Capitolo 13

404 24 0
                                    

Davanti a me vedo due ragazzi baciarsi.
Non avrei nemmeno fatto caso a loro, se non avessi riconosciuto subito gli inconfondibili capelli ricci del ragazzo che sta accarezzando la guancia di lei, che ha le braccia intorno al suo collo.
Vorrei tanto credere che questo sia un brutto sogno, ma purtroppo la stretta forte al polso
da parte di Clara, che cerca di portarmi via, mi fa capire che è tutto reale.
Mirko sta realmente baciando Luisa.
Come può farlo, dopo quello che mi ha detto ieri? Non è possibile, non riesco a crederci!
È passato soltanto un giorno dalle cose che mi ha raccontato, dalle frasi che mi ha detto e soprattutto da quando ha cercato di baciarmi, e adesso sta con lei.
Sapevo che non dovevo illudermi, che non dovevo fidarmi.
Le lacrime escono spontanee, e anche se non voglio farmi vedere così dalle mie amiche, ormai penso che sia troppo tardi.
Dopo essere rimasta qualche minuto a fissarli, incapace di compiere qualsiasi movimento, prendo la borsa che avevo poggiato su di un tavolo, mi libero dalla stretta di Clara, ed esco in fretta da lì.
Mirko mi vede passargli accanto e mi guarda con un'espressione indecifrabile, ma non fa niente per fermarmi e rivolge di nuovo il suo sguardo a Luisa. Sento invece le mie amiche che mi seguono urlandomi di fermarmi, ma continuo a correre verso casa, non voglio parlare.
Salgo in fretta le scale e chiudo la porta, mentre qualcuno sta insistentemente suonando al citofono.
«Marika, perché piangi?»
Ignoro la domanda di mia madre e la fermo quando sta per aprire, dicendole che non voglio vedere nessuno, almeno non per ora.
Mia madre si avvicina a me e mi accarezza i capelli, cercando sicuramente un contatto visivo con me che invece mantengo lo sguardo basso.
«Dai, raccontami. Cosa è successo?»
«Non ho voglia di parlare. Lasciatemi stare tutti!»
Rispondo forse troppo duramente e sotto lo sguardo spaesato di mia madre, che non sa più cosa dire per tranquillizzarmi, salgo in camera mia, mi siedo sul letto, e mio malgrado, le lacrime continuano a scendere e tutti i pensieri si sovrappongono.
Perché mi ha fatto questo? Poteva dirmi che voleva stare ancora con Luisa, al posto di raccontarmi tutte quelle bugie... Avrei evitato di pensare che tra noi potesse esserci qualcosa! In questo modo invece mi ha soltanto fatta star male.
Cerco di convincermi che quello che ho visto mi è servito per capire come stanno realmente le cose, e più mi impongono di non pensarci, più l'immagine di loro due davanti a me è ancora vivida.
Non riesco ancora a trovare un motivo che lo abbia spinto a farmi capire di provare qualcosa per me, quando invece non era così. Soltanto quando riordino i pensieri però, un'idea mi fa balzare in piedi.
Mi rendo conto che non per forza quel bacio deve essere stato un bacio vero. È possibile che lo abbia fatto di proposito, avendomi vista lì.
È mia la colpa, perché me ne sono andata in un momento in cui aveva bisogno di me, senza spiegarmi, proprio come aveva fatto Luisa tempo fa con lui.
Questo pensiero di certo non mi fa star meglio, ma accende anche una piccola speranza in me.
Se è veramente come penso e lui ieri era davvero sincero mentre mi parlava, posso ancora rimediare, e devo farlo subito.
Non mi piace piangermi addosso, se posso trovare una soluzione, devo provare.
Asciugo le lacrime, entro in bagno e sciacquo il viso, poi assicurandomi che la mia voce non tradisca il mio far finta che non sia successo niente, ritorno nella mia stanza, mi siedo sul letto a gambe incrociate e dopo aver preso un bel respiro, compongo il numero di Mirko.
Rovino in pochi secondi le unghia delle mani che avevo attentamente curato per quasi un mese, mentre aspetto fino al sesto squillo.
"Ciao"
Al suono della sua voce sento i battiti accelerare e cerco di formulare una frase di senso compiuto, ma purtroppo rimango delusa
"Sono Mirko, in questo momento non posso rispondere. Lasciate un messaggio."
Perché la gente si ostina a registrare la propria voce come segreteria telefonica? Non l'ho mai capito e continuerò a non farlo.
Mi lascio ricadere sul letto e, cercando di mantenere la pazienza, provo a chiamare altre due volte. Non ottenendo nessun risultato però, alla terza rinuncio, spengo il telefono e appoggio la testa al cuscino.
Adesso l'unica cosa da fare è riposare e tranquillizzarmi, domani si sistemerà tutto, non può essere altrimenti.

Stropiccio gli occhi e mi metto a sedere sul letto. In casa c'è molto silenzio, non credo che la sveglia sia già suonata... Allungo un braccio e afferro il cellulare per controllare l'orario. 06:30. Potrei dormire ancora un po', ma stranamente non ho più sonno, anche se stanotte ho dormito pochissimo e il mal di testa non è diminuito rispetto a ieri sera.
Ho la sensazione di essermi addormentata piangendo e infatti di colpo mi appare di nuovo in mente l'immagine di Luisa tra le braccia di Mirko. Braccia in cui sarei potuta stare io se solo non avessi fatto la stupida.
Ricaccio subito indietro le lacrime. Basta piangere, non avrei dovuto farlo neanche ieri.
Quando mi guardo allo specchio, capisco che non solo non mi piace piangere, ma dovrei veramente proibirmi di farlo, perché sono inguardabile. Ho gli occhi rossi e gonfi, e anche con il trucco non risolvo la situazione.
Sbuffo capendo che oggi dovrò sopportare tutti gli "hai pianto?" della gente e mi vesto con le cose più colorate che ho nell'armadio, con la speranza che l'attenzione non si posi sul mio viso.
Scendo giù saltellando per le scale, e forse esagero un tantino perché ottengo soltanto un'occhiata perplessa da parte di mia madre e un "mah" da mio padre, che mi guarda da dietro gli occhiali per poi tornare a leggere il suo quotidiano.
«Allora, non mi accompagna nessuno a scuola?»
Prendo al volo un biscotto, mentre con l'altra mano sistemo a casaccio i libri nella borsa
«Mari, ma sei sicura di stare bene?»
«Certo, perché?»
A questo punto credo che l'unico pensiero di mia madre sia capire da quanto tempo i miei neuroni abbiano smesso di funzionare correttamente.
Bene, almeno il mio piano ha avuto l'effetto desiderato, non mi ha ancora chiesto niente riguardo ieri.
«Hai dimenticato che l'ultima volta che mi hai parlato, lo hai fatto urlandomi contro e piangendo?»
Ops... non va mai bene esualtare troppo presto.
«Ma no, ero soltanto nervosa... Adesso va benissimo!»
Mi mordo il labbro, pentendomene subito. Mia madre sa che lo faccio solamente quando sono nervosa.
«Sicura? Vuoi restare a casa oggi? Viene la zia e avevamo pensato di andare...»
La interrompo e la trascino per un braccio fuori da casa dicendole di accompagnarmi a scuola, e mettendo fine a quella discussione.
Sinceramente avrei seguito il consiglio di mia madre e sarei rimasta volentieri a casa, ma devo assolutamente andare a scuola. Devo vedere Mirko e parlare con lui.
Quando entro in classe però non è ancora arrivato... Mi siedo e prendo i libri mentre la professoressa, che è appena arrivata, mi guarda e mi urla di andare alla lavagna.

Dopo cinque ore abbastanza noiose, un'interrogazione da 8, e un compagno di banco che non ha smesso un attimo di parlarmi, finalmente suona l'ultima campanella e mi catapulto fuori dalla mia classe.
Mirko infine non è venuto, nonostante io abbia tenuto le dita incrociate per tutta la durata della prima ora, sperando che arrivasse tardi.
Spero abbia avuto un impegno, un imprevisto, e non che sia rimasto a casa per evitarmi.
Non appena finisco il pranzo, vado in camera mia con la scusa di riposare un po', prendo il cellulare e clicco sul nome Mirko che ormai è il primo tra l'elenco delle chiamate recenti.
Anche oggi però, come ieri, nessuna risposta.
Non vuole parlarmi, questo è scontato, ma io ho davvero bisogno di vederlo e non sarà un telefono che squilla a vuoto a farmi cambiare idea.

Sarà per SempreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora