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Madison

Sono le 11 di mattina ed ho già preparato due torte al cioccolato e una decina di muffin. Di solito preparo dolci quando sono nervosa o stressata. Oggi è uno di quei giorni, perché non riesco a smettere di pensare al modo in cui ho cacciato Holden ieri pomeriggio.

Dopo avergli scritto, prima di andare a dormire, mi sono sentita un po' meglio.

Lui però non mi ha ancora risposto e la cosa mi rende nervosa.

Sarà arrabbiato con me? Si sarà offeso?

Sento suonare il campanello proprio mentre finisco di decorare l'ultima torta. Mi pulisco in fretta le mani e mi tolgo il grembiule sporco di cioccolato.

Quando vado ad aprire trovo Holden poggiato alla colonna del portico. Indossa i pantaloncini blu del costume ed una camicia bianca completamente sbottonata. Rimango a fissare il suo petto come un bambino di fronte ad una caramella.

«Posso entrare?»

Sbatto le palpebre un paio di volte per tornare alla realtà e mi sposto per consentirgli di passare.

«Qualcuno sta cucinando? C'è un profumo straordinario.» Lo osservo fermarsi nel bel mezzo del salone.

«Si, stavo preparando qualche dolce per passare il tempo...»

Si volta verso la cucina e sorride. «Qualsiasi cosa tu abbia preparato, mi ha fatto venire fame.»

Sorrido anche io e gli indico di seguirmi in cucina.

«Per chi sarebbero tutti questi dolci?» domanda appena entriamo in cucina.

«Per nessuno in particolare...vuoi assaggiare qualcosa?»

Osserva le due torte e i muffin per qualche secondo poi li indica entrambi. «Sembrano troppo buoni per sceglierne solo uno.»

Sorrido di nuovo e poi gli taglio un triangolo di torta al cioccolato, lui intanto prende un muffin dal vassoio rotondo. Non ho intenzione di rimanere a fissarlo mentre mangia come una pervertita, perciò mi volto verso il lavandino pieno di utensili sporchi, controllo velocemente tutte le cose che devo lavare e mi rimetto il grembiule.

«È tutto buonissimo, davvero.» Per qualche strana ragione mi ritrovo ad arrossire per complimento. Che fortuna che sono voltata di spalle, almeno non può vedermi.

Sto per ringraziarlo quando il coltello che sto pulendo mi scivola dalla mano.

«Merda...» impreco a voce alta mentre osservo il sangue macchiarmi la pelle.

Un momento sono in cucina, quello dopo sento l'asfalto contro la pelle.

Quella ferita minuscola si è trasformata in un taglio profondo.

La goccia di sangue ha formato una pozzanghera rossa sotto di me...

«Ehi non è niente», dice qualcuno alla mia destra, «vieni, mettilo sotto l'acqua fredda.» Una mano calda mi afferra il polso delicatamente e guida la mia mano sotto il getto fresco.

«Devi solo metterci un cerotto.» Mi volto verso la voce alla mia destra ed incrocio un paio di occhi verdi preoccupati.

«Madison...» quando Holden pronuncia il mio nome torno alla realtà. Chiudo il rubinetto e mi asciugo velocemente la mano. «Devi metterci un cerotto...», insiste Holden, «dove li tenete?» Gli indico il mobiletto accanto al frigorifero e rimango a fissarlo come una stupida mentre li cerca.

Sotto il sole di MiamiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora