{ in buona compagnia }

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Quel giorno il pranzo si sarebbe tenuto a casa della nonna di Victoria, a pochi minuti dalla villa della band. Era stato raccontato dalla stessa ragazza che si trovava in una parte di campagna piena di viti e animali e, per questo, era stato promesso ad Ethan che avrebbe potuto fare un giro sul cavallo della nonna.

Si erano preparati tutti con cura. Per l'occasione, Victoria indossò un vestito corto a balze di un bellissimo turchese e gli stivali alti neri, come suo solito.
Aveva comprato quel vestito qualche giorno prima, ma si era ricordata che Giudith si stava disperando per trovarne uno adatto a lei nel suo armadio. Così ne prese uno identico, ma bianco.
Quella stessa mattina lo aveva posato sul suo letto, nel quale aveva lasciato che dormisse l'altra dopo il litigio della sera prima. Voleva che si svegliasse con una dolce sorpresa per ricordarle che le voleva bene e che la pensava sempre.

Erano arrivati appena in tempo per la famosa apertura del vino di papà de Angelis, definita così perché lui era abbastanza avido del proprio vino.
Ma, in occasione del ritrovo con i ragazzi, aveva scelto la più buona delle bottiglie.

≪ Vittoria! ≫.
La nonna accolse la nipote con un caldo sorriso e le braccia già aperte per un abbraccio.

≪ Nonna, Victoria. Victoria! ≫ la abbracciò lei.

A turni i ragazzi che salutava la nonna, passavano a salutare il padre della bassista.

≪ Thomas, ma come sei magro, figlio mio ≫.
≪ E Damiano! Ma quello è un altro tatuaggio? ≫.

≪ Nonna mo' preparate che pure io me ne faccio un altro ≫ le confessò la nipote.
La povera nonna si gettò le mani in faccia.

≪ Ethan, che lunghi si sono fatti 'sti capelli ≫.

≪ Gvazie, signova ≫ sorrise lui, soddisfatto del complimento ricevuto.

≪ E questa signorina qua? ≫ chiesa strizzando gli occhi. Molto probabilmente pensò che fosse una delle tante amiche di Victoria che non riusciva a riconoscere senza occhiali.
≪ Tesoro bello, molto piacere ≫ le disse con dolcezza.

≪ Piacere mio, signora. Mi chiamo Giudith ≫ le sorrise affettuosamente, dandole due baci sulle guance.

Mentre i quattro uomini se ne andarono fuori in giardino, discutendo del campionato di calcio e della magica Roma che Damiano tifa da sempre, Victoria si fece più vicina alle due nuove conoscenti.
Cinse in braccio attorno alle spalle della nonna.
≪ È bella, vero? È un cerbiatto con quegl'occhioni ≫.

≪ Vittoria, a nonna ≫ sorrise, scuotendo la testa.
Tornò subito a guardare Giudith, la quale non capiva.
≪ Voi due vi amate ≫.
E se ne andò in cucina.

Nessuna parola si erano scambiate nell'arco di dodici ore. Nessuno sguardo, neanche per caso. Niente le aveva spinte a ricercarsi. E nulla di quanto si fosse detto con gli altri le aveva obbligate ad avvicinarsi.
Ora quell'anziana se ne era andata incurante di cosa avesse scatenato nei cuori dell'una e dell'altra.
Giudith percepì un mal di pancia, uno stormo di farfalle inquiete nello stomaco. Cercò di frenare quel piacevole dolore con una mano sul basso ventre: mossa poco astuta se si vuole nascondere il sentimento per una persona.
Victoria apriva e chiudeva le labbra senza sosta, come se avesse voluto dirle qualcosa, come se avesse voluto scusarsi con lei per la sfacciataggine della nonna.
Quelle parole erano state lasciate lì, per aria, e nessuna delle due sapeva cosa farci.
Non se ne volevano sbarazzare, eppure non sapevano gestirle.

≪ Grazie per... per il vestito ≫ sputò fuori a forza Giudith.

Victoria guardò prima quello di lei, poi il suo.
Parevano due migliori amiche che volevano vestirti uguale per sembrare sorelle.

≪ Sei bellissima ≫ sussurrò Victoria a testa bassa.
Giudith si trovava in difficoltà; avrebbe voluto dire qualcosa di sensato, di più sostanzioso di un semplice grazie così da tenere viva quella conversazione.
La bionda questo lo notò.

