Capitolo 33

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«Avevi ragione, devo ammetterlo»
Martina sbuffa alzando le mani in segno di resa, e sfila i suoi sandali stendendosi sul letto, mentre la vibrazione del suo cellulare la porta a distogliere l'attenzione dalle mie parole, e a sorridere guardando il display dove il nome di Marco appare ben in vista accompagnato da uno dei suoi ormai soliti messaggi.
«Se continuerai in questo modo, non saprai più come far sparire quel sorriso dal tuo volto.»
La canzono e lei storce le labbra in una smorfia rivolta a me, roteando gli occhi e indirizzando lo sguardo al soffitto bianco prima di scoccarmi un'ultima occhiataccia e tornare a far scorrere freneticamente le dita sulla tastiera del suo smartphone.
Mi alzo dal letto, lasciandolo ancora disfatto, e scuoto le gambe indolenzite dalla scomoda posizione in cui le ho costrette per tutta la mattina. Raggiungo il bagno, e rivolgo lo sguardo al beautycase che mi aspetta sul freddo ripiano in marmo, e che, dopo un sospiro trattenuto a stento, comincio a riempire controllando uno ad uno i flaconi di shampoo e docciaschiuma e assicurandomi che non siano in procinto di aprirsi e rovinare la stoffa blu di quello che è ormai diventato il mio compagno di viaggio.
Per quanta fatica mi costi pensarlo, oggi è l'ultimo giorno che trascorrerò qui a Fasano, in compagnia di chi in cosi poco tempo ho saputo considerare miei amici. Mi dispiace lasciarli, lasciare l'estate all'insegna del divertimento che mi ero prefissata di mandar a termine, ma sono sicura che tornare alla mia vita risolverà ogni cosa. Tornare alla mia solita normalità forse è la cosa giusta da fare, ma nonostante tutti i miei sforzi non riesco ad eliminare quel "forse" dalla frase che ho continuato a ripetere a me stessa per tutta la durata della notte, trascorsa insonne.
Capisco l'impegno che Mirko sta mettendo nel dare il meglio di sé per il suo lavoro, così come ho capito il semplice "grazie" che ha seguito il mio augurargli buona fortuna per le riprese, dopo aver inscenato un leggero raffreddore che mi impediva di andare sul set anche oggi.
So per certo che qualcosa tra di noi sia cambiato in questi giorni, e avrei dovuto anche soltanto immaginare questa possibilità quando ho accettato entusiasta l'idea del mio ragazzo e ho seguito lui e la sua passione in un luogo che non spettava a me. Capisco la concentrazione che necessita il lavoro dell'attore e ho capito che bisogna evitare ogni distrazione, rendendomi conto soltanto adesso di rappresentare esattamente questo per lui.
Fermo lo scrosciare dell'acqua soltanto quando attraverso la porta chiusa mi giunge ovattata la voce di Martina, che parla in un sussurro con qualcuno che sicuramente non ha ancora varcato la soglia della porta d'ingresso. Riesco a distinguere il mio nome tra le parole della mia amica, e poso lentamente lo spazzolino che tenevo stretto tra le dita.
Faccio girare la maniglia lasciando che la porta scivoli sui cardini, non appena sento scattare la serratura e i passi di Martina allontanarsi dal piccolo corridoio, e incontro subito lo sguardo felice della mia amica che accenna un sorriso nel guardare la strana forma del telo che ho avvolto intorno ai miei capelli.
«Chi era?»
Martina mi guarda confusa, ma sembra capire quando indico con un cenno del capo la porta chiusa.
«Ah si! Era Carmine, mi ha chiesto se avevamo voglia di fare un giro con loro prima che inizino le riprese.»
Si avvicina al grande armadio bianco, guardando attentamente i suoi vestiti, e osserva stringendo le labbra il suo riflesso allo specchio mentre prova vari abbinamenti sui suoi jeans preferiti.
«Ovviamente ho detto di si»
«Che cosa? No!»
Porto le mani alla bocca, mentre sento un lieve calore espandersi sulle mie guance, e abbasso lo sguardo sul parquet lucido quando la mia amica si volta improvvisamente verso di me con un evidente cipiglio in volto.
