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Holden

La prima cosa che vedo quando apro gli occhi è il volto di mia madre. Spalanca gli occhi e sorride prima di alzarsi e correre fuori dalla stanza in cui mi trovo.

Nonostante mi sembra di essermi appena svegliato dal sonno più lungo della mia vita, non mi trovo nella mia camera. Le pareti di questa stanza sono bianche e celeste pallido. Il letto è stretto e scomodo e c'è qualcosa che fa rumore. Emette un fastidiosissimo bip continuo...

Merda.
Sono in ospedale.

Ma mano che passano i secondi, sento un mal di testa crescente mentre cerco di ricordare come ci sono finito. Ero alla festa di Thomas, poi sono andato via con Madison, l'ho lasciata a casa sua e sono tornato a casa mia...

«Come ti senti Holden?» mi volto verso un uomo col camice bianco e una cartellina in mano. Mia madre è accanto a lui e ha gli occhi lucidi.

«Male?» rispondo e provo ad alzare il braccio per strofinarmi gli occhi. Quel gesto però fa malissimo e me ne lamento subito.

«Hai due costole incrinate e abbiamo dovuto mettere i punti dove hanno conficcato la lama del coltello, temo che ti rimarrà una cicatrice» mi informa il dottore mentre segna qualcosa sulla cartellina.

«Che cosa è successo?» domando a chiunque sappia rispondermi.

«Ti hanno aggredito sotto casa» risponde mia madre. «Credo volessero rapinarti.»

In quello stesso momento comincio a ricordare pezzi dell'aggressione.
La prima persona che mi coglie di sorpresa appena scendo dall'auto, quella con il coltello che arriva dopo, io che gli dico di prendere quello che vogliono e loro che mi ignorano prima di avventarsi su di me.

No, non era una cazzo di rapina.

«Ce l'avevano con me» rispondo con voce roca. Ho la gola secca e vorrei scolarmi un'intera bottiglia d'acqua. «Posso avere qualcosa da bere?»

Il medico annuisce e mia madre mi passa il bicchiere che ha appena riempito. Subito dopo il dottore le dice di uscire per potermi visitare. Mentre lo fa, mi spiega ogni ferita che ho ma mi rassicura che mi rimetterò in poco tempo e non dovrebbe rimanere nulla, solo la cicatrice della ferita che mi ha inflitto il coltello di quel tizio. Mi spiega anche che è stata una fortuna che non abbia colpito organi vitali o sarebbe stato più difficile per me.

Quando ha finito, mia madre rientra e con lei ora c'è anche Liam.

«Quanto tempo ho passato qui dentro?» Domando ad entrambi.

«Hai fatto un sonnellino lungo quasi due giorni» dice Liam scherzando, ma vedo che in realtà è molto teso. Non so come avrei reagito io se fosse successo a lui.

«Ti fa male qualcosa?» mi chiede mia madre sedendosi accanto a me.

«Per ora no» le rispondo, «il dottore mi ha dato degli antidolorifici poco fa.»

Subito dopo vedo la porta aprirsi e per un secondo spero di veder entrare Madison. Manca solo lei e poi ci sono tutte le persone più importanti per me in questa stanza.

Da dietro la porta però non appare la chioma castana di Madison, bensì quella bionda di una delle infermiere. Viene verso di noi e mi fa qualche altra domanda prima di sparire.

«Dov'è Madison?» domando a quel punto ad entrambi.

Mia madre sospira mentre Liam si limita a distogliere lo sguardo da me e rimanere in silenzio.

«Non credo sia il caso di parlarne adesso che ti sei appena svegliato...» dice mia madre e sembra nervosa.

«Sta bene?» domando di nuovo ad entrambi dato che il modo in cui si stanno comportando non mi rassicura affatto.

Sotto il sole di MiamiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora