Albus non pulisce

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<<Al, non devi fare niente che tu non voglia>> avrei potuto fermarmi, lui non mi avrebbe giudicato, ma lo volevo, lo volevo così tanto. Era una cosa stupida ma lo volevo davvero.
<<Non sto cercando di dimostrarti niente! Sarai anche tu a giurare dopotutto>>
<<Ma che cosa ci promettiamo?>>
"Amore eterno?" Mi sarebbe piaciuto
"Di non abbandonarci mai?" Troppo
<<Se vogliamo fare qualcosa di grande, dobbiamo cercare di non metterci uno contro l'altro. Giuriamo di non combatterci a vicenda, non potrei sopportarlo.>> propose lui.
Ora conoscevo le sue paure, sapevo che una delle cose che temeva di più era che io non lo accettassi.

I genitori l'avevano respinto, la scuola l'aveva espulso e anche la prozia cercava di farlo apparire diverso da quello che era. A nessuno piaceva il Gellert oscuro, non piaceva nemmeno a lui. Era spaventato da quella parte di sé stesso. Tutti lo costringevano ad essere diverso e per questo, nascondeva quella parte di sè.
Credo sia anche colpa di tutte quelle persone se lui è diventato ciò che è diventato. La sua versione peggiore.

Da questo punto di vista assomigliava molto ad Ariana, due anime tormentate dal corpo in cui erano rinchiuse.
Le amavo entrambe e avrei voluto così tanto liberarle dalla prigionia, ma non ci riuscii e si liberarono da sole, nel peggiore dei modi.

<<Dobbiamo trovare un posto sicuro in cui farlo, non so cosa succedesse se ci interrompessero. Magari un capanno.>> immaginai me e Gellert in quel capanno la sue forti mani sulla mia vita e le sue labbra sulla mia pelle... Respinsi quel pensiero ma involontariamente sorrisi. Lui sembrò leggermi nel pensiero e mi tirò una saponetta addosso.

<<Alle rovine, domani sera alle 11>> dissi, c'era un capanno lì vicino.
<<D'accordo>> dalla sua voce si capiva che era ancora debole. Lo aiutai ad alzarsi. Lo presi per mano e lo accompagnai in camera.

Il letto era perfettamente rifatto, la libreria perfettamente ordinata. Mi avvicinai al letto e spostai il lenzuolo, lui si infilò dentro. Io mi sedetti al bordo e lo guardai, come una mamma guarda il proprio bambino. Nel suo sguardo, non c'era però la stessa dolcezza.

Mi alzai lentamente
<<Buonanotte G...>> Non feci in tempo a finire di parlare che fui sopra di lui. Mi aveva preso per il braccio e ora le sue dita mi stringevano con avidità. Con la stessa velocità le sue labbra furono sulle mie e con la stessa foga cominciò a baciarmi. Avevo sognato quel momento tante volte ma nessuno dei miei sogni può concedersi il lusso di essere paragonato alla realtà.
Ricambiai il bacio e nel momento in cui la mia lingua toccò la sua il mondo smise di esistere.
Esisteva solo la mia bocca che ora era la sua. Esistevano solo le sue braccia che mi attiravano a sé. Esisteva solo il suo odore. I miei organi si misero a fluttuare e a girare su se stessi mentre mi stringeva a sé con forza. Sentii una tensione che non avevo mai sentito, partire dal profondo delle mie viscere e irriggidirsi, così mi staccai, con dolcezza, in modo che lui non fraintendesse.

Non sapevo cosa fare, se dire qualche imbarazzante frase di circostanza o tacere e arrendermi ad un momento che sarebbe diventato solo un ricordo.
Poi lui, esausto, si sistemò e chiuse gli occhi e allora mi fu chiaro cosa fare, mi misi sotto il lenzuolo e cominciai ad accarezzargli i capelli. Non importava cosa sarebbe successo tra di noi, non avevamo bisogno di etichette, ma sapevo che il mio posto era accanto a lui, in ogni caso.

Se ora mi chiedeste cosa c'era tra me e Gellert, non direi che avevamo una relazione. Non era quello che avevamo, non era quello che eravamo. Io e Geller eravamo tante cose, amici, migliori amici, confidenti, compagni, amanti, innamorati, tante cose che noi riassumevamo semplicemente in "noi".

***

Ero sveglio da un po', ma avevo il terrore di aprire gli occhi e non trovarlo accanto a me. Non fu così, aprii gli occhi e lo trovai lì, sveglio intento a guardarmi. Sorrisi perché non avrei mai immaginato niente di meglio della sua faccia al mattino. Era così... reale.
<<'Giorno>> dissi con la voce impastata dal sonno.
<<Buongiorno>> disse lui <<credi che tua sorella si arrabbierà molto se rimani quà un altro po'?>> continuò con un espressione a metà tra lo spiritoso e il provocante.
<<Cazzo! altro che! Aveva detto che mi avrebbe aspettato sveglia in modo che le raccontassi tutto>> mi ricordai e mi alzai di scatto.
<<Che fratello di merda! Aspetta ti accompagno>> si alzò anche lui e con un colpo si sbottonò tutti i bottoni della camicia, lo fece guardandomi in faccia.
Non riuscii a trattenere una risata, risi di gusto, come sapevo fare solo con lui. Lui fece la faccia offesa e allora cominciai a singhiozzare, lui mi coprii la bocca con la mano e risi ancora di più e lui rise con me. Si infilò un'altra camicia e uscimmo soffocando le risate dalla sua camera.

Grindeldore: I Tuoi Occhi Nello SpecchioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora