Entro in casa e vado subito in camera mia posando il giubbotto e cambiando la mia maglia nuova con una più comoda. Non appena chiudo l'anta dell'armadio, vedo mia madre fissare il vuoto e picchiettare con le dita sullo stipite della porta.
«Mamma? Che fai?»
«Eh? No...Niente!»
Si allontana lentamente dalla mia stanza e la sento discutere con mio padre, non mi preoccupo più di tanto per quello che staranno dicendo e inizio i compiti, che per fortuna non sono molti.
Appena mi sento chiamare per il pranzo mi alzo, rimettemdo il libro nello zaino e vado in cucina, dove trovo mio padre e mia madre che si guardano in silenzio.
«Ma mi spiegate qual'è il vostro problema?»
Mio padre mi guarda non sapendo cosa dire e mia madre invece scuote la testa e torna a mescolare la pasta.
Sto ancora aspettando una risposta quando mia madre sospirando posa il cucchiaio e si gira verso di me.
«Ascolta Marika, dobbiamo parlare»
«Di cosa? Che devi dirmi?»
Sono agitata, non so cosa aspettarmi. Conosco quell'espressione e ho paura che stia per darmi una brutta notizia.
«Dobbiamo trasferirci.»
Ah... soltanto questo? Dobbiamo cambiare casa... E io che pensavo fosse una cosa grave! «Va bene! Perché eri così agitata? Abbiamo cambiato casa tantissime volte, non è una novità!»
«No, Marika. Mi sa che non hai capito.»
«In che senso?»
«Dobbiamo trasferirci. Ma non dobbiano cambiare casa, dobbiamo cambiare città.»
La voce di mia madre si affievolisce mentre pronuncia queste parole e io non so cosa rispondere. Non può averlo detto realmente.
"Dobbiamo cambiare città"
Queste parole nei miei pensieri suonano orribili.
Ho sempre voluto trasferirmi, ma era una cosa che pensavo non si sarebbe mai verificata.
Adesso che devo farlo realmente mi rendo conto che non voglio andarmene dalla Sicilia, non voglio lasciare tutto.
«E dove dobbiamo andare?»
A questa domanda mia madre accenna un sorriso e capisco che dobbiamo trasferirci nella città dove ho sempre sognato abitare, ma dove adesso non vorrei tornare più.
«A Roma!»
«Ma perché?»
«Lo so, Marika. Neanche io voglio andarmene, ma dobbiamo farlo. Anna ha trovato lavoro la e io devo trasferirmi con lei.»
Anna è una collega di mia madre, divide con lei l'ufficio in cui lavora.
È cosi ingiusto! Lei trova lavoro a Roma e io devo andare via da tutto a causa sua.
«E papà? Non posso restare qui con papà?»
Guardo mio padre, speranzosa, ma lui abbassa lo sguardo
«No, lui verrà a Roma con noi, purtroppo è già tutto deciso, ma ho una piccola sorpresa per te!»
«E sarebbe?»
«Ho trovato una casa a Pomezia! Ed è molto vicina a quella di Mirko! Magari diventerete amici!»
Oh no! Questo no! Non ne voglio più sapere di Mirko.
Mamma però non sa cosa è successo e non voglio raccontarle niente, quindi cerco di assumere un'espressione felice e quando mi domanda cosa ne penso, rispondo che sono contentissima.
«Quando partiremo?» chiedo
«Domani pomeriggio.»
«Così presto?»
«Si, abbiamo deciso tutto da un po' di tempo, ma non sapevamo come dirtelo...»
Fantastico. Sono sempre l'ultima a sapere le cose.
Penso che l'espressione che ho assunto alle sue ultime parole non sia delle migliori perché mia madre si avvicina a me e tenta di abbracciarmi, ma io mi sposto e corro in camera mia.
«Marika apri subito questa porta!»
Sento mia madre urlare e bussare forte, ma non voglio aprire, non voglio parlare con lei!
Fortunatamente dopo un po' sento che allontana dalla porta chiusa della mia stanza e si dirige di nuovo in cucina.
Perché Roma, anzi proprio Pomezia?
Avrei preferito qualsiasi altra città.
E pensare che questa notizia qualche settimana fa mi avrebbe resa felicissima...Ho cercato in tutti i modi di non partire, di convincere i miei a farmi restare qui, ma non è stato possibile, e adesso mi trovo a Pomezia, nella mia nuova casa.
È bella si... Molto grande e la mia camera è fantastica, ma mi mancano le mie amiche, mi manca la Sicilia. Non avrei mai pensato di dirlo, ma purtroppo è così!
Ho appena finito di sistemare gli ultimi libri che rimanevano da ordinare negli scaffali, mi siedo sulla poltroncina in pelle blu vicino la finestra e prendo il computer. Dopo circa mezz'ora però lo spengo e decido di uscire, anche se la mia ultima uscita qui a Pomezia non è stata un vero e proprio successo.
Infatti, mentre sto camminando inciampo e vado a finire contro qualcuno.
Spero con tutta me stessa che sia uno sconosciuto, ma alzo lo sguardo e ovviamente non può che essere lui. Mirko!
«Ma che stai a fà? Vedi di stare più attenta quando cammini!»
Quando però mi guarda meglio, spalanca gli occhi e cambia subito atteggiamento.
Penso si ricordi di me, perché assume un tono più dolce.
«Scusa piccola, davvero sono molto dispiaciuto! Facciamo un giro?»
Rimango sorpresa per il modo in cui mi ha chiamata, ma penso che l'abbia fatto solo perchè si è ricordato che sono una sua fan, o per meglio dire... che ero una sua fan.
Roteo gli occhi e me ne vado senza degnarlo di uno sguardo o di una risposta.
Brava Marika!
Non so perché, ma questa volta c'è un'altra piccola parte di me che vorrebbe tornare indietro e scusarsi, ma scaccio subito questo pensiero e continuo a camminare.Suona la sveglia, sempre quella maledettissima musichetta. Non la sopporto più.
Oggi è il mio primo giorno nella nuova scuola, sono proprio curiosa di conoscere i miei compagni, mi è sempre piaciuto fare nuove amicizie!
Mi lavo e indosso dei jeans grigi, una maglia larga nera con scritto New York e un paio di stivaletti in pelle neri; spruzzo un po' di profumo D&G, mi trucco come mi è solito fare, sistemo i capelli con una treccia e sono pronta!
Vado a scuola a piedi, non impiego molto tempo. Dopo 5 minuti sono già in cerca della mia classe.
Mi guardano tutti e questo mi innervosisce. Finalmente sfuggo a tutti quegli sguardi ed entro nella mia nuova aula, sezione F.
Il professore mi presenta a tutti e poi mi dice di sedermi nell'ultimo banco in fondo alla classe. Do un'occhiata...
Lui? Anche qui?
Che ci fa Mirko in questa scuola?
Controvoglia mi siedo, spostando la sedia il più possibile lontano da lui e prendo i libri dallo zaino.
Devo provare a non prestargli attenzione. Cosa che però si rivela non molto facile.
«Ciao piccola, che coincidenza! Oggi sei meno nervosa oppure non è cambiato niente dall'ultima volta?»
«Ma stai zitto!»
Provo a rispondergli male, ma non ottengo l'effetto desiderato a quanto pare, perché mi guarda e ride divertito.
«Okay. Vedo che non è cambiato niente.»
«Voi due in fondo! Vi sto per fare una nota, smettete di parlare continuamente!»
Non mi era mai capitato di essere rimproverata, e la colpa è soltanto sua.
«Grazie, ora puoi anche starti zitto!»
Rivolgo queste ultime parole a Mirko e poi mi giro guardando i miei nuovi compagni, mentre lui continua a ridere.
Devo ammettere però che la sua risata mi piace ancora...
Sarà difficile continuare ad ignorarlo, ma devo riuscirci.
«Bene ragazzi per domani una ricerca fatta a coppie.»
Il professore scrive sul registro annotando i compiti che ci ha appena assegnato, ed esce.
«Perfetto! Alle 15:30 passo a prenderti.»
Mi giro, sorpresa da queste parole, e vedo Mirko che sta aspettando una mia risposta.
«E chi ti ha detto che farò la ricerca con te?»
«Sono l'unica persona che conosci.»
Fa un sorrisetto come per dire "ho vinto!" e sbuffo. Ha ragione.
«Allora preparati, e fatti trovare pronta.»
Mi fa l'occhiolino e prende il suo zaino per dirigersi verso l'uscita, ma io lo fermo
«Aspetta... sai dove abito?»
«Certo! Dimentichi che io so tutto!»
Vorrei rispondergli ma non mi viene in mente nulla da dire, quindi prendo il cellulare dalla tasca posteriore dello zaino, metto le cuffie e mi dirigo verso casa.
«Non si saluta neanche?»
Sta urlando per farsi sentire, non sa che non ho ancora fatto partire la musica.
Mi scappa una risatina e lui mi guarda confuso.
«Bravo, neanche!»
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Sarà per Sempre
FanfictionMarika è una ragazza di 14 anni, sognatrice e con tante aspettative. La sua vita è sempre trascorsa normalmente tra scuola, amici e tante risate, in un piccolo paesino della Sicilia. Ma le era sempre mancato qualcosa. Forse mancava proprio lui nel...