{ girls bite back }

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Nessuna delle due aveva osato dire mezza parola durante il tragitto, ancora un po' scosse dall'incidente evitato poco prima.
Victoria aveva cercato di rimanere in sé il più possibile, per tenere in sicurezza se stessa ma, soprattutto, la ragazza seduta accanto a lei.
Per questo non aveva più gettato un singolo sguardo su Giudith.

Avevano abbandonato il centro della città da qualche minuto e stavano percorrendo delle stradine sterrate di campagna, contornate ai lati da alte fronde ed alberi.
Quando Victoria cominciò a rallentare, erano sbucate in un'ampia distesa d'erba che, circondata da un bosco, presentava al centro una piccola collina sulla quale era stata costruita una villa.

Il veicolo si era arrestato proprio a valle, al termine di una scalinata che portava fino alla fine della salita.

≪ Puoi scen-... ≫ si fermò di colpo Victoria.
Giudith si era addormentata; forse era per questo che non aveva più aperto bocca.
La bionda, per tentazione di quella pelle così liscia e candida, accarezzò la ragazza e le spostò una ciocca di capelli dal viso; fu allora che si aprirono, con molta lentezza, quesi due occhioni scuri.
Victoria ritrasse subito la mano.
Giudith cominciò a guardarsi intorno attraverso i finestrini.
≪ Ma questa... ≫.

≪ Questa è la villa dove ci nascondiamo tutti e quattro quando dobbiamo scrivere i pezzi nuovi ≫ disse includendo gli altri tre componenti della band.

Giudith aprì lo sportello senza distogliere lo sguardo dalla villa e scese, bagnandosi immediatamente per la pioggia che s'era fatta troppo forte.
Sembrava essersi incantata.

≪ Io parcheggio, tu corri dentro e sali al piano di sopra! ≫ urlò Victoria per via del rumore del temporale che impediva di parlare normalmente.
E l'altra ubbidì senza voltarsi.
≪ Va' in camera mia! ≫.

Giudith correva su per le scale, luccicanti perché bagnate, senza fermarsi.
Dopo aver percorso l'intera salita, si ritrovò in un giardino delimitato da alte siepi, che conferivano a quello spazio una certa riservatezza.
Tra le gocce che scendevano a tutta velocità e il buio della notte, riuscì appena a scorgere una piscina interrata, dalla quale l'acqua stava straripando.
Ma la sua attenzione, non smettendo mai di correre verso la porta d'ingresso, si spostò sull'unica finestra illuminata della villa.
Giudith cercò di capire chi o cosa vi fosse oltre, ma la pioggia che batteva sui vetri lo rendeva impossibile.
Allora si fermò davanti ad essa e si fece scudo con le mani per riuscire a guardarvi attraverso.
La prima cosa che catturò il suo sguardo fu un foglio di carta su un tavolo sottostante la finestra, piegato in modo da rendere più facile la lettura dall'esterno.

"Hai scordato le chiavi, di nuovo...
Le abbiamo lasciate sotto il tappeto, in caso ti passi la voglia di fare i capricci prima del nostro ritorno.
Cresci Victoria."

La stessa Giudith, che di quel messaggio non era affatto la destinataria, raggelò a quelle parole.
Ma prese nota di quanto scritto e cercò quelle chiavi sotto il tappeto della porta d'ingresso.
Una volta afferrate, si rese conto che fosse un mazzetto di non solo una, ma cinque chiavi.

≪ Quale momento migliore di tentare la fortuna se non adesso? ≫ si chiese Giudith, con tono sprezzante e indubbiamente ironico.
I suoi capelli erano tutti bagnati, come fosse appena uscita dalla doccia, e il vestito attaccato al corpo le faceva venire i brividi, sia per il freddo che per il fastidio.

Cominciò con la chiave più colorata, quella viola, ma la serratura non si sbloccava.
Allora tentò con la più grande, dal momento che una chiave importante avrebbe potuto aprire una porta importante; niente.
Infine scelse quella dorata, all'apparenza la più vecchia e rovinata.
La girò per tre volte nella serratura e, questa volta, la porta si aprì.

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