Arrivò Bathilda, grazie a dio, a rompere il silenzio, portava la cena, non l'avevo mai vista così, si era ridotta al pari di un'elfa domestica a costo di far funzionare questa unione. Lei sorrideva, sorrideva a Penelope, sorrideva ad Alice e lanciava occhiate incoraggianti a me e Gellert. Io volevo che la cena passasse nel migliore dei modi possibile. Ma Gellert non si impegnava nemmeno un po', la poveretta nonostante facesse di tutto per attirare la sua attenzione non riceveva nemmeno uno sguardo.
Il suo unico obbiettivo era quello di non sfiorarmi neanche con il gomito, il suo unico obbiettivo era farmi stare più di merda di quanto non stessi già.
<<Gel, vuoi del pane?>> chiese educatamente Penelope.
<<Gel, Penelope ti ha chiesto una cosa>> gli dissi freddo.
<<Gel, vuoi del pane?>> ripetè. Se uno sguardo potesse uccidere Penelope sarebbe morta già da tempo.
<<Dimi una cosa Penelope, ti piacerebbe se ti chiamassi Pene? Perché comincerò a farlo se non la smetti di chiamarmi così.>>
Aveva esagerato, aveva davvero esagerato.
<<Gel, calmati!>> gli sussurrai. <<Credo che tu sia l'ultima persona a potermelo dire>> ribattè lui sempre sottovoce.
<<Forse così ti piacerei di più>> urlò lei. Mi pietrificai sul posto, anche lui si irrigidì.
<<Cosa diavolo stai blaterando>> anche lui alzò la voce . Penelope si tappo la bocca con mani tremanti, sembrava realmente pentita, era una cosa detta in preda alla rabbia. Ma Gellert non lasciava mai correre.
<<N...n...niente. Per te esiste solo Albus, non parli di altro se non di lui, e questa cosa che non vi piacciono i nomignoli è una grandissima stronzata! Vi ho sentiti più di una volta chiamarvi Gel e Al.》sbottò lei tutto d'un fiato.L'avevo sentito pietrificarsi parola dopo parola. Dovevo intervenire.
<<Cosa cazzo stai dicendo?! Come puoi venire qui e accusarci di una cosa del genere? Non conosci l'amicizia? Non sai niente...>> le parole uscivano dalla mia bocca a casaccio.
<<La vostra amicizia non è normale, non ve ne accorgete di quanto dipendiate uno dall'altro?>> era troppo, con quelle parole avrebbe potuto rovinarci. Da allora, qualsiasi cosa avessimo detto o fatto sarebbe stata usata contro di noi. Sentii il rumore della sedia che graffiava sul pavimento e poi lui andarsene.Scappava quando le cose su facevano complicate.
<<Dai Gellert! Torna indietro, dicevo tanto per dire.>> Poi guardò me, con aria affranta come se le mostrassi una prova della nostra innocenza o colpevolezza. Ero incazzato nero, come si permetteva di partecipare ad una cena e accusarci così?
<<Credo che sia meglio che tu te ne vada!>> le urlai contro, la odiai, non tanto per le cose che aveva detto, che sapevo essere la verità. La odiai perché ora lui avrebbe odiato me. Non avevo avuto il coraggio di girarmi a guardarlo, mentre il discorso prendeva piega.
Lei allora si alzò e se ne andò. Alice la seguì.
Non pensai a come avessi urlato ad una ragazza o a come l'avessi cacciata da una casa che non era la mia, l'unico mio pensiero era lui. Corsi più velocemente che potevo, su per le scale. Sentii dei respiri forti e irregolari, i suoi respiri farsi sempre più soffocati. Sembrava come se non riuscisse a respirare come se in silenzio stesse lottando per un po' d'aria. Sembrava proprio un attacco di panico. Ma non potevo credere che Gellert, che fuori sembrava così forte, potesse averne uno.
