La cena era per Giudith la parte più bella della giornata. Si ritrovavano alla stessa tavola per chiacchierare su fatti sempre diversi, accompagnati dalle pietanze più tradizionali e le risate più sincere.
Quando si finiva, una metà del gruppo pensava a riordinare, l'altra organizzava la seconda parte della serata.≪ Damiano, perché non vieni a damme 'na mano in cucina? ≫ chiede il chitarrista, ottenendo una risposta positiva dal ragazzo preso in causa.
A seguirli poco dopo fu Ethan, il quale portava in una mano piatti e posate sporchi.L'unica che sembrava non collaborare fu Victoria. Stava seduta sul divano, immobile e concentrata, incollata al telefono a testa bassa, senza mostrare alcun tipo di interesse per le persone che la circondavano, se non quando Damiano venne a sedersi accanto a lei e, allora, lei si spostò.
Alzatasi con uno scatto pieno di rabbia, fece scudo allo schermo del telefono con le mani e si nascose dietro l'angolo del corridoio. Rimaneva comunque visibile, forse non accorgendosene, e sembrava scrivere delle frasi con estrema velocità. Non batteva ciglio, come se non avesse tempo di idratare gli occhi.
Giudith si allarmò presto e le si avvicinò con le braccia incrociate.≪ Amore, che succede? ≫ cercò di chiederle con un tono tranquillo.
≪ Aspetta un attimo ≫.
Victoria la superò schivandola col suo corpo. Stava evitando di affrontare un problema, era ovvio. Cominciò a fare avanti e indietro col telefono in mano, mordendosi nervosamente le unghie delle dita.
Ida Sofia dopo la cena non aveva più voluto giocare. Si era addormentata su una delle poltrone di quel salotto ancora vestita, tra i rumori della televisione, dei piatti che sbattevano e dei ragazzi che si muovevano senza sosta. Somigliava tanto alla cugina quando dormiva; avevano la stessa espressione angelica e si chiudevano su se stesse allo stesso modo.
Victoria le lanciò uno sguardo fugace, poi si incamminò verso di lei.≪ Portala di sopra ≫ disse, posando una mano sulla sua testa.
Giudith riuscì ad avvicinarsi a lei e a scorgere dei messaggi che le illuminavano lo schermo del telefono.
Erano frasi di minaccia, cose violente scritte in modo crudele:Giuro che vi uccido tutti.
Vedi di farti trovare qui
entro un quarto d'ora.Victoria, ci metto un attimo a trovarti.
Stai calma Eva.
Non dirmi di stare calma che
peggiori solo le cose.Non farai niente.
Sarò il tuo incubo.
Smettila.
Ti conviene pensare a Giudith
che a te ci penso io.Ti avevo detto di non nominarla più.
Sono qui per tutti voi.
"Qui" dove?
Apri la porta.
A quelle parole, scritte dopo una breve pausa, Victoria e Giudith si guardarono dritto negli occhi.
Eva era qui? Eva era qui per tutto loro?
Ma cosa voleva dire? Che avevano fatto?
Alla porta vennero lanciati tre colpi consecutivi con una forza immane.
La bionda lasciò cadere il telefono per terra e lo schermo si frantumò in tanti pezzi.
Ida Sofia si svegliò di colpo.≪ Chi cazzo è? ≫.
Damiano uscì dalla cucina asciugandosi le mani ai pantaloni.
Thomas e Ethan sbirciano da dietro.≪ È Eva ≫ parlò Victoria.
La sua voce tremava, era fievole e non si capiva se stesse per piangere o urlare dalla rabbia. Giudith era pietrificata, non riusciva ad intendere nulla.Altri tre colpi, più intensi dei primi, avevano fatto cadere dei frammenti di legno dallo stipite della porta.
Subito Ethan corse in cucina, ma Thomas andò a prendere una mazza da baseball d'acciaio che tenevano per giocare nello sgabuzzino.
Damiano guardò la sua amica da una vita restare ferma immobile a fissare il pavimento, con la mano ancora poggiata sulla testa della cugina.
Il ragazzo cominciò a spostare i mobili per bloccare l'ingresso: ora il divano perché pesava, poi il mobile delle stoviglie di cocchio perché era alto, infine una sedia incastrate tra la maniglia per evitare che potessero manometterla più del possibile.Ethan tornò in sala con in mano una pistola; era quella d'emergenza, nascosta nel cassetto delle tovaglie e degli panni per asciugare i piatti.
≪ Io non ho pauva, io spavo se c'è bisogno ≫ disse convinto, puntando l'arma verso la massa di mobili.Un rumore assordante di cristalli rotti fece sobbalzare tutti i ragazzi presenti nella stanza. Un sacco finì di rotolare ai piedi di Giudith, accanto ai quali vi erano sue piccole gocce rosse che si facevano compagnia.
Era sangue; fu ferita sotto l'occhio, all'altezza dello zigomo ma verso l'interno, sulla guancia sinistra.
La ragazza si passò due dita sulla ferita e le allontanò subito per analizzare la gravità della cosa.
Del sangue caldo e intenso usciva anche dalla sua mano e, notò presto, anche dall'avambraccio.
Eva aveva rotto la finestra.≪ GIUDITH! ≫ urlò Damiano.
≪ Cristo... CRISTO! ≫ si sbloccò Victoria. Questa corse in direzione della sua ragazza con uno sguardo di compassione, come per dire "mi dispiace, è colpa mia".
Non riuscì a raggiungerla: un fumogeno fu gettato tra le due figure da un ragazzo estraneo, con una bandana legata attorno al viso e degli occhiali neri da sole che coprivano gli occhi.
Eva non era sola.
Le mani delle due si trovarono tra la nebbia colorata.≪ Nasconditi con Ida ≫ disse la bassista all'orecchio di Giudith.
L'altra non se lo fece ripetere due volte.
Si voltò verso la bambina dallo sguardo preoccupato, dagli occhi lucidi e le guance rosse. Aveva paura come loro, ma era piccola, non sapeva contenere le emozioni e, rispetto ai ragazzi, mostrava liberamente l'ansia della situazione sul volto, con le espressioni. La prese in braccio un po' a fatica, poiché Ida era ancora mezza addormentata, e corse su per le scale, meravigliandosi di come lo spavento e la volontà di mettersi in salvo non le aveva procurato il singolo sforzo nel portare al piano superiore quel corpo su di se. Si percepirono voci maschili non familiari; quell'ex vendicativa aveva portato la sua scorta di amici.
Aprì la porticina del ripostiglio sul corridoio e ci si gettò dentro, facendo attenzione a richiudere subito.
Poggiò la schiena al muro dietro di sé, poi si udì uno sparo.
Ida Sofia aveva cominciato a piangere e tremava come una foglia; nel mentre si stringeva a quel corpo con una forza insolita per una bambina come lei.
Le voci e il rumore di oggetti che si rompevano arrivavano attutiti e questo ricordò la prima sera dell'incontro con Victoria, quando la musica arrivava ovattata nel bagno del locale.
Respiravano entrambe con molta fatica, ma Giudith faceva più attenzione a non lasciarsi sentire così angosciata. In quanto più grande e adulta, aveva il compito di tranquillizzare quella piccola su di lei.
Prese a regolare il suo stesso respiro e strinse forte il capo della più giovane al suo petto, all'altezza del cuore. Il battito cardiaco ricorda ai bambini quello che sentivano dentro la pancia della mamma.
Cullava l'esserino con cura, le parlava dolcemente, poi prese a cantarle una ninna nanna.≪ Sarai la luce più bella, la mia melodia...
Persa in un sogno, sei tu la mia via.
Sarai la voce che un giorno mi ritroverà; non temere non ti lascerò mai più ≫.Ida lasciò la presa, smise di piangere e, anzi, si asciugò le lacrime dal visino.
Allacciò le braccia al collo di Giudith e questa tornò a cantare.≪ Ci rivedremo un bel giorno, se il cuor tuo vorrà; avrai l'amore che ho dentro di me.
Sarai la voce che un giorno mi perdonerà, perché... sento che... chiami il mio nome ≫.Intorno a loro c'erano cuscini vecchi, coperte ammassate e un quadro squarciato; stavano strette, eppure l'unica vera stretta era quella al cuore di Giudith, troppo sensibile, troppo debole per quello che stava accadendo.
Quella bambina innocente si stava fidando di lei e, insieme, aspettavano che tutto quel putiferio finisse presto.
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{ Lontana da me }
FanfictionAppena maggiorenne, Giudith perde la famiglia in un tragico incidente stradale e, con questo, anche il senso della vita. Per festeggiare la fine dell'anno scolastico, si reca contro voglia in un locale con i suoi "amici", ma presto le manca l'aria e...