Capitolo 32

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«Spiegami come ti è saltato in mente fare una cosa simile!»
«Avevate bisogno di parlare»
«E chi sei tu per decidere cosa era meglio per noi?»
«Pensavo che...»
«Non mi importa cosa pensavi! Credi di sapere tutto, soprattutto sugli altri, ma non sei nessuno per decidere al posto mio, ne di nessun altro. Devi smetterla di agire senza pensarci sù due volte.»
Abbasso lo sguardo, davanti la sfuriata di Giulia, e soltanto in questo momento prendo consapevolezza di come era davvero sbagliata la mia idea.
Mi guarda accigliata, e il velo di delusione che riesco a scorgere nei suoi occhi mi fa salire un groppo in gola, che non riesco a mandare giù.
Non pensavo potesse arrabbiarsi in questo modo, ma anche se mi costa fatica ammetterlo, avrei dovuto immaginarlo. Non riesco a capire nemmeno il motivo per cui mi sia balenata in mente un'idea tanto assurda, e ha ragione, non sono proprio nessuno per decidere cosa sia meglio per chi mi circonda.
Apro ritmicamente la bocca, in cerca di qualcosa da dire, ma non ne ho il tempo e nemmeno il coraggio, mentre lei si alza dal suo letto nel quale era seduta ed esce dalla nostra stanza scuotendo la testa e chiudendo con forza la porta dietro di sé, sotto lo guardo comprensivo di Martina.
«Le passerà, stai tranquilla!»
Sorrido amaramente al tentativo della mia amica di tirarmi sù di morale, ma non riesco più a mantenere le lacrime che già da tempo minacciavano di rigare le mie guance, quando la sua mano inizia ad accarezzare lievemente la mia spalla.
«Non volevo... era...»
Alzo gli occhi al soffitto, non trovando le parole per giustificare il mio gesto, e porto le ginocchia al petto.
«Scusami, ho sbagliato anche a coinvolgere te. Davvero, non pensavo potesse succedere tutto questo»
Martina continua ad abbracciarmi mantenendo il perfetto silenzio che avvolge la stanza, mentre io poso il capo sulla sua spalla.
Sono stata io ad insistere, spronando Giulia verso un discorso con me che prendesse il posto dell'indifferenza a cui si era limitata per tutto il giorno precedente, ma forse avrei preferito non sentire mai quelle parole da lei, e soprattutto non vedere il suo sguardo ferito e deluso da me.
«Stavamo passando delle giornate perfette, ed io ho saputo rovinare tutto quanto...»
«Hai sbagliato, e questo non posso nasconderlo...ma...»
Accenno un sorriso, vedendo la mia amica in evidente difficoltà passarsi una mano sul viso per poi alzare gli occhi al soffitto e scuotere il capo come per scacciare i pensieri a cui stava per dare forma e voce.
«Andrà tutto bene, Mari!»
Sospira, strofinando la sua mano abbronzata sul mio braccio, e mi asciuga con un rapido gesto le lacrime che stanno ancora bagnando silenziosamente il mio viso.
«Adesso preparati. Mirko ti aspetta!»
Lancio un'occhiata veloce all'orologio sul mio polso e sorrido involontariamente, lasciando che la tristezza si affievolisca. Non passo del tempo con il mio ragazzo da quasi due giorni, e gli unici saluti che abbiamo scambiato sono stati quelli nelle ore della sua pausa pranzo.
Avrei preferito trascorrere queste giornate con lui, ma capisco bene che non posso desiderare tanto. È il suo lavoro, e il vederlo così felice, anche se stanco, fa riempire di gioia anche me.
Mi alzo dalla poltroncina ai piedi del letto sulla quale ero seduta, abbandonando il raggio di sole che attreverso il vetro chiuso della finestra stava riscaldando il mio corpo, e rivolgo un lieve sorriso a Martina prima dare un'ultima occhiata allo specchio e indossare i miei occhiali da sole, notando con mio grande sollievo che riescono a coprire del tutto gli occhi arrossati a causa del pianto.
Attraverso il grande corridoio, e scendo in fretta le scale.
«Ciao Marika!»
Scuoto la mano, per ricambiare il saluto di Miriam, che sbuca da dietro una montagna di cartelline che abbandona per un attimo sul bancone della reception, per lasciarsi cadere su di una sedia girevole e avvicinarsi al computer, allontanando con un soffio i suoi capelli rossi dal viso.
«Sono ancora in tempo per la colazione?»
«Ma certo, vai! Ormai conosci la strada, no?»
Annuisco, mentre un sorriso si fa spazio sul suo volto tra le numerose lentiggini, e giro l'angolo scontrandomi subito con un dolce profumo.
Scorgo Carmine ed Aurora, e prima di raggiungerli mi avvio verso il grande tavolo del buffet e riempio il mio piatto scegliendo un croissant ed una fetta di torta, accompagnati da un bicchiere di succo all'arancia.
«Ehi! Kappa!»
«Un giorno mi spiegherai per quale motivo continui a chiamarmi in questo modo!»
Prendo posto accanto ad Aurora, che scuote la testa ridendo per i continui litigi scherzosi con Carmine, e prendo tra le mani il mio croissant.
«Perché è carino»
Lancio un'occhiataccia carica di significato verso il ragazzo che si sta prendendo gioco di me, e lui alza le mani in segno di resa, ma non riuscendo a mascherare un ghigno divertito.
«Non dovreste già essere sul set?»
Il cellulare di Carmine vibra, e sul viso del mio amico si dipinge un'espressione confusa che lo porta a stringere le labbra in una smorfia mentre fa scorrere il dito sul display, accettando la chiamata e, con un cenno della mano, si allontana lasciandomi parlare con Aurora.
«Uhm... No... Oggi dobbiamo andare nel pomeriggio»
Mi guarda inclinando il capo, e corruga la fonte incurvando le sopracciglia.
«Mirko non ti ha detto niente?»
Scuoto la testa, e mi sforzo di mandar giù in fretta il succo, lasciando il bicchiere vuoto sul piccolo tavolino in legno.
«Scusa, devo... Raggiungere Martina.»
Agita impercettibilmente il capo, assumendo un'espressione interrogativa, ed io mi affretto ad alzarmi e compiere un passo nella direzione opposta alla sua.
«Lei... Sta poco bene»
La saluto mimando un "ci vediamo dopo" e percorro la distanza che mi separa dall'uscita della sala, quando la sento chiamare il mio nome.
«Dimmi»
La mia voce si affievolisce, e tossisco nel tentativo di mantenere un tono per quanto possibile tranquillo.
«Le riprese iniziano alle cinque. Verrai, non è così?»
Annuisco in fretta e mi volto, raggiungendo le scale tra il silenzio spezzato soltanto dal rumore delle mie all stars che si muovono veloci contro il parquet.
Giro l'angolo, imboccando il corridoio che porta alla mia stanza e poso lo sguardo sui numeri scritti in rilievo sul legno delle porte chiuse fino ad arrivare al numero 130, ma il rumore di una chiave nella toppa mi fa voltare e incontrare l'unica persona che vorrei non mi vedesse in questo momento.
Sospira, passando una sua mano tra i ricci, e rotea gli occhi.
«Mirko»
Rivolge subito l'attenzione su di me, spalancando gli occhi per la sorpresa, e abbozza un piccolo sorriso.
«Ciao»
Percepisco un certo distacco nel suo tono di voce, e sto per chiedergli cosa lo faccia stare così, quando di colpo realizzo di non trovarmi al primo piano, ma al secondo, e di non aver mai avuto la camera vicina alla sua.
«Perché sei qui? Questa...»
Socchiudo gli occhi, nel tentativo di fare mente locale, ma li sgrano subito dopo, al ricordo della voce che aveva pronunciato il numero 133 per indicare camera che gli era stata assegnata.
«Eri con Luisa»
Sussurro queste parole, facendole risultare come un'autoconvinzione, e indietreggio.
Agito il braccio quando le sue dita si stringono intorno al mio polso, ma per quanto io mi sforzi non riesco a divincolarmi dalla sua stretta.
«Fammi spiegare!»
Il suo tono si addolcisce, così come la presa delle sue dita su di me, ed io riesco soltanto a scuotere con forza la testa.
«Stavamo provando una scena!»
Sorrido amaramente inarcando un sopracciglio, e le mie mani armeggiano con la porta chiusa della mia camera, che si apre con uno scatto proprio quando Mirko agita un foglio davanti ai miei occhi.
«Guarda, se non mi credi»
Lo sento sbuffare, e annuisco lentamente quando vedo i nomi di Mirko e Luisa scritti in grassetto su quella che deve essere una pagina del copione.
«Scusami, ho sbagliato io... Sono nervosa, e non so cosa mi sia preso.»
Mirko prende il mio viso tra le sue mani e lo alza dolcemente facendo scontrare i nostri sguardi. Mi lascio avvolgere in un abbraccio, e lo saluto con un bacio sulla guancia ricambiando debolmente il suo sorriso, prima che i suoi passi risuonino giù per le scale.
Sospiro, non appena varco la porta della mia camera, e cerco con lo sguardo Martina incontrando però solamente un post-it nel quale mi dice che è insieme a Giulia.
Inizio a pensare che forse non sarei dovuta venire. Mi piace stare qui, ma capisco di essere solamente un'intrusa... Mirko ha il suo lavoro, ed è un lavoro che non ha niente a che fare con me.
La mia vita non è questa, e per quanto io tenti di dimostrare il contrario so che non sarà mai così. Questo posto non fa per me.

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