Le porse la mano e l'altra accettò subito. Quel tocco risultava troppo nuovo, quasi sconosciuto. Sembrava ad entrambi di tornare alla sera dell'incontro.
Victoria avvicinò la ragazza a sé e la strinse al suo corpo con l'altra mano sulla schiena.
Tremava dall'ansia, ma trovò il coraggio di lasciarle un bacio sulla mano. L'altra si fece rossa in viso.

≪ Sono stata una stupida, infantile, sconsiderata... ≫ si pentì lei.
≪ No che non ti importa di Eva e, si, mi ha minacciata di denuncia per telefono ≫.

≪ Cosa? ≫ si preoccupò all'improvviso.

≪ Ha detto che ne vuole parlare tra una settimana, che preferirebbe discuterne di persona, magari risolvendo con un bicchiere di vino davanti ≫.

≪ Victoria, non andare a letto con lei ≫.
Giudith si staccò dal suo corpo e dalla sua presa.
Si incamminò verso il giardino, passando dal corridoio.

≪ Non ci voglio andare a letto ≫.
≪ Non con lei ≫ disse a bassa voce.

Giudith si voltò di colpo, tanto preoccupata quanto sorpresa. Aveva ipotizzato che fosse proprio con lei.

≪ Con chi!? ≫.

≪ Con nessuno, Giudy ≫.

≪ Giura! ≫.

≪ Giuro! ≫.
Gridavano imbarazzate, come per spostare continuamente l'attenzione sull'altra, evitando di pensare troppo a quello che si stesse dicendo.
≪ Ma poi che ti importa? ≫ si avviò anche lei per uscire in giardino, superando Giudith.

≪ Non mi importa! ≫.

≪ Giura! ≫.
Era già uscita fuori e non poteva più sentirla.

≪ Ugh! ≫.

Sbucarono in un giardino spazioso e rigoglioso, dove subito si notava una lunga tavola imbandita all'ombra di un faggio verdissimo.
La nonna aveva chiesto permesso per posare la grande pentola di fettuccine più in fretta possibile sul tavolo, per paura che i ragazzi si agitassero per la fame.

≪ A tavola, bamboline! ≫ chiamò canterina le due ragazze ancora in piedi.

≪ Un applauso a Lucia, la nonna che fa le fettuccine da Dio ≫ urlò Damiano.

Battevano le mani a tempo per quella donna tutti sorridenti e spensierati. I pranzi come questi, dove ci si ritrovava dopo tanto tempo, rendevano la vita meno pesante. Si poteva parlare di lavoro, di passioni, di problemi e storie memorabili, eppure non si riusciva mai a finire un discorso senza che scappasse una risata sana, a pieni polmoni.

≪ Ma... cara signora Lucia... ≫ cominciò Thomas.
≪ Se noi stamo in sette e qui ce sta apparecchiato pe' dieci, l'altri tre posti de chi so'? ≫ fece notare intelligentemente.

≪ Ma io, secondo te, quanto vi voglio bene? ≫ chiese lei mentre impiattava la pasta.

≪ L'ha pensata grossa stavolta ≫.
Papà de Angelis rideva sotto i baffi.

Si guardarono confusi per cercare di capire meglio.

≪ Pupe! Venite a daje un bacio a 'sti maschietti ≫.
Da dietro l'angolo della casa uscirono tre ragazze: la ragazza di Damiano, quella di Ethan e quella di Thomas.
≪ Così tutte le coppie sono fatte, no? Come è giusto che sia ≫.

I ragazzi si fiondarono a baciare le loro corrispettive fidanzate. Le strinsero forte, le portarono a tavola e le fecero sedere accanto a loro. Se prima si stava bene, ora si stava benissimo.
≪ Vitto', amore, io non t'ho portato nessuno, ma tanto stai in buona compagnia, vedo ≫.
La nonna le aveva dato una spinta col gomito dopo averle sussurrato quelle parole all'orecchio.
Giudith, non troppo lontana da lei, riuscì ad origliare. Victoria si girò nella sua direzione, per controllare che fosse ancora lì, ma la beccò mentre la stava fissando. Subito l'altra distolse lo sguardo e corse a sedersi.
Magari, ora che i ragazzi erano impegnati in altro, loro due avrebbero avuto più tempo da passare insieme in maggiore intimità.
Trattandosi di sole coppie, anche loro avrebbero giocato a fare le innamorate, a tenersi la mano, a riempirsi di baci. Se non fosse che non si erano ancora confessate l'amore che provavano reciprocamente e la nonna stava già mettendo loro troppa pressione.

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