{ la mia Marlena sei tu }

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Nessuno poteva sentirle; dormivano tutti profondamente e non si sarebbero certamente svegliati di lì a poco.
Le due ragazze, ancora bagnate, si erano nascoste nella loro camera.
Nel tragitto tra la stanza e il bagno non avevano smesso di baciarsi neanche un secondo.
≪ Chiudi ≫ disse Giudith.
≪ Chiudi a chiave ≫.

L'altra le lanciò un sorriso malizioso e obbedì.
Quando si voltò, la trovò seduta sul letto, completamente nuda, completamente sua.
La camera era oscura, solo uno spiraglio di luce le illuminava, entrando dagli spifferi delle persiane.

Victoria stese la ragazza sulle coperte fresche e le stampò un bacio sulle labbra. Le sembrò naturale scendere sulla mandibola e cominciare a lasciare tanti piccoli baci umidi sulla sua pelle. Passava la lingua sul collo dell'altra, per sentirla ansimare sempre di più sotto il suo tocco.
Si sedette su Giudith, perdutamente inebriata da quel momento.
Prese a disegnare cerchietti lenti e caldi sul suo seno che, a tratti, stringeva tra le mani. La ragazza sotto di lei inarcava la schiena e non ne voleva sapere di rimanere ferma.
La respirazione di entrambe si fece più pesante.
La bionda tornò a leccare quel corpo con una lentezza che eccitava sempre più la sottomessa. Insisteva sulla pancia, poi tornava al seno, scendeva di nuovo fino a che non trovò un punto delicato nel basso ventre.
Giudith non poteva trattenersi e lasciò scappare un gemito. Si sentì le guance prendere fuoco mentre Victoria ridacchiò a quella reazione.
≪ Ti farò mia ≫ disse quest'ultima.

E allora scese sempre più, senza fermarsi, sempre sicura su dove insistere con più decisione. Prese le cosce di Giudith tra le mani e vi affondò le dita; lasciò qualche baciò su di esse per poi affondare la faccia tra le carni dell'altra.

Fu come scoprire un nuovo continente o sentire l'ultima campanella di scuola suonare o incontrare il proprio idolo per strada.
Niente poteva competere con quella sensazione. La lingua di Victoria si muoveva così dolcemente ed era tanto calda che sembrava impossibile non sciogliersi al contatto con essa. Si insinuava dove più voleva Giudith, senza che questa dovesse dirle niente, e le faceva provare un piacere costante.
Sentiva di dover venire ma, allo stesso tempo, sembrava essere venuta già dal primo momento.
I gemiti si facevano sempre più forti, ma venivano soffocati dalla mano di Victoria che doveva chiudere le labbra dell'altra, sennò qualcuno si sarebbe svegliato davvero.

Giudith tirò indietro il capo e strinse forte le lenzuola tra le dita. Si mordeva le labbra con violenza.
Quando si sentì vicina all'orgasmo, avvicinò la testa di Victoria a sé; non poteva più resistere.
Con l'altra mano era lei a stringere il proprio seno stavolta.

≪ Vic... ti prego... ≫ provò a parlare.
Chiuse gli occhi per ricevere meglio il piacere.
Tremava dalla gioia e dalla voluttà, si stringeva forte al corpo dell'altra.
Avrebbe voluto fermare il tempo, eppure era così impaziente di provare il piacere estremo.
Quando capì che stava per venire, Victoria le prese la mano e cominciò ad accarezzarla.

Giudith rilassò il ventre, smise di ansimare convulsamente.
Un ultimo gemito le uscì di bocca e procurò un gran sorriso sul volto della bionda.
Aprì finalmente gli occhi e fissò il soffitto per due secondi prima di ricevere il corpo di Victoria accanto al suo.
Respirava ancora a fatica, si teneva la pancia con le mani. Avvertì qualcosa di caldo scenderle dalle gambe.

Guardò la sua ragazza al suo fianco: aveva una luce negli occhi diversa da quella che portava di solito. Riacquistò tutte le energie a quella vista.
Fu lei a sedersi sul corpo della bassista ora. Le alzò una gamba e la posò sulla sua spalla, così da sistemarsi tra una coscia e l'altra in comodità.

Quella era la cosa più eccitante che avesse mai provato.
Cominciò a muoversi su di lei con ritmo costante, mentre il bacino andava in avanti e indietro senza sosta. Si guardavano con malizia, come due amanti che scappano dalla realtà per rifugiarsi tra le coperte.
Victoria ansimava ad ogni colpo, socchiudeva le labbra come se volesse dire qualcosa ma veniva sempre interrotta dal piacere.
Veniva spinta e accarezzata; Giudith le baciava dolcemente la coscia vicino a lei.

Si amavano, perché quello non era solo sesso, era amore.
Stavano facendo l'amore.

La bionda, ad un tratto, cominciò a sudare. I suoi capelli si erano asciugati appena e il viso le si era fatto rossissimo. Quando chiudeva gli occhi, sorrideva divertita.
≪ Giudy... ≫.

L'altra non rispose, sapeva che stava chiamando il suo nome perché stava facendo la cosa giusta.
Trovò la velocità adeguata, l'intensità più opportuna e non si arrestò più.
Quando Victoria stava per venire, anche Giudith sentiva di arrivare all'apice. Le riempiva il cuore di orgoglio soddisfare la sua ragazza in quel modo.
Era sua e voleva farla sua, voleva spedirla in paradiso e non farla scendere fino all'estremo piacere.
Ed era proprio quella la cosa più sensuale.
Le sto facendo del bene - pensava.

E poi vennero all'unisono e giacquero l'una accanto all'altra. Si guardarono soddisfatte, intrecciando le mani e baciandosi per conforto.

≪ È stato bellissimo ≫.

≪ È stato perfetto ≫.

Che cosa strana però il sesso: ora sei felice e inarrestabile, volgare e nuda con fierezza, ora ti senti in colpa e ti fai ribrezzo, ti copri sotto le coperte e hai mille pensieri negativi.
Ma non c'era bisogno di soffrire quando si trattava di loro due. Si capivano, si comprendevano in silenzio; subito si strinsero e sorrisero a vicenda.
Cercavano di riprendere fiato ma avvertivano ancora l'adrenalina scorrergli nelle vene.
Si accarezzavano il viso, si guardavano con amore e si cercavano con lo sguardo.

≪ Ti amo, Vic ≫.

Victoria non rispose, la baciò e fra un sorriso e l'altro le disse: ≪ La mia Marlena sei tu ≫.

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