Sapevo che non mi voleva vicino, sapevo che se avessi aperto quella porta avrei mandato a puttane il nostro piano di ignorarci. Ma non potevo lasciarlo lì.
Aprii la porta del bagno e lo trovai là, era ripiegato su se stesso: la testa tra le ginocchia e le braccia attorno alle gambe. Appena mi vide alzò la testa, le pupille dilatate, le guance rosse, la fronte bagnata di sudore. Non sopportavo vederlo così.
Poi pensai "scappava, quando le cose si facevano complicate" era per quello? Era per quello che scappava, per non mostrare la sua debolezza?
<<VATTENE!>>
Non mi mossi, non potevo, ero come paralizzato.
<<AL, TI...TI PREGO E...ESCI FUORI DA QUESTO CAZZO DI B...BAGNO>>Non riuscivo a vederlo così, ma non sapevo cosa fare e una parte di me moriva per questo.
<<G...Gel respira>> E poi, con le lacrime che gli scendevano dagli occhi rise. Più che una risata sembrava un ghigno freddo e privo di qualsiasi emozione.
<<Sono quì davanti a te Albus Silente, vulnerabile come non mai, colpiscimi, FALLO ORA, RIDI, VATTENE, FAI QUELLO VHE VUOI, SONO QUI. MA FALLO ORA.>> Non so dire cosa provai in quel momento, ma lui aveva descritto tutto ciò che temevo dal giorno in cui l'avevo conosciuto.
<<I...io>> "Non ho la minima intenzione di lasciarti andare, non posso"
<<WOW, LO VEDI COSA MI FAI ALBUS PERCIVAL WULFRIC BRIAN SILENTE, MI DISTRUGGI, CON UN SOLO SGUARDO, CON UN SOLO TOCCO. ORA LO SAI, SEI TU LA MIA DEBOLEZZA, PUOI FARE DI ME CIÒ CHE VUOI>>
E allora lo feci, quello che volevo, mi avvicinai e lo strinsi tra le mie braccia e cominciai a tremare con lui e a piangere in silenzio come lui. Piano piano, il suo respiro seguì il mio e il suo cuore rallentò.Stretti in quell'abbraccio, le sue lacrime erano le mie ed erano piene di cose non dette, di paure non espresse e sentimenti repressi. Erano piene di noi. Noi che al di fuori sembravamo di roccia ma che dentro eravamo come la sabbia, corrosa da tutte le cose che ci erano accadute. E come la sabbia, la nostra anima scivolava tra le nostre dita. Ma quando eravamo insieme, le nostre anime erano un bellissimo castello.
<<Non lasciarmi>> sussurrò lui quando si fù calmato.
<<Non ho intenzione di farlo, non posso farlo. Da quando ci conosciamo ho il timore che sia tu ad andartene, che ti accorgerai di quanto sono patetico e mi abbandonerai.>> la verità, sempre e comunque, non c'erano bugie tra di noi.
<<Non sei patetico, sei la persona più dolce del mondo. Solo, c'è q...qualcosa d...di sb...sbagliato in me, Al. Qualcosa di incredibilmente oscuro. Con te vedo la luce, ma ho paura che ad un certo punto sarai costretto a scegliere tra me e ciò che è giusto.>>
<<Non vado da nessuna parte, sono pronto a giurarlo, il patto infrangibile, il patto di sangue, scegli tu.>>Si girò a guardarmi, e allora capii che stavo per fare una cavolata, ma non mi importava eravamo ragazzini, pronti a fare di tutto uno per l'altro
N.A🖊💕
Mi sono sempre chiesta come fosse venuta l'idea del patto di sangue.
Che ne pensate?
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Grindeldore: I Tuoi Occhi Nello Specchio
Fiksi Penggemar《Lei che cosa vede, quando si guarda nello Specchio?》... Guardai nello specchio e come ogni volta, mi ritornò tutto in mente, i momenti belli e quelli brutti. Accanto a me, vedevo Gellert Grindelwald. 1889 due ragazzi, un amore tormentato, ideali ir...