E se esistesse un mondo collegato alla Terra? Un luogo creato attingendo alle sue più antiche Virtù?
In un Regno che per secoli ha vissuto in armonia grazie al perfetto equilibrio tra Luce e Ombra, la Legge è stata infranta. Se l'oscurità dovesse in...
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"Prima doveva superare la prova. Ha impiegato qualche mese ma pazienza. Poi, per venire qui, doveva chiudere dei conti in sospeso ma pazienza. Ma che ora gli vengano concessi dei giorni liberi, io, davvero, non lo capisco."
La riunione con i Veji era finita da pochi minuti, ma Mimita non aveva intenzione di cedere. Nonostante le rimostranze esposte al Consiglio avessero incontrato solo il favore di Tahwito, fuori dalla Sala del Trono stava proseguendo con le lamentele.
"Io credo che un tantino di responsabilità in più non farebbe male a tua sorella. Se non lo comprende lei, come possiamo pretendere che lo faccia l'umano? Io penso..."
Eiji osservò Kana che aveva lo sguardo basso e non sembrava sentire nulla di quello che la consigliera stava blaterando.
Il vociare ininterrotto della consigliera lo innervosì, ma si era detto più volte che doveva stare al proprio posto: gli avevano permesso di partecipare alle riunioni con il velato avvertimento di non intromettersi in questioni che non lo riguardavano, e solo in caso di specifica richiesta. Lui non aveva obiettato, il suo compito era esserci per Kana.
"Qualcosa non va?", le domandò.
"Cosa? Ah, no. Cercavo di concentrarmi in vista dell'allenamento."
"Novità dal fronte nemico?", ritentò lui, consapevole che qualcosa la stesse turbando.
Quando erano in connessione, percepiva che un angolo della sua anima era chiuso e anche se lei lo aveva rassicurato che era tutto a posto, lui non era convinto.
"Nessuna. Ho percepito il Sacerdote quando il Drago è stato liberato, poi il silenzio."
Eiji fece una piccola corsa in avanti bloccando il gruppo. Con teatralità si esibì in un inchino e allungò la zampa verso Kana.
"Gentili, Veji, qui ci salutiamo. Noi dobbiamo andiamo a vedere quale sarà l'ultima arma a nostra disposizione."
Divertita, la Reggente batté il cinque permettendo al Custode di trasformarsi e con uno scatto corse in direzione dell'uscita.
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Il campo di allenamento era un vasto spiazzo in una gola naturale, non distante dal palazzo. Pareti rocciose scendevano lievi fino a farsi piane e una zona boschiva lo delimitava, insieme a un fiume che si faceva largo attraverso una grotta.