{ facciamolo insieme }

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Quando siamo spaventati e ci agitiamo perdiamo spesso la capacità di regolare il nostro respiro e, una volta che ce ne rendiamo conto, ci rimane difficile stabilizzarlo nuovamente.
Soltanto la giusta distrazione può farci scordare di questa nostra momentanea incapacità.
E Giudith sembrava aver trovato qualcosa di davvero interessante a proposito.

≪ Victoria... ≫ sussurrò tra sé e sé.

Bionda, come il più puro degli angeli rinascimentali mai dipinti, era semiseduta a terra, in modo abbastanza scomposto, come il peggiore dei peccatori infernali, estenuato dalla pena che scontava da anni.
Il suo sguardo era del colore del cielo sereno in inverno, pungente e penetrante, ma in quel momento era troppo concentrato nel fissare un punto a caso della parete di fronte della stalla.
Una leggerissima camicetta bianca le copriva appena il seno, ma le stringeva forte il collo.
Per questo la povera ragazza cercava di slacciare il primo bottone con tutta la forza che le rimaneva, che era, apparentemente, minima.

Guardare Victoria respirare a fatica, senza battere ciglio, le aveva ricordato come fosse difficile trovare ossigeno in uno spazio così soffocante.
Ma doveva aiutarla.

Si abbassò al suo livello inginocchiandosi e le spostò delicatamente le mani da parte per poter sbottonare, lei stessa, l'indumento.

Ce l'ho fatta! - gioì internamente.
Fu allora che l'altra ragazza le concesse uno sguardo ed annuì, sorridendo appena, come se l'avesse letta nel pensiero.
Gli occhi di entrambe si incontrarono per la prima volta.

Giudith sentì uno sciame di farfalle fare il giro della morte attorno al suo stomaco.

Quest'ultima non poté non notare quanto bagnata fosse la fronte della bionda.
Allora aprì ancora una volta la sua borsetta per cercarvi qualcosa all'interno e tirò fuori un fazzoletto di tessuto bianco, con sopra il suo nome cucito con del filo dorato.
E lo tamponò con molta cura sulla fronte della poveretta.

≪ Non ne posso più ≫.
La voce le si spezzò al pronunciare quelle parole.
Continuava a respirare fin troppo velocemente e a fatica.
≪ Non va via! Perché non passa?! ≫ chiese disperata.

Prese tra le dita un pezzo del vestito nero che indossava Giudith e lo strinse forte nel suo pugno.
≪ Non respiro ≫ disse.
E una lacrima le scese giù lungo una guancia.
Ora il suo sguardo somigliava a quello di un cucciolo abbandonato in strada, in cerca di protezione, spaventato dalle macchine che gli passano accanto a tutta velocità.

Qualsiasi cosa provasse a dire si trasformava in un lamento flemme, soffocato dai singhiozzi e dalle lacrime sempre più abbondanti.

≪ Sento di morire ≫.
Cominciava ad arrendersi.
≪ Mi manca il respiro ≫ aggiunse subito dopo.

≪ Vi...≫.

≪ Io ci provo ma- ≫.

≪ Vicky... ≫.

≪ Non riesco a respirare! ≫ riuscì ad urlare la bionda.

≪ Allora fallo con me ≫ le disse Giudith a bassa voce, dolcemente, mente la guardava dritta negli occhi.
E aspettò con ansia una sua risposta.
Ma Victoria non parlò.
Piuttosto lasciò andare dalla sua mano il vestito della ragazza che le stava accanto, al quale aveva procurato delle pieghe.

Giudith le porse entrambe le mani e in cambio sentì stringersele.
≪ Facciamolo insieme ≫.

La riccia cominciò a fare dei bei respiri profondi, lenti e rigeneranti, e la bionda seguiva il suo esempio.
Copiava anche il sorriso che Giudith le dedicava ogni qual volta avesse buttato fuori tutta l'aria dai suoi polmoni senza farsi prendere dal panico.
Come per premiarla.

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