CAPITOLO 5 - 5.3 L'asso nella manica

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Come ogni anno, Eiji stava trascorrendo le vacanze al tempio di famiglia poiché, in accordo con i genitori, era stato stabilito che un giorno sarebbe succeduto al nonno in qualità di guida spirituale

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Come ogni anno, Eiji stava trascorrendo le vacanze al tempio di famiglia poiché, in accordo con i genitori, era stato stabilito che un giorno sarebbe succeduto al nonno in qualità di guida spirituale. Seppure con qualche titubanza iniziale, aveva accettato, a patto che gli fosse concesso di finire gli studi, compresi quelli universitari. Tutto ciò comportava per lui un notevole impegno e la quasi assenza di periodi di riposo, ma doveva ammettere che non era male stare in un luogo affascinante come quello, pur non vedendo l'ora di tornare dagli amici per cominciare il secondo anno di liceo.

Il santuario, abbarbicato in uno spiazzo roccioso su una montagna immersa in boschi secolari, era raggiungibile grazie a una lunga scalinata, ambita attrazione per i turisti, e abitato a rotazione da una ventina di monaci, che avrebbero preso la propria strada una volta terminata la formazione. Questi adepti erano chiamati a essere partecipi della vita del tempio: dalla coltivazione dell'orto, alla raccolta della legna, passando per il rassetto dei panni, dovevano svolgere ogni giorno le mansioni indispensabili per se stessi e per gli altri.

Oziare non era un'opzione e, se qualcuno veniva beccato, ci pensava nonno Togashi a rimetterlo in riga con uno dei suoi impossibili enigmi. Se non risolto, ed era risaputo che il Sommo Maestro vinceva sempre, il malcapitato era costretto a compiere qualche lavoretto in più, di solito improbabile.

Era una tarda sera quando Eiji, andando ad accendere l'incenso all'altare degli avi, notò la porta della palestra socchiusa e il nonno all'interno parlottare di fronte alla spada cerimoniale. Domandandosi che cosa stesse combinando a quell'ora, invece di essere a controllare che tutti fossero nel dormitorio, si sporse per spiare, mosso dalla propria irrefrenabile curiosità.

"È così, mia cara. Penso sia inutile continuare a rimandare. Nelle mie condizioni non posso esservi di grande aiuto e voi avete bisogno di qualcuno più florido di me. Mh, mh... mh, mh... sì, esatto, proprio lui! Quell'impertinente di mio nipote che sta origliando alle mie spalle", disse voltandosi fulmineo.

Eiji fece per indietreggiare ma, ormai beccato, entrò mesto nella stanza, intravedendo una sfumatura gialla, quasi dorata, negli occhi socchiusi del nonno, che non ricordava di aver mai visto.

"Non spaventarti, ragazzo mio, vieni qui e siediti. Dobbiamo parlarti di una cosa."

Eiji obbedì, ma si chiese se l'età non stesse cominciando a fare all'anziano brutti scherzi. Questi gli porse le mani, accennando di afferrarle, e l'altro le strinse.

"Nonno, ti senti bene?"

"Salve, Eiji."

Nella testa, una voce femminile lo costrinse a lasciare la presa per lo spavento. Il nonno, con una smorfietta compiaciuta, lo esortò a tornare in posizione.

"Scusami se non posso presentarmi di persona, il mio nome è Kana. Ho discusso a lungo con tuo nonno prima di decidere come comportarmi, ma mi fido di lui tanto da sapere di potermi fidare di te. Ti chiedo del tempo per ascoltare una storia, se me lo concederai."

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