«Non mi sento molto bene...»
Porto una mano sui miei capelli, lasciando il telo sullo schienale della sedia in pelle bianca e passando le dita come a districare dei nodi inesistenti, mentre mi sforzo di sostenere lo sguardo della mia amica che sta già posando il top che teneva in mano, per avvicinarsi a me.
«Mari, che succede?»
«Niente, solo un po' di mal di testa, ma passerà»
Accenno un sorriso, che dovrebbe poter essere rassicurante, ma capisco di non essere brava a mentire quando lei sbuffa in una risata sarcastica e chiude l'anta dell'armadio poggiando un braccio contro di essa.
«Come se non ti conoscessi!»
Alzo gli occhi al soffitto e prendo un grande respiro prima di dire tutta d'un fiato alla mia amica la verità.
«Torno a Pomezia»
Sgrana gli occhi socchiudendo involontariamente la bocca, ed io abbasso lo sguardo sulle mie Vans che fanno scricchiolare il parquet sotto di esse.
«Cosa? Ma...»
Scuote la testa, aggrottando le sopracciglia, e l'espressione confusa di poco prima si trasforma in una smorfia triste quando si accorge dell'unica lacrima che sta bagnando la mia guancia, e che mi affretto ad asciugare.
«Non è giusto! Mirko sarà solo stanco, non ha senso che tu torni»
«Si, ma... Voglio tornare a casa...»
Si siede sul letto e mi fa cenno di prendere posto vicino a lei.
«È per quello che è successo ieri con Luisa?»
Scuoto la testa, facendo schioccare la lingua, e lascio che le sue braccia si stringono intorno al mio corpo.
Ed è vero, non è questo il motivo che mi ha portata a prendere questa decisione. Forse però è stata soltanto la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
«Mirko lo sa?»
«No, e non deve saperlo!»
Corruga la fronte e sposta il peso del suo corpo poggiando i gomiti sul morbido materasso.
«Non dirgli niente, per favore."
Scuote la testa, ma con non molta convinzione.
Di sicuro sto agendo di nuovo nel modo sbagliato, non parlandone con lui, ma so che se glielo dicessi proverebbe a trattenermi qui, e non voglio che lo faccia spinto dal senso del dovere. Forse peggiorerò la situazione, ma ripeto a me stessa che andrà tutto bene. Io tornerò alla mia vita, alla normalità, e lui potrà finalmente fare ciò che gli piace con tranquillità, come è giusto che sia. Ma per quanto io tenti di convincermi delle mie stesse parole, non riesco non vederla come una fuga e so per certo che una parte di me sta agendo per puro egoismo, scappando via senza una parola o una spiegazione non risolverò nulla.
«Sapevo di non dovermi fidare di lui!»
Scuoto la testa accennando un sorriso spontaneo, sentendo il tono agitato di Martina, e forse il mio sorriso serve a farla esplodere in una risata necessaria per far scomparire di colpo la tensione e il silenzio che si era creato attorno a noi.
Vedo la mia amica alzarsi e raggiungere la sua grande valigia rossa, frugare al suo interno socchiudendo gli occhi come per ricordare dove avesse messo qualcosa, ed esclamare un "eccoli!" prima di comparire davanti a me con un pacchetto di pop corn tra le mani.
«Film?»
Guardo le sue labbra piegate in un sorriso, e annuisco tra le risate.
Incrocio le gambe appoggiando il capo sui palmi delle mani e lascio a lei la scelta del film da vedere.
Proprio come qualche anno fa, ma con un'unica differenza.
«Giulia dov'è?»
«Penso tornerà per la cena»
Lascio andare un sospiro mentre affondo il capo sul cuscino alle mie spalle, e Martina posa una mano sulla mia.
«Devi stare tranquilla, sistemerete ogni cosa.»
Le rivolgo un sorriso sincero, e stringo giocosamente la sua mano mentre leggo distrattamente i nomi degli attori nei titoli di testa.
Domani tornerò alla mia solita routine. Domani sarà tutto come prima.

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