tu, conserva quel ricordo Albus, perché scrivere questa lettera è l'ultima cosa che farà QUEL Gellert.

Avevo impiegato due anni a cercare di odiarlo e si permetteva di scrivermi dopo tutto quel tempo. Di lottare? Di essere me stesso? Con che coraggio diceva cose del genere dopo avermi abbandonato?
Piangevo e tremavo, perché lo odiavo e non riuscivo ad odiarlo. Perché ogni santa volta che provavo a dimenticarlo una parte di lui mi ricordava che sarei stato per sempre suo.
Un pezzo della mia anima era con lui.

In quei due anni non avevo guardato nessuno. Ero impassibile, mentre mi recavo nei quartieri loschi delle città, mentre entravo nelle osterie e sfogavo la mia tristezza scopando nel retro. Non ricordavo neanche una delle facce di quei ragazzi, nemmeno un bacio, nemmeno uno sguardo, solo sesso.
Un viso però lo vedevo, nella mia mente, sempre più nitido, sempre più chiaro.

Aprii immediatamente quel secondo cassetto, vi era solo una bustina di cuoio.
Allargai le stringhe e mi rovesciai sulla mano il contenuto.
C'era il suo ciondolo, quello con i doni della morte. Ma non fu quello ad attirare la mia attenzione, ma l'anello. Era un anello antico, ovviamente di fidanzamento. Era quello che avrebbe dato a Pen e ora lo aveva consegnato a me. Non sapevo se essere felice o arrabbiato.

Mi allacciai la collanina ma rimisi l'anello dov'era.

Aprii il suo armadio. Non volevo toccare niente di suo e grazie a dio riconobbi immediatamente una mia vecchia camicia e un pantalone che sicuramente gli avevo prestato.

Poi scesi di sotto.

<<Tanti auguri caro. So che odi questo giorno, ma ti assicuro che non sarà niente di troppo.>>

Sentimmo immediatamente il campanello suonare.

Andai ad aprire e le ragazze mi abbracciarono.
<<Auguri Al...bus, Albus>>
Ora che Ali e Pen sapevano di me è Gellert, quel nomignolo era diventato imbarazzante.

Non parlammo del mio compleanno, era un pranzo come un altro fino a quando non venne l'ora di scartare i regali.
Bathilda, mi aveva regalato dei soldi, aveva detto
<<Facci quello che vuoi, ormai sei grande e confido che li userai saggiamente>>
<<Grazie>>

Le ragazze poi mi diedero un'altra busta, guardai dentro, era una camicia.
<<Dovrai pur indossare qualcosa all'altezza se farai qualcosa di saggio con i soldi di Bathilda>> disse Pen e Alice rise.
<<C'è anche questo>>
Alice teneva in mano un cordoncino, tre fili di cuoio, tre tonalità di marrone, incrociati tra loro.
<<Siamo noi tre, vedi? Alle estremità siamo divisi, poi uniti e infine dinuovo divisi, ma non possiamo sciogliere gli intrecci che si sono formati. Non puoi liberati di noi.>>
Albus sorrise. Non era solo, aveva loro due.

Rimasero tutto il pomeriggio. Erano tutti in salotto quando Pen chiese:
<<Bathilda, hai il giornale di oggi?>>
<<Certo, ma no ho avuto il tempo di leggerlo.>> glielo porse ancora piegato. Penny lo aprì. Sembrò leggere con molta attenzione per poi fermarsi incredula.
<<Merda!>>

N.A.
È passata una vita.

Che ne pensate?

Grindeldore: I Tuoi Occhi Nello SpecchioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora