Epilogo

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Madison

«Sei sicura di aver preso tutto?»

È da quando ho chiuso la valigia questa mattina che mio padre mi fa la stessa domanda.

«Ho ricontrollato tre volte papà, sono sicurissima.»

«Ci mancherai tanto piccolina.» Sia lui che Samantha sono fermi sulla soglia e osservano le valigie sparse sul pavimento.

«Mi mancherete anche voi e mi dispiace soprattutto di non poter vedere il piccolino crescere.»

Quella volta che Samantha è finita in ospedale abbiamo scoperto che aspetta un bambino. Inutile dire che mio padre era al settimo cielo e non vede l'ora che nasca.

«Verremo a trovarti tutte le volte che potremo», mi rassicura Sam.

«E quando non potrete venire verrò io», dico ad entrambi. «Ma comunque mi terrete aggiornati su tutto.»

«Ovvio», mi risponde Sam. «Ti invierò le foto di tutte le ecografie.»

«Ci conto». Proprio mentre pronuncio quelle parole il campanello di casa suona.

«Vado io» si offre papà mentre io rimango sola con Samantha.

«Non vedo davvero l'ora che nasca» le dico mentre i miei occhi si posano inevitabilmente sulla sua pancia ancora piatta.

«Sarai la sorella maggiore migliore del mondo» mi dice mentre viene ad abbracciarmi.

«E tu sarai la mamma migliore del mondo.»

Ci stiamo ancora abbracciando quando sentiamo bussare alla porta della mia camera. Sam va ad aprire e vedo mia madre ferma in corridoio.

«Vi lascio sole.» Samantha saluta mia madre e poi esce dalla mia camera.

«Posso entrare?» mi domanda mia madre facendo un passo verso la porta.

«Certo.»

Appena varca la soglia, si guarda intorno e sospira. «Ha sempre detto che questa sarebbe stata la tua stanza.»

So che sta parlando di mio padre, perciò la lascio continuare senza interromperla.

«Sono venuta qui solo due volte, una quando ancora non ero incinta e l'ultima quando abbiamo scoperto che aspettavamo una bambina e lui mi disse subito che tu avresti dormito qui. Aveva già in mente come far decorare la stanza anche se in questa villa ci passava solo le vacanze estive.»

Sospira avvicinandosi alla finestra e poi continua. «Mi dispiace di non essere stata la madre che meritavi Madison. Ho pensato prima a me stessa e questo non è quello che dovrebbe fare un buon genitore.»

Una lacrima le riga la guancia pallida, riesco a vederla prima che lei la asciughi con il dorso della sua mano. «Ho rovinato la cosa più preziosa che avevo e me ne pento ogni giorno.»

Contro ogni sua aspettativa, mi avvicino a lei e l'abbraccio. Nonostante tutti gli errori che ha commesso, è pur sempre mia madre ed io le voglio bene. Ha preso il primo aereo disponibile da Chicago per venire qui appena papà l'ha chiamata per dirle quello che è successo con Noah, e quando mi ha vista è scoppiata in lacrime davanti a tutti. È stato straziante vederla così e non voglio che succeda mai più.

«Ti voglio bene mamma» le dico mentre lei mi accarezza i capelli, una cosa che faceva anche quando ero piccola.

«Ti voglio bene anche io piccolina, più di ogni altra cosa al mondo.»

Rimaniamo ancora un po' abbracciate e poi ci sdraiamo sul letto a parlare. Lei mi racconta di quanto sia impegnata adesso che ha di nuovo ripreso in mano le redini dell'azienda della sua famiglia dopo che James gliele ha praticamente restituite. A quanto pare gli è rimasta un po' di coscienza da qualche parte, e dopo quello che ha fatto Noah in quel parcheggio ha deciso di scusarsi restituendo a mia madre quello che lei gli aveva venduto anni fa, promettendole anche che sarebbe sparito definitivamente dalle nostre vite.

Sotto il sole di MiamiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora