Capitolo 26

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«Vuoi vedere come sarà la mia prima scena?»
Non riesco a nascondere una risata, guardando Mirko scendere con un balzo giù dal letto e prendere posto al centro della mia stanza, soddisfatto della possibilità di mostrarmi, recitando, ogni battuta.
È incredibile come sia così felice di tutto questo, come ricordi alla perfezione ogni cosa vissuta negli ultimi giorni a Fasano.
Vedo i suoi occhi brillare nel raccontarmi tutto, e annuendo attenta, sorrido anche io.
L'ho visto impegnarsi tanto per migliorarsi sempre di più, nonostante i numerosi impegni che occupavano gran parte della sua giornata, è sempre stato in grado di trovare del tempo libero per la recitazione, e adesso che tutti i suoi sforzi sono stati ripagati, non posso che essere felice ed orgogliosa per il modo in cui porta avanti con così tanto entusiasmo il suo sogno e la sua passione.
«Marika, posso entrare?»
Quando, tra una risata e l'altra, avverto la voce di mio padre attraverso la porta chiusa, mi sforzo di mantenere le risate e giro la chiave nella toppa.
«Dimmi»
«Mi dispiace di avervi disturbati, stavate parlando...»
Si sistema gli occhiali, accennando un sorriso, e le risate che stavo miseramente cercando di trattenere esplodono nel vedere la sua insicurezza.
Mi affretto a tranquillizzarlo e con un cenno del capo lo incito a continuare.
«Volevo chiedere a Mirko se gli piacerebbe fermarsi a cena da noi...»
Mirko tentenna, e sono sicura stia per rifiutare, ma rispondo io al posto suo, impedendogli di formulare qualsiasi scusa poco credibile.
«Si, ne avevamo già parlato papà, stavo giusto scendendo di sotto per avvertirvi!»
Gli rivolgo un sorriso mentre esce dalla mia stanza e accolgo lo sguardo interrogativo del mio ragazzo, che mi rivolge un'occhiata carica di imbarazzo.
«Volevo che restassi sola con loro, per parlare della partenza. Io qui do fastidio!»
Alzo gli occhi al soffitto, e mi limito ad ignorare il suo commento, sedendomi di nuovo a gambe incrociate sul mio letto, e osservandolo scuotere le spalle.
«Pensandoci bene però forse è un vantaggio, ho ancora tantissime cose da raccontarti!»
«Non mi avevi già detto tutto?»
«Ma se sono soltanto all'inizio!»
Porto il cuscino alla faccia e rotolo sul letto, fingendo di essere infastidita. Lui però, mi sorride di rimando e non presta attenzione al mio finto nervosismo, riprendendo ciò che aveva dovuto interrompere all'arrivo di mio padre, e ponendo fine al racconto soltanto quando dalla cucina giunge squillante la voce di mia madre.
L'odore inconfondibile della pizza fatta in casa non tarda ad arrivare, non appena apro la porta della mia stanza, e Mirko sorride contento prima di portarsi una mano alla pancia e scendere in fretta le scale, rivolgendo una smorfia nella mia direzione quando arriva al tavolo prima di me.
«Sei un bambino!»
Lo guardo scuotendo la testa e portando le mani sui fianchi, ma lui interpreta la mia frase come un complimento e mi schiocca un bacio sulla guancia.
«Lo so, sono adorabile!»
Sospiro, prendendo posto accanto a lui, e arrossisco quando finalmente mi accorgo della presenza dei miei genitori che ci guardano divertiti senza frenare le risate.
«Allora, Mirko ti ha parlato della sorpresa?»
«Si, ma tu sei d'accordo?»
Taglio la pizza, facendo una smorfia alla vista delle melanzane, e porto la forchetta alla bocca, mentre mia madre abbassa lo sguardo e contrae le labbra in un sorriso forzato, per poi rispondere alla mia domanda con un semplice "certo" che lascia trapelare esattamente il contrario.
«Se non ti sta bene, posso anche non partire!» Poso la forchetta sul piatto, producendo un forte rumore metallico che mi fa socchiudere gli occhi, e poso lo sguardo sull'espressione contratta di Mirko che sembra supplicarmi con una semplice occhiata di cambiare idea su ciò che ho appena detto.
Cerco di tranquillizzarlo accennando un occhiolino, e riporto la mia attenzione su mia madre, che nel frattempo stava discutendo sottovoce con mio padre, guardando dritto nei suoi occhi e abbozzando un sorriso rassegnato.
Tento di decifrare il cipiglio sul suo viso, ma tutta la mia preoccupazione svanisce quando vedo un sorriso veramente sincero sulle sue labbra.
«Io sono tranquilla, se lo sei anche tu!»
So che sta combattendo contro la voglia di implorarmi di restare a casa, e posso anche capirla, sapere la propria figlia lontana da casa per ben tre mesi non deve essere esattamente la descrizione della felicità, ma apprezzo i suoi tentativi nel provare a non ostacolarmi, sapendo perfettamente che qualche anno fa la sua risposta starebbe stata sicuramente ben diversa.
«Grazie mamma!»
Lei si limita ad annuire in risposta, ma capisco dal suo sguardo sicuro che questa volta ha davvero detto la verità.
La cena trascorre tranquilla, tra le inconfondibili risate di Mirko, e le battute di mio padre, mentre io mi godo in silenzio l'ultima sera con la mia famiglia.
So per certo che mi mancherà tutto questo... Mi mancheranno gli abbracci rassicuranti di mio padre, le sue raccomandazioni severe che si trasformano in risate e scherzi, mi mancherà parlare con mia madre quando sono triste e perfino quell'impasto che lei chiama torta, fatta con il solo intento di tirarmi su di morale. La prospettiva di trascorrere interi mesi lontana da loro preoccupa anche me, non sono mai stata fuori casa per così tanto tempo, ma mi basta pensare a come il mio sogno sta per realizzarsi, per farmi tornare il sorriso e dimenticare tutte le perplessità su questo lungo viaggio.
Mi alzo da tavola, e rivolgo uno sguardo a Mirko, che sta cercando di afferrare con la forchetta le briciole rimaste sul piatto.
«Mi aiuti a preparare la valigia?»
«Certo, ma prima voglio il gelato.»
Riesco a sentire mia madre sussurrare un "lo adoro", ma la fermo prima che possa mostrare la quantità industriale di gelati presente in casa, e trascino Mirko fuori dalla cucina cercando di non prestare attenzione alle sue lamentele.
«Perché hai dovuto negarmi il gelato? Sai quant'è importante finire un pasto?»
«Lo faccio per te. Stai mettendo su peso!»
Sorrido furbamente a lui, che invece incrocia le braccia e mi guarda inarcando un sopracciglio.
«I tuoi occhi dicono l'esatto contrario però!»
Rivolgo lo sguardo alla valigia celeste posata sul letto, sentendo una sua risatina, ed inizio a scegliere i vestiti da portare in viaggio optando per tutto ciò che è presente nell'armadio, escludendo solamente un paio di jeans ed una maglia nera con un fiocco gigante fucsia, che mi fa storcere le labbra in una smorfia disgustata.
«Mi spieghi a cosa ti servirà questa in piena estate?»
Tira fuori dalla valigia una felpa blu e rossa con il disegno di un orsacchiotto e la sventola davanti a sé, mentre io mi affretto a sistemarla di nuovo e chiudere, con qualche difficoltà, la zip della valigia.
«Potrebbe far freddo, e poi è un regalo di Giulia!»
«Ti mancano le tue amiche?»
Mi guarda come se aspettasse davvero una risposta, per me ovvia, e si siede sul piccolo divanetto difronte al mio letto, continuando a guardare nei miei occhi.
«Certo che mi mancano! Avrei dovuto trascorrere l'estate con loro, e anche se sono davvero felice di come sia cambiato tutto da quando sono qui, è ovvio che senta la loro mancanza...»
Mirko annuisce lentamente e lancia uno sguardo ai biglietti aerei che lui stesso ha lasciato sulla mia scrivania, dopo avermeli mostrati come prova che non mi stesse mentendo.
«Beh... Possiamo sempre rimediare, no?»
«E come? Io non posso andare in Sicilia...»
Mirko mi guarda scuotendo la testa, e corruga la fronte in un'espressione pensierosa.
«No! Ma loro possono venire con noi.»
Rimango stupita dalle sue parole, ma soprattutto dalla naturalezza con cui le ha pronunciate, e stento a credere che stia dicendo la verità. È assolutamente impossibile pensare che sia disposto a fare tutto questo per me.
«Ma Giacomo non sarà d'accordo!»
«Scherzi? Mi adora! Parlerò io con lui»
Accenna una risata, ma il suo sorriso, anche se vorrebbe mascherarlo, trasmette solamente tanta dolcezza.
«E se non sarà possibile?»
«Non costa niente provare!»
Mi avvicino stringendolo in un abbraccio, e lui posa le sue braccia sulla mia schiena, tenendomi stretta a sé e accarezzando di tanto in tanto i miei capelli, prima di allontanarsi lentamente da me e lasciare un leggero bacio sulla mia fronte.
Sfila il cellulare dalla tasca dei jeans e indugia qualche momento rigirando tra le dita, per poi digitare qualcosa.
«Che fai?»
«Avverto Giacomo, è meglio non aspettare oltre...»
Si allontana avvicinando l'iPhone all'orecchio, ed io rimango seduta sul mio letto ad osservarlo per quelli che mi appaiono minuti interminabili.
Quando finalmente posa il cellulare , lo guardo in attesa di una risposta e lui ricambia il mio sguardo con un'espressione indecifrabile sul volto.
«Allora? Possono?»
«Certo! Non ci sono problemi!»
Lo abbraccio, dandogli un veloce bacio sulle labbra, e lui stringe la mia mano incrociando le sue dita con le mie.
«Non so come ringraziarti!»
Non risponde, ma mi sorride e si avvicina alla mia valigia ormai chiusa per trascinarla al piano di sotto, dopo avermi rivolto un occhiolino.
Adesso ne sono davvero sicura, quest'estate sarà perfetta. La migliore di sempre.

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