Capitolo 7

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Tra battute, suppliche e risate finalmente sono riuscita a convincerlo a studiare, anche se lo sento sbuffare di tanto in tanto.
Non impiego molto a capire che di certo lo studio non è la sua più grande passione.
«Scrivi dai!»
Mirko guarda svogliato il suo foglio, poi molto lentamente inizia a scrivere quello che gli sto dettando.
«Allora... cosa successe nel 56 a.C.?»
Lo guardo speranzosa che abbia almeno imparato una delle tante cose che sto cercando di spiegargli da mezz'ora, ma lui manda all'aria le mie speranze con la sua risposta
«Nel 56 a.C... il re... no. L'imperatore...no, no. Era il re.»
«Mirko! Non ci siamo... rileggi!»
Si strofina gli occhi e sbadiglia, poi comincia per la terza volta a leggere la parte iniziale della lezione.
«Lo so! Marika lo so!»
Chiude il libro, posa la penna e mi abbraccia, dopo si concentra e cerca di ripetermi quello che finalmente pensa di aver capito.
Proprio in quel momento però la vibrazione del suo cellulare interrompe l'unico momento in cui Mirko stava studiando senza sbuffare o ribattere. Non appena la sente si allunga verso il letto per prendere il cellulare, ma nella posizione in cui è, fare questo gli risulta un po' difficile. È infatti seduto a gambe incrociate su una sedia girevole, le mani intrecciate dietro lo schienale e la testa appoggiata alla scrivania. Non so come faccia a stare comodo così, ma adesso questo si rivela un vantaggio perché io sono più veloce e riesco a raggiungere il cellulare prima di lui.
«Ridammelo»
«No»
«Ho detto ridammelo!»
«Ho detto no!»
Sembriamo due bambini, ma è divertente!
Divertente fino a quando non sento qualcosa colpirmi il fianco.
Mirko ha preso un cuscino e sta tentando di distrarmi, ma io metto le mani dietro la schiena e giro su me stessa mentre lui cerca di raggiungermi per riprendersi il telefono. Sta per farlo, ma subito metto il cellulare nella tasca dei jeans e afferro un altro dei suoi cuscini. Scelgo bene, perchè prendo il più grande che ha tra quelli posati sul letto.
Cinque minuti fa pensavo di essere riuscita a farlo concentrare sullo studio, e adesso mi ritrovo contro il muro a ridere mentre Mirko alterna la lotta con i cuscini al solletico.
Non riesco a parlare a causa delle risate, ma alla fine riesco a fermarlo.
«Basta, basta! Ti prego»
Si ferma, e mi guarda con aria di sfida
«Se no?»
«Se no torno a casa!»
«E come fai?»
Lascia cadere il cuscino, si avvicina e velocemente poggia le mani contro il muro, impedendomi il passaggio. Mi fa la linguaccia mentre continua a cantare una stupida canzoncina composta da una sola frase: "non puoi passare".
Cerco in tutti i modi di distrarlo e alla fine ci riesco scompigliandogli i ricci. Questo lo porta a spostare la sua mano dal muro per sistemare i capelli, lasciandomi lo spazio necessario per liberarmi dalla sua presa, fargli una smorfia e dirigermi verso la porta.
«Non te ne andare!»
Mi blocco subito e mi giro verso di lui inarcando un sopracciglio
«Ehm... Volevo dire... Non abbiamo ancora finito di studiare!»
Per questa volta decido di assecondarlo, poso di nuovo il giubbotto e mi siedo accanto a lui che sta già continuando la ricerca.
Dopo circa un'ora e mezza abbiamo finito. Poso le penne, chiudo il libro e mi alzo, ma sento la sua mano stretta intorno al mio braccio.
«No Marika!»
È una mia impressione o sta tentando in tutti i modi di non farmi andare via?
«Ma cosa no?»
«Non tornare a casa adesso! Rimani un po' qui...con me...»
«Ma abbiamo finito! Devo andare.»
Sono quasi arrivata alla porta quando lo sento sbuffare
«E va bene, vattene! Però prima spiegami cosa ti ho fatto per farti arrabbiare in questo modo!»
Poso il mio zaino a terra e incrocio le braccia al petto, prima di parlare
«A me non hai fatto proprio niente, ma ho visto come hai trattato quella ragazza l'altro giorno alla gelateria! Ti credevo una persona diversa e invece no, sei esattamente come tutti gli altri!»
Sospira e mette una mano sulla fronte mentre lo sento sussurrare un "lo sapevo..."
«Io non volevo risponderle così, ma ho dovuto farlo!»
«E perchè avresti dovuto?»
«Quella era la mia ex, poi la nostra storia è finita male e io...»
Non so se credergli, ma mi accorgo che la sua espressione diventa triste e vedo i suoi occhi lucidi, quindi suppongo che sia sincero.
«Vuoi parlarmene?»
«No, scusa, non mi va!»
Si è seduto sul suo letto e mi fa segno di sedermi accanto a lui, battendo con una mano sul materasso. Mi siedo e gli accarezzo il braccio mentre lui continua a guardare a terra.
Non mi aveva mai mostrato questo lato del suo carattere...
«Ah Mirko...»
Si gira verso di me e annuisce per incitarmi a continuare
«Se vuoi, posso rimanere per un po'...»
Lo guardo e sul suo volto noto di nuovo il solito sorriso. Mi abbraccia, ma si tira subito su scusandosi imbarazzato, e per la prima volta sono io a sorridergli dolcemente.
«Allora, ti va di vedere un film?»
Rispondo di si, spero con tutta me stessa anche in un cartone animato, ma so già so che genere sceglierà.
«Horror, non hai paura vero?»
«Io? Paura? Assolutamente no!»
Mi rivolge uno sguardo divertito, poi sceglie il film, lo inserisce nel lettore e viene di nuovo a sedersi accanto a me.

È stato attentissimo, io invece ho visto poco. Continuavo a distrarmi e a girarmi verso di lui per non guardare gran parte delle scene.
Posa il DVD e torna a sedersi, parliamo un po' fino a quando il mio sguardo non cade sull'orologio a parete di fronte a me.
«Mirko, è tardissimo! Mi aspettano per la cena»
«Vuoi mangiare qui? Sono solo»
«No, grazie! Ho ospiti sta sera. E poi... Non vorrai avvelenarmi!»
Mi metto a ridere seguita da lui, poi indosso il giubbotto ed esco, con Mirko, che ha insistito per riaccompagnarmi.
Appena ferma la moto sotto casa mia scendo e lo saluto con la mano, ma lui non mi lascia il tempo di allontanarmi, mi prende per il polso facendomi avvicinare a lui e mi da un bacio sulla guancia.
«Ciao Marika!»
Arrossisco e lui, accorgendosene, mi sorride, per poi ripartire.
Salgo a casa ripensando a questo pomeriggio che si è rivelato totalmente diverso da come me lo aspettavo. Sono stata bene con Mirko, mi sono divertita tantissimo!
Forse la prima impressione che avevo avuto su di lui, quando non lo conoscevo ancora, non era poi così sbagliata!

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