CAPITOLO 10 - 10.2 Abissi di coscienza

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Eiji guardò il moncherino di spada rimasto oltre il manico

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Eiji guardò il moncherino di spada rimasto oltre il manico. Finora ce l'ho fatta, ma per quanto potrò resistere? E per quanto quel coso vorrà divertirsi? Se il tempo che ho a disposizione è tanto quanto la lunghezza di quest'arma... è ben poco.

Il Dara non smetteva di ridere e ogni attacco a vuoto dell'avversario era un buon pretesto per emettere un macabro ringhio di soddisfazione. Tuttavia, per quanto fosse forte, l'equilibrio del suo corpo era precario ed era ciò che Eiji avrebbe dovuto sfruttare, perché di un fatto era sicuro: se quel mostro non se n'era ancora andato era lì per lui.

Ebbro del proprio risultato, alzò persino le deformi braccia al cielo, mostrando in mezzo al petto una bella gemma luccicante. Eiji raccolse al volo un sasso, glielo scagliò addosso con precisione e l'Ombra sembrò spaventarsi.

Questo almeno in parte lo spronò a non arrendersi, ma trasformare in realtà la volontà di sconfiggerlo, era tutt'altro che semplice. Il nemico ricominciò a scomparire e ricomparire, urtandolo ripetutamente senza mai essere incisivo, ed era difficile prevedere dove avrebbe attaccato. Che stia aspettando qualche segnale?

Teso l'orecchio ai dintorni, in attesa di possibili pericoli, Eiji si appoggiò a un albero per riprendere fiato. All'improvviso la mano che reggeva la spada spezzata iniziò a sollevarsi proprio in direzione del mostro. Prima di poterne avere paura, una piacevole brezza lo circondò e sembrò sussurrargli: "Puoi farcela, non sei solo."

Raccolte le ultime energie, fece qualche passo con il braccio armato di nuovo teso.

"Forse sono impazzito, ma se devo morire ho un solo rammarico: sei l'ultima brutta faccia che vedrò."

Una mano fatta di carne e ossa gli cinse il polso, un'altra si appoggiò alla sua schiena e all'istante la lama si rigenerò in un fascio luminoso. Quando un vortice da sotto i piedi cominciò ad alzare le foglie, Eiji capì che non poteva essere un'allucinazione e fece per voltarsi, ma la voce gentile che credeva di aver sognato lo dissuase.

"Non distogliere lo sguardo dal nemico."

Il Dara tremava terrorizzato. Il Custode di Saggezza si staccò da quel tocco delicato e con un urlo d'incitamento trafisse il petto dell'avversario, mandando la sfera in frantumi. L'orribile creatura si vaporizzò e lui cadde in ginocchio.

Una figura si portò di fronte a lui e, per quanto sbalordito, non aveva dubbi su chi fosse la donna vestita con una strana tunica, dai morbidi capelli castani e gli occhi color citrino che lo osservavano con apprensione.

"C-che ci fai qui?", riuscì a dire alzandosi.

"Mi hai chiamata tu, mio Custode."

Eiji non sapeva come comportarsi, tuttavia tra le innumerevoli emozioni che provava, aveva bisogno di una cosa sopra le altre. Stretta a sé Kana, nascose il viso nell'incavo della sua spalla e lei, con delicatezza, lo consolò.

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