Capitolo 15

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Vorrei andargli incontro, abbracciarlo o chiedergli spiegazioni, tutto tranne restare ancora ferma e incredula nel vederlo veramente qui a ridere con i suoi amici come se non fosse successo niente, come se quella settimana in cui nessuno ha avuto sue notizie non fosse mai esistita.
«Mirko»
Riesco soltanto a sussurrare il suo nome, ma questo basta per farlo girare lentamente verso di me, stupito forse quasi quanto lo sono io.
Mi guarda e vedo nascere sulle sue labbra un sorriso che mi sembra spontaneo. Rimane a guardarmi come se stesse pensando a qualcosa da dire o da fare, qualcosa che a quanto pare non è troppo importante, perchè si riscuote e il suo sorriso si spegne lasciando il posto ad un'aria indifferente che lo porta a distogliere lo sguardo da me e a rivolgere di nuovo le sue attenzioni a Giulio e alle sue mille domande.
Vorrei sapere anch'io cosa stanno dicendo, vorrei sapere il vero motivo per cui non è venuto a scuola per un'intera settimana, perché è impensabile che abbia perso sette giorni di lezioni a causa mia, ma non riesco a sentire niente e avvicinarmi non mi sembra una buona idea.
«Buongiorno ragazzi!»
L'arrivo della professoressa mi distoglie dai miei pensieri giusto in tempo per farmi notare di essere ancora ferma davanti la porta. Mi sposto, scusandomi frettolosamente e lasciandola passare, e mi dirigo verso il mio banco, sbuffando quando mi accorgo che Mirko non ha mantenuto il posto vicino al mio ed è seduto nella fila opposta.
Mi chiedo quali siano le sue intenzioni, vuole continuare ad evitarmi per sempre?
«Ancora problemi con Mirko?»
Lo sto guardando, forse troppo insistentemente e Andrea ha imparato a conoscermi talmente bene in questi giorni, che ha subito capito il motivo della mia aria assente.
«Si, va malissimo!»
Mi lascio cadere sul banco con la testa tra le mani e lui, per mia fortuna, si limita ad accarezzarmi dolcemente il braccio, lasciando che i gesti prendano il posto delle parole.
Andrea si è rivelato una persona speciale, quasi ci odiavamo all'inizio della scuola e adesso è diventato come un fratello per me. Mi capisce subito, soltanto con uno sguardo. Forse è un bene che Mirko non sia stato qui in questi giorni, se questo è servito a far si che lui prendesse il suo posto nel banco e diventasse uno dei miei più cari amici.
Con il suo conforto mi tranquillizzo e mi rendo conto che nessun ragazzo mi aveva mai fatta stare così male prima di Mirko, non ero mai stata triste per persone che non fossero le mie migliori amiche o la mia famiglia.
Prima d'ora non avevo fatto caso a questo, ed è un pensiero nato soltanto adesso, ma fondamentale per farmi capire che non è giusto che le cose vadano in questo modo. Ho fatto di tutto per provare a chiarire con Mirko ed è lui che si è rifiutato nel rispondere alle mie chiamate e parlare con me. Non devo stare così per lui, non ne ho nessun motivo.
Prendo i libri dallo zaino e presto la mia attenzione alla noiosissima spiegazione della professoressa imponendomi di non pensare a lui, o almeno... non in maniera costante.
Quando suona la campanella della ricreazione la classe si svuota, ed io approfitto della tranquillità per parlare un po'con Andrea. Come sempre però la tranquillità è destinata a durare poco e quindi vengo trascinata per un braccio lontano dal mio amico che mi guarda scuotendo la testa, sapendo come andrà a finire.
Guardo l'espressione di Mirko e mi accorgo che non promette nulla di buono. Non è qui per scusarsi, questo è sicuro.
«Puoi lasciarmi il braccio? Mi fai male.»
Spalanca gli occhi e toglie subito la mano sussurrando un "non volevo" poi si ricompone e mi guarda di nuovo con aria seccata.
«Ascoltami bene. Smetti di chiamarmi, smetti di lasciarmi messaggi e di venire a casa mia. Non voglio più parlarti, non lo hai ancora capito?»
Queste parole fanno male, ma non posso piangere davanti a lui, non mentre mi sta trattando in questo modo.
«Volevo solamente una spiegazione, non mi interessa la tua amicizia, ho tantissime persone che mi stanno accanto. Volevo sapere il perché del tuo comportamento.»
«La spiegazione è che, come ti ho già detto, sono stanco di avere intorno persone che mi usano e si divertono, e tu sei una di quelle.»
Detto questo assume un'espressione strana come se avesse preparato il discorso e non avesse voluto dirlo realmente, ma non si scusa per le sue parole, non mi lascia nemmeno il tempo di rispondere ed esce dalla classe. Quando varca la soglia della porta però, lo vedo massaggiarsi la fronte e scuotere la testa.
È sempre più strano, mi nasconde qualcosa e vorrei tanto scoprire che cosa.

«Mari, hai bisogno di un passaggio?»
«No, grazie, vado a piedi...»
Saluto con la mano Andrea che si allontana sul suo motorino e accendo il cellulare, trovando un messaggio da Clara nel quale mi domanda, in maniera retorica, se voglio andare con lei al nuovo centro commerciale.
Non rispondo neanche al messaggio, perchè sarebbe inutile, e infatti dopo alcuni minuti la vedo arrivare con il suo solito sorriso allegro, la saluto abbracciandola e salgo sul motorino.
Segue le indicazioni, mentre mi parla urlando per farsi sentire, e quando parcheggia mi stupisco per quanto sia grande, molto di più di tutti gli altri centri commerciali nelle vicinanze di Roma.
Il prospetto è colorato, mette allegria, e l'interno non è da meno. C'è tanta gente indaffarata a fare compere tra un negozio e l'altro, alcune persone che prendono un gelato per mangiarlo in fretta e tornare ai loro impegni di lavoro, alcuni bambini che giocano a rincorrersi e altri che assistono ad un piccolo spettacolo che, a guidicare dai loro occhi luccicanti, deve piacere molto.
Questo ambiente mi mette subito di buon umore e ringrazio mentalmente Clara per avermi portata qui. Mi sono sempre piaciute le novità, portano quell'entusiasmo che poi, dopo un po' di tempo, non si nota più.
«Allora, mangiamo?»
Clara mi guarda massaggiandosi la pancia e mimando "ho fame" con le labbra.
Sorrido e la prendo per mano, dirigendomi verso il suo locale preferito.
Parliamo senza sosta, tra un boccone e l'altro, e ridiamo come due bambine.
«Mi mancherai quando andrò a Parigi, ma ti chiamerò sempre.»
Sì batte una mano sulla fronte e mi guarda imbarazzata
«Avevo dimenticato della gita! Scusami, avrei dovuto aiutarti con le valige e tutto il resto...»
«Tranquilla, ho già fatto tutto io, e poi... non è stato difficile scegliere i vestiti da portare!»
«Non hai comprato niente di nuovo?»
Sì porta la mano alla bocca come se fosse una cosa fondamentale, e mi fa ridere. Si alza subito, dimenticandosi dell'invitante tiramisù che meritava di essere mangiato, e mi trascina fuori dal ristorante.
Guarda l'orologio e urlando "Siamo ancora in tempo!" fa voltare tutti verso di noi. Scuoto la testa, imbarazzata, e mi arrendo mentre corre trascinando con lei da un negozio all'altro, sapendo bene che quando insiste non c'è nulla da fare.
«Prova questo! E questo! E anche... Questa maglia è meravigliosa!»
Clara è inimitabile, e devo dire anche che ha gusto! Guardo le mie mani piene di vestiti, tutti bellissimi, mentre mi spinge in un camerino, sotto lo sguardo accigliato della commessa, e mi costringe a provarli tutti.
Due ore dopo, abbiamo svaligiato un intero negozio e devo ammettere che anche io, come Clara, ho un sorriso soddisfatto.
Dovrei fare shopping più spesso!
Arrivo a casa e saluto in fretta i miei mentre corro su per le scale diretta verso la mia camera.
Poso i sacchetti sul letto e provo ad uno ad uno tutti i vestiti appena comprati. Volteggio davanti lo specchio cercando di trovare anche un minimo difetto nelle cuciture dei pantaloni, nelle scollature delle maglie o anche nelle maniche che potrebbero essere troppo lunghe o troppo corte, ma senza risultato. È tutto perfetto, sