CAPITOLO 20 - 20.2 Vark

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Ogni cosa si azzittì al passaggio di quell'ombra lenta e solenne che accompagnava l'incedere elegante del suo portatore

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Ogni cosa si azzittì al passaggio di quell'ombra lenta e solenne che accompagnava l'incedere elegante del suo portatore. Solo il sibilo della veste che graffiava il pavimento si permetteva di disturbare Vark, che si aggirava nel palazzo ostentando tutta la propria sicurezza.

Il consigliere osservò dapprima il mobilio e la polvere sedentaria che lo ricopriva, poi, di fronte a una vetrata, ammirò compiaciuto ciò che restava del villaggio di Haske.

"Non pensavo ci sarebbe voluto così poco a convincerlo a cacciare la servitù. Girovagare indisturbato è un vezzo che ho sempre voluto concedermi. Questo mondo è così pieno di ipocrisia, ma presto sarà libero."

Una risata sommessa sfuggì al suo controllo e con la mano affusolata fece una metaforica carezza all'esterno, stridendo le unghie affilate contro il vetro. Ripreso a camminare, raggiunse la fine del corridoio dove un piccolo fremito lo allertò. L'attesa è finita, non con i risultati che avevo pronosticato, ma mi accontenterò.

Soddisfatto, alzò il cappuccio e raggiunse la scalinata al fondo del percorso. Discese i gradini, assaporando il freddo contatto di ognuno contro la pianta dei piedi nudi, non avendo fretta di arrivare a destinazione.

Nella lugubre sala rettangolare che lo accolse, Kujo era al centro dell'immensa vasca che si estendeva per quasi per tutta l'area: pallido, a petto nudo, sembrava un fantasma. La piscina in cui si trovava era stata concepita per essere il tramite tra la Terra e Zemlyan, destinata al Sacerdote e, negli ultimi tempi, anche ai Dara, per permettere loro di arrivare nel mondo umano. Ma per Vark era diventato un ambiente inaccessibile da quando Yami lo aveva rigettato dal proprio corpo dopo che Lìfe lo aveva privato del potere di passaggio per aver infranto la Legge. E ogni volta che si era recato ad accompagnare Kujo, o i suoi adepti, di fronte a quell'acqua bassa e innocua, si era dovuto accontentare di fare da spettatore e soffocare il crescente, ossessivo desiderio di avere tutto sotto controllo. Fino a quel momento, almeno, in cui un piacere viscerale gli regalò brividi di eccitazione che avrebbe dovuto tenere, ancora per poco, nascosti sotto le vesti cupe.

In quel lugubre clima, a incorniciare i protagonisti, alte colonne si specchiavano nella piscina sui due lati lunghi, come astanti in attesa di ascoltare maestosi discorsi.

La figura di Kujo non dava segno di volersi muovere e l'acqua vibrava impercettibile al ritmo regolare delle sue pulsazioni, così fu Vark a entrare in scena, aprendo le braccia in segno di accoglienza.

"Bentornato, mio Signore. La Vostra visita sulla Terra è stata in qualche modo...", si fermò con una mano a mezz'aria, come a lambire la parola di cui era in cerca, "illuminante?"

Ma Kujo, impassibile, tacque ancora e Vark fece qualche passo verso la vasca.

"Mio Signore, cosa vi turba? Siete forse stanco? Posso accompagnarvi nelle Vostre stanze e prepararvi qualcosa di caldo, se solo me lo ordinaste..."

"Tu sapevi."

"Perdonatemi."

"Tu sapevi e non hai fatto altro che mentirmi", sbottò Kujo e dal crescendo del tono trasparì tutta la collera di cui si era nutrito negli ultimi anni.

Zemlyan: RebirthDove le storie prendono vita. Scoprilo ora