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Castelli di sabbia

Miami Beach, 14 anni prima.

Le onde che si infrangevano sul bagnasciuga erano quello che la bambina osservava mentre il padre gonfiava la ciambella a forma di unicorno accanto a lei. Gli mancava ancora tanto e doveva preparare anche i suoi braccioli rosa con i fiori.

«Quanto manca?» gli domandò saltellando sul posto.

«Non molto piccolina» le rispose suo padre sorridendole.

Forse ci avrebbe davvero messo poco se il suo telefono non avesse cominciato a squillare. La terza volta che successe, suo padre prese il telefono e sbuffò facendo sorridere sua figlia.

«Devo rispondere. Perché tu intanto non cominci a riempire la piscina?»

Alla bambina l'idea non dispiacque. Prese il suo secchiello con con la s di Superman e corse verso la riva. Fu quando l'acqua fredda le bagnò i piedi che notò alla sua destra un castello di sabbia bellissimo. Senza pensarci due volte mollò il secchiello sulla sabbia e si diresse verso il castello.

Seduti davanti a quello che agli occhi della bambina doveva essere un capolavoro, c'erano un bambino e suo padre. Entrambi stavano decorando le torri con delle conchiglie trovate in mezzo all sabbia, e si accorsero della bambina solo quando la sua ombra li sovrastò.

«Ciao» disse la bambina dondolando sui talloni. «Io sono Madison.»

La stavano guardando entrambi, ma gli occhi della bambina erano rivolti solo al ragazzino seduto davanti a lei.

«Lo hai fatto tu?» chiese al bambino senza smettere di guardarlo.

«Io...l'ho fatto con mio papà» le rispose girandosi verso suo padre.

«Ehi Madison...» disse l'uomo avvicinandosi a lei. «Dove sono i tuoi genitori?»

«Mamma è a Chicago invece papà è...»

La bambina fu interrotta proprio dalla voce di suo padre. «Eccoti qui» disse appena la raggiunse. La prese in braccio e la strinse a sé come se potesse perderla di nuovo. «Mi hai fatto spaventare piccolina, non ti trovavo più.»

«Scusa» disse la bambina stringendo le sue piccole braccia intorno al collo del padre. «Non lo faccio più.»

«Credo sia stata attirata dal castello di sabbia» disse il padre del bambino avvicinandosi a loro. «Io sono Matthew e lui è mio figlio Holden.»

«Simon» si presentò suo padre facendola scendere. «Mi sono distratto un secondo per rispondere al telefono e...»

La bambina non stette a sentire la conversazione tra suo padre e l'altro signore. Si diresse invece di nuovo dal bambino che aveva ripreso ad attaccare conchiglie al castello.

«Quanti anni hai?» gli chiese accovacciandosi accanto a lui.

«Sei» rispose il bambino. «Quasi sette.»

«Perché quasi?»

«Perché farò sette anni il mese prossimo» le rispose mentre la osservava sorridere.

«Io ho cinque anni.» Gli disse anche se non le era stato chiesto, mostrandogli anche la mano completamente aperta.

«Papà posso aiutarli a fare il castello?»

«Non possiamo disturbarli piccolina...» per quanto suo padre odiasse vederla triste, stavolta non poteva semplicemente dirle di sì.

«Nessun disturbo» disse il papà del bambino. «Vero Hol?»

Il ragazzino guardò prima la bambina, poi suo padre e infine annuì.

«Siiii» gridò felice la bambina saltellando sul posto. «Grazie signore.»

Il padre del bambino rise. «Prego, Madison.»

«Ok allora, io vado a prendere il portafoglio che ho lasciato sotto l'ombrellone e poi torno» disse suo padre.

Intanto sua figlia era già tornata accanto al bambino. «Cosa posso fare?»

«Puoi aiutarmi a mettere queste» disse il bambino passandole alcune delle sue conchiglie. «Però fai piano, sennò si rompe.»

«Va bene» rispose la bambina e si mise subito all'opera.

Nonostante dovessero lavorare insieme, il bambino passò la maggior parte del tempo a guardarla. Non sapeva spiegarsi il perché non riuscisse a distogliere lo sguardo da lei. Forse erano i glitter del suo costume, pensò.

«Fatto!» esclamò la bambina mostrando le mani vuote al suo nuovo amico. «Tu non hai ancora finito però...», si picchiettò l'indice sul mento, «ti aiuto se vuoi.»

«Va bene» si trovò a rispondere il bambino. Non sapeva perché ma era sicuro che non sarebbe mai riuscito a dirle di no.

Quando terminarono tutte le conchiglie, i due bambini si alzarono in piedi e si fermarono ad osservare soddisfatti l'opera conclusa.

«Sembra il castello di una principessa» affermò la bambina. «Ci serve una principessa.»

Il bambino la guardò e poi gli venne un'idea. «Puoi essere tu la principessa.»

La bambina sorrise ancora di più. «Davvero?»

Il bambino annuì e la bambina sembrò ancora più felice.

«Tu puoi essere il principe» disse ad un tratto la bambina.

«Io non posso essere un principe» disse il suo nuovo amico, mentre il sorriso cominciava a sparirgli dal volto.

«Perché no?» gli domandò la bambina avvicinandosi a lui.

«Perché il principe deve essere ricco...e io non sono ricco.»

«Che vuol dire ricco?» domandò al bambino. Lui però si limitò a scuotere la testa e sorridere.

«Io non voglio un principe ricco» insistette la bambina. «Io voglio il principe Holden.»

Il bambino scoppiò a ridere e infine accettò di essere il suo principe.

Giocarono insieme per ore, fin quando non si stancarono e si sedettero mano nella mano davanti al castello e di spalle ai loro genitori.

«Noi purtroppo ora dobbiamo andare» disse il padre della bambina.

«Perché?» gli domandò triste sua figlia.

«Perché dobbiamo andare a casa dei nonni, ricordi?»

«Ah è vero, me lo ero scordata.» Poi si voltò verso il bambino. «Grazie di avermi fatto giocare con te oggi» e gli diede un bacetto sulla guancia.

Entrambi i loro genitori risero e poi la bambina e suo padre se ne andarono.

Il bambino rimase invece immobile, fin quando suo padre non si avvicinò a lui e gli diede un colpetto sul braccio.

«Ti piace Madison eh?»

Il bambino, che già era arrossito per via di quel bacetto, divenne ancora più rosso.

«No...» rispose mentendo. «Però domani posso giocare ancora con lei?»

«Cavolo...» mormorò suo padre sottovoce. «Mi sono dimenticato di chiedergli il numero.»

«Quindi non posso vederla domani?» Chiese il bambino con occhi tristi.

«Domani non lo so» rispose suo padre. «Ma se è destino, un giorno vi incontrerete di nuovo.»

E in quel momento il bambino decise di credere a suo padre, senza sapere che il giorno dopo non avrebbe rivisto la sua principessa.
Senza sapere che una notte, molti anni dopo, quella principessa sarebbe tornata da lui e l'avrebbe baciato di nuovo.

Sotto il sole di MiamiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora