Capitolo 34

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Socchiudo gli occhi quando la luce del sole che filtra dlla finestra semi aperta mi raggiunge e scuoto le gambe voltandomi dal lato opposto, nella speranza di riuscire a riposare ancora un po' nella mia ultima mattina qui.
«Mari»
Mugulo un lamento accennato e premo il viso contro il tessuto morbido e fresco del cuscino.
«Sei sveglia?»
Apro di colpo gli occhi, e il sonno mi abbandona non appena riconosco la voce della mia amica, rivolta proprio a me dopo giorni di totale indifferenza.
Porto le mani agli occhi strofinandoli con le dita, e alzo il busto avvicinando le ginocchia al petto.
Giulia guarda le sue all stars che si scontrano le une sulle altre in un movimento nervoso, appoggiata alla parete con le braccia incrociate come se sentisse freddo, un freddo però inesistente che mi fa pensare all'evidente imbarazzo che si è improvvisamente creato tra di noi.
Indossa degli shorts blu che riconosco subito, un mio regalo per i suoi quindici anni, e sorrido nel notare come anche lei abbia subito posato lo sguardo sulla stoffa ricamata, scorrendo con le dita i piccoli disegni astratti su di essa.
«Buongiorno»
Accenna un sorriso, e io ricambio in un sussurro il saluto agitando la mano, prima di portarla alla bocca quando un piccolo sbadiglio prende il sopravvento.
«Che ore sono?»
Porto le braccia indietro toccando la testiera in pelle del letto e guardo Giulia scuotere il polso per poi rivolgere con disinvoltura lo sguardo al quadrante dell'orologio che completa il suo outfit.
«Le sei e ventitré»
Spalanco gli occhi, e per un attimo l'idea di posare un'altra volta la testa sul cuscino mi sfiora, ma mi costringo a ricacciarla indietro, e lego i miei lunghi capelli in una cosa disordinata per poi rivolgere tutta la mia attenzione a Giulia.
«Scusami se ti ho svegliata, ma... io...»
La osservo intrecciare le dita le une con le altre in un gioco veloce e agitato, mentre i suoi occhi vagano tra le sue unghia laccate e il soffitto.
«Scusa»
Lascia andare un sospiro, dopo aver dato voce alle parole che avrei dovuto pronunciare io da ormai troppo tempo, e mi guarda corrugando la fronte.
«Non sei tu a doverti scusare, non hai...»
«No Mari.»
Scuote la testa, e si avvicina al letto sul quale sono ancora distesa.
«In fondo è colpa mia... Sono io a non aver parlato con te»
«Ma ho sbagliato io! E ti capisco, anche io mi sarei arrabbiata. Davvero non pensavo potesse succedere tutto questo»
Distolgo lo sguardo dai suoi occhi scuri, portando la mia attenzione alle lenzuola arrotolate sul fondo del letto, ma quando sento una sua mano posarsi sulla mia spalla e alzo il capo incontrando un suo timido sorriso un cipiglio si forma sul mio volto.
«Non mi riferivo alle cose successe negli ultimi due giorni»
Le sue labbra si piegano in una smorfia imbarazzata e lentamente vedo la mia amica sedersi sul mio letto e scrollare le gambe fino a gettare le sue infradito che si scontrano con il legno del parquet, prima di guardarmi negli occhi e prendere un respiro profondo.
«Giulia, cosa c'è?»
Non riesco a nascondere una sfumatura allarmata nel tono della mia voce, per quanto cerchi di capire non riesco, e inevitabilmente la mia mente vaga anche su strade non molto felici, ma il sorriso adesso spontaneo della mia amica che mi guarda scuotendo ritmicamente la testa ha la capacità di tranquillizzarmi.
«Non so perchè non ho ti ho parlato subito, in fondo era qualcosa che volevo da tempo, ma mi sono lasciata prendere dall'imbarazzo e poi... avevo pensato di dirti tutto quando saremo tornate a casa...»
Scorre le dita sul colorato braccialetto di stoffa che porta al polso, rigirandolo su se stesso, prima di continuare la sua spiegazione mentre io ascolto attenta, annuendo.
«Ma poi... è successa quella cosa con Brando...»
Gesticola freneticamente, alludendo al mio errore, e sento le mie guance colorarsi a causa dell'imbarazzo.
«Credimi non volevo arrabbiarmi tanto con te, ma io con Brando non posso stare»
La sua voce si affievolisce e il suo sguardo si abbassa, mentre forse lentamente comincia a farsi spazio tra i miei pensieri l'idea esatta, che però mi spinge ugualmente a sussurrare un "perché?" tra il mio sorriso che si riflette su quello della mia migliore amica.
«Perché sono fidanzata... con Lorenzo»
Porta le mani al viso, coprendo il rossore sulle sue guance, ed io rimango senza parole, mentre il mio corpo agisce d'istinto circondando il suo in un forte abbraccio che vuole trasmettere tutta la felicità impossibile da esprimere a parole.
«Non sei arrabbiata?»
Giulia ridacchia, visibilmente sollevata ed io mi affretto a scuotere ritmicamente il capo. Avrei preferito saperlo prima, questo è impossibile da negare, ma non potrei mai arrabbiarmi con lei.
«Quando è successo?»
«Qualche giorno prima che io partissi, mi sembrava tutto così surreale che ho stentato a crederci per un bel po'»
Lascia andare una risata spontanea e scuote la testa. Sorrido anche io nel vederla così felice, e nel vederla ridere con me dopo giorni in cui ho creduto non avremmo mai più parlato in questo modo.
«Forse è anche per questo che non te l'ho detto... Martina lo ha capito subito, e non ho saputo mentirle, ma l'ho costretta a tenere il segreto»
Stringe le labbra in una smorfia apparentemente dispiaciuta per la sua amica, che dorme ancora profondamente, ignara dei nostri discorsi.
All'improvviso Giulia si fa seria, e il suo sorriso si spegne lasciando il posto ad un'espressione dispiaciuta, che mi fa di nuovo preoccupare.
«Ieri... ho saputo che tornerai a Pomezia...»
Sospiro, pensando che una parte di me non vuole andare via da qui, ma ormai ho preso la mia decisione e ho convinto me stessa che sia quella giusta. Annuisco nella sua direzione, e lei continua, rigirando il suo smartphone tra le dita e facendo di tanto in tanto illuminare il display.
«Avrei voluto partire con te, ma non posso... ho chiamato Lorenzo ieri, e mi ha detto che mi avrebbe raggiunta qui a Fasano per tre giorni. Non sapevo che tu dovessi partire...»
I suoi occhi mi guardano con imbarazzo, ma la rassicuro subito.
Martina ha insistito tanto per tornare a casa insieme a me e il suo tono non ha ammesso repliche, cosi ho dovuto arrendermi e accettare, ma non voglio rovinare anche la loro estate, non così è per questo motivo.
«Devi raccontarmi tutto però!»
Punto il mio dito contro di lei, accennando una risata, e la vedo annuire convinta prima di stringermi in un abbraccio
Continuiamo a parlare, recuperando il tempo perso, fin quando la sveglia che avevo impostato per le otto suona diffondendo una lenta musichetta per tutta la camera e facendo svegliare anche Martina che mugugna qualcosa di incomprensibile prima di tirare il lenzuolo fin sopra la testa.
Mi alzo dal letto e velocemente mi preparo indossando dei comodi jeans morbidi, una canotta bianca e le mie vans blu, poi do un'ultima occhiata alla valigia per assicurarmi di non aver dimenticato nulla e chiudo la zip, apparentemente pronta per affrontare il viaggio di ritorno.

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