{ dolce amaro }

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Nacque, allora, in quelle due nature differenti un sentimento strano, misto di timore ed eccitazione. Due persone, non completamente affini ma complementari, che fuggono dalla realtà effettiva per trovare riposo in qualche posto nascosto, difficilmente raggiungibile che funga da perfetto covo per un autoesilio.

La mattina dopo Victoria tornava lentamente giù per il viale che collegava la casa di montagna - ereditata da una zia sconosciuta - al bosco locale. Era felice, il suo viso era velato da una gaiezza quasi infantile; aveva fatto un capriccio, l'aveva assecondato fino a scappare e ora non voleva pensare alle conseguenze che ne sarebbero derivate.
Qualche cosa di latteo vagava per l'immenso giardino della residenza e su quella massa il sole posava tutta la sua radiosità e creava giochi di luce e pulviscolo nell'aria.

Da lontano, alla finestra incorniciata da legno e buganvillee, stava affacciata Giudith con il viso poggiato sul pugno stretto. Salutò con la mano, sorrise allegramente, poi si portò anche l'altro pugno sotto al mento. Avrebbe seguito quella ragazza in capo al mondo se fosse stato necessario.
S'era appena svegliata lei, perché si rigirò tra le coperte sicura di trovarci avvolta la bionda ancora assonnata, ma senza successo. Il suo braccio pesante cadde sul materasso, abbracciando nient'altro che il vuoto; allora si alzò a cercarla.
Ora se la guardava confusa mentre quella trotterellava giù dal sentiero.

≪ Da dove te ne vieni? ≫.

≪ È deciso, andremo a cavallo ≫ le rispose l'altra mettendosi una mano sulla fronte per riparare gli occhi azzurri e sensibili dal sole.
La prima metà della mattina era trascorsa appena. Avevano la sera innanzi deciso di cavalcare nella pineta e la giornata di quel luglio morente era ben favorevole a un tale svago.

Erano vestite a modo per una cavalcata fiabesca, con lunghi vestiti stretti in vita, ma il seno d'entrambe era appena coperto dal tessuto che si arricciava sul petto. Due spacchi vertiginosi lungo la gonna bianca di Giudith lasciavano circolare liberamente il vento dall'odore di violette e resina fresca tra le gambe. Victoria, piuttosto, pareva una valchiria tutta in nero, con un corsetto allacciato stretto in vita e degli stivali alti che si intravedevano da sotto la veste.

Si misero per la via grande, quella che arrivava alla sorgente. Cavalcavano affiancate al trotto, da principio silenziose. Aveva scelto dal maneggio più vicino dei bellissimi cavalli giovani e in forma. Giudith teneva il suo leggermente indietro, tirando spesso le briglie a sé in modo da ammirare la figura eretta e maestosa di Victoria. La bionda se ne accorse ben presto, poiché il suo cavallo ruppe il moto lento dell'andatura per un breve momento e si mise al pari del suo compagno.
L'altra amava sentirsi il vento scorrere sul viso, ma, quando un riccio di capelli le irritava gli occhi, questa lo rimandava indietro sulle tempie con un movimento vivo del capo.

Vennero incontro ad un gregge immane di pecore; non abbastanza pazienti di aspettare il passaggio di ognuna di loro, spinsero i cavalli a svoltare verso sinistra, secondo l'attento consiglio di Victoria che aveva già percorso quella strada. Una gran voglia di corsa avventurosa pervase gli animi di entrambe le donne e, quasi spinte da una forza comune, mossero convulsamente le briglie e partirono senza meta.
La bassista se ne stava chinata, con gli occhi socchiusi per paura di colpire qualche foglia o ragnatela troppo basse, ma si divertiva e aveva un sorriso bambino stampato sul viso.

Il vento fresco, quasi freddo, le eccitava. Non si guardavano, ma provavano il profondo incanto di percepire le loro pupille intrecciarsi e perdersi l'una nell'altra. La sorgente era vicina e il galoppo, non più sopportabile, si trasformò in una brusca frenata da parte della riccia.

≪ Guarda lì, Vicky, che bel fiore ≫ esclamò Giudith additandolo.

≪ Non fermarti così, Giudith! ≫ cercò di riprenderla l'altra.

≪ Se mi tieni il frustino, lo colgo subito ≫.
A quest'ultima non importava delle ammonizioni della più grande; sembrava proprio ignorarle mentre si sporgeva il più possibile verso l'esterno e sbracciava per aria cercando di arrivare a quella pianta dal fiore lilla che l'aveva catturata.

≪ Odora pure, amore ≫.
≪ Ha lo stesso profumo dei tuoi capelli ≫.

Victoria le sfiorò le dita con la bocca calda, tremando. L'altra non disse nulla, ma mutò un poco nel viso. Il contatto tra di loro, pur essendo quotidianità, risultava ancora troppo surreale perché accadesse con quella facilità.
Giudith prese a correre, sfidando con lo sguardo la sua avversaria affinché la raggiungesse. Questa si era spinta nel folto del bosco, dove il cavallo si rifiutava di avanzare. I grandi pini sorgevano dritti e inflessibili, ma non poteva ancora fermarsi, non prima di aver ascoltato l'altra ansimare dalla fatica di starle dietro e chiederle di aspettarla.
Un braccio di lei aveva urtato un tronco seccamente.

≪ Fermati, Giudith! Ti fai male così! ≫ la rimproverò Victoria.

La riccia si accostò alla piccola cascata, scese da cavallo silenziosa, tenendosi stretto con una mano il braccio nel punto dell'impatto con la vegetazione, poi sedette accanto un masso di pietre che limitavano il corso dell'acqua corrente.
Sulla pelle, vicino al gomito, c'era una macchina rossa che cominciava ad illividirsi; una piccola ferita tra la carne morbida e candida. Subito Victoria si avvicinò a lei, controllò che non fosse nulla di grave e le lasciò un bacio materno sulla fronte.

L'altra, rinvenute le forze con quel gesto amorevole, sorrise come per dispetto e saltò nella grande vasca d'acqua gelida che le arrivava appena sotto la vita. Il vestito bianco sembrò farsi man mano evanescente e prese un colore grigiastro a contatto con il corpo bagnato della ragazza.
Victoria non tardò a raggiungerla, alzando con le mani delicate quella sua veste nera.

≪ Baciami, Giudith ≫.
≪ Baciami ora che abbiamo tutto il giorno per farlo, che siamo le sole qui in mezzo al nulla, che ci amiamo come mai abbiamo fatto ≫.
La incitava avvicinandosi sempre più, lasciando tanti semicerchi scorrere sul pelo dell'acqua mentre le sue ginocchia si facevano strada per limitare le distanze.

Un bacio - un lungo bacio che tolse il respiro ad entrambe - portò le ragazze ad inginocchiarsi tra piante acquatiche e foglie galleggianti. Le loro mani, intrecciate tra i capelli o adagiate sui i visi, si muovevano sinuosamente. Rimasero con gli occhi chiusi e le bocche tremanti; piansero per le forti emozioni, si amavano e si volevano bene.
Ogni tanto una goccia dolce della sorgente in caduta si mescolava con le lacrime amare che fluivano giù dagli occhi.

{ Lontana da me }Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora