{ tabula rasa }

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Quando un giorno comincia a tramontare e il sole si stanca di brillare solo per noi, tutto quello che vogliamo è sentirci a casa.
Perché è in questi momenti che percepiamo la necessità di abbassare la guardia e di lasciarci andare, e questo accade solo se circondati da chi amiamo.

Era calato il buio e la cena era terminata da un pezzo.
Ethan e Thomas s'erano chiusi in cucina a lavare i piatti, come gli toccava ogni giorno dispari; era domenica, il settimo della settimana.
Damiano stava fuori, seduto su una di quelle sedie di plastica bianche, vissute, un po' precarie, a fumare una sigaretta con un pezzo di carta tra le mani.
Accanto a lui, seduta sul prato, c'era Giudith che strappava fili d'erba senza pietà.
Ogni tanto alzava lo sguardo per rivolgerlo al ragazzo, il quale sembrava criticamente preoccupato per il suo blocco musicale.

Il pezzo strumentale non era stato composto e il testo non aveva aiutato affatto.
Alla fine dei conti Damiano, su quel quaderno, aveva solo buttato giù qualche pensiero profondo e tutte le confessioni che sentiva di scrivere quando era ubriaco e tornava a casa pieno d'ispirazione.
Certo che non tutto quello che aveva letto quel pomeriggio, al suo piccolo pubblico, poteva essere dimenticato facilmente.
Come il fatto che avesse spesso fantasticato su Victoria - nonostante la relazione con Giorgia - qualche mese prima; o che avesse riflettuto sull'amore platonico che condivideva con Ethan e l'avesse quasi definito un vero e proprio amore; o che avesse pensato di aggiungere una cantante al gruppo più di una volta.

Damiano li aveva distratti con tutto ciò, allontanandoli ancor di più dall'obiettivo della giornata: concludere qualcosa.
Ma non ne uscì niente, neanche il minimo.
Così la registrazione fu rimandata al giorno dopo.

≪ È solo per oggi, Damiano ≫ cercava di consolarlo lei.
≪ Sono sicura che domani andrà già meglio ≫.
Damiano scrollava le spalle e tirata più forte il tabacco nei polmoni.

Mentre lo guardava compassionevole, Giudith notò una figura femminile uscire dalla porta principale e farle cenno di seguirla.
Si scusò col cantante e si alzò lentamente, camminando ingenuamente verso Victoria. Quando capì che Damiano non poteva più vederla, accelerò il passo, controllandosi spesso le spalle.

≪ Che succede? ≫.

≪ Va' a fare una doccia, prima che Ethan finisca l'acqua calda ≫ le consigliò la bionda.

≪ E tu? ≫.

≪ Noi facciamo sempre a turno; ieri ero la penultima, oggi sono l'ultima ≫.

≪ Vai tu prima di m- ≫.

Victoria non le permise di finire il discorso che la trascinò dentro, tenendola per la mano.
Si accertò che nessuno dei ragazzi fosse in giro pronto ad ascoltarle; poi parlò.
≪ Preferisco che sia tu ad andare al posto mio, così ti godi il caldo con calma e vai a riposare prima degli altri ≫.

Dopo l'inconveniente della porta di quel pomeriggio le due ragazze non si erano scambiate mezza parola prima di quella conversazione.
E quella dolcezza così inaspettata le aveva toccato il cuore.
Si sentiva di piangere, di stringerla forte e piangere.
Non uscivano parole, solo un 'sì' accennato con la testa; poi sparì di sopra e Victoria uscì.

≪ Eh ehm... ≫ richiamò l'attenzione del ragazzo che fumava.

≪ Ecco fatto, so' arrivati i guai ≫ disse lui, fissando un punto nel cielo.

≪ E dai, fai poco lo stronzo ≫.
Victoria gli posò una mano sulla spalla.
≪ È solo per parlare un po' ≫.

≪ Sentiamo un po': te stai a rende utile?C'hai un'idea pe 'sto pezzo inesistente? ≫ le chiese lui, non aspettandosi che un 'no' in risposta.

≪ Si ≫.

Damiano si girò verso di lei incredulo.

≪ Un amore impossibile ≫.
Victoria cominciò a proporre la sua idea, ma stavolta fu lei a fissare il cielo stellato.
≪ Due amanti che sono distanti, non fisicamente, ma spiritualmente.
Si amano eppure non sanno dirselo, si sentono lontane ≫.

≪ Lontan-E? ≫ fece notare lui.

≪ Eh? ≫.

≪ Ma sei innamorata? ≫.
Damiano quasi balzò dalla sedia.

≪ Ma... no! ≫.
Victoria si fece rossa in viso, pentendosi immediatamente di quanto detto.

≪ Victoria! Ti sei innamorata di una ragazza? ≫ continuò lui, così euforico da non riuscire a stare seduto.

≪ Ti dico di no, mi sono solo immaginata due donne! ≫.
Lei non sapeva come giustificarsi di fronte all'eccitazione dell'amico; la sua reazione le metteva un'agitazione che la fece riflettere un attimo.

Che bisogno c'era di sentirsi così in imbarazzo se non provava niente per Giudith?
Ma poi, era vero che non provasse niente per Giudith?

≪ O mio Dio, Vic s'è presa na cotta ≫ urlò sospirando, per non far trapelare la notizia.

Victoria si rigirò su due piedi e corse dentro con le mani sul viso, per voltarsi solo prima di sparire dentro casa e urlare:
≪ Ti sbagli, Damia' ≫.

≪ Seh, seh ≫.
Continuò a minare la vergogna di Victoria ancora per un po', tra sé e sé, prendendo un'ultima boccata di nicotina, per poi buttare il mozzicone di quella sigaretta consumata fino all'osso.

Quella sera era stata un colpo al cuore per tutti, per alcuni più degli altri.
Ed era a questo che Giudith rivolgeva i suoi pensieri mentre una pioggia calda le scorreva sulla pelle.
Le tornò in mente la sera di due giorni prima e il diluvio che l'aveva bagnata fino all'entrata di quella villa sperduta nel verde.
E se tutto fosse stato scritto dal distino?
Come era possibile che lei, che si riteneva l'essere meno fortunato al mondo, avesse trovato quell'angelo di donna chiuso nella stalla d'un bagno di un locale qualsiasi, in quel posto nascosto di Roma.
Come era possibile che fosse proprio Victoria? La stessa Victoria alla quale urlò un "ti amo" ad un concerto in pieno luglio, in un momento di silenzio.

Se solo sapesse che sono stata io quella - pensava, avvolgendosi un asciugamano al corpo.
Ma poi non sarei mai la prima né l'ultima a dirle certe cose.

Per quanto le fosse piaciuto, Giudith non sarebbe mai stata la prima donna di Victoria, né tantomeno l'unica.
Non si può cercare l'amore immaginando di conquistare una tabula rasa; purtroppo - o per fortuna - ognuno di noi ha inciso qualcosa dentro il proprio cuore, che siano insegnamenti o storie passate, traumi o ricordi.
E non possiamo continuare ad incolparci per non essere arrivati prima degli altri a quella persona: la persona della nostra vita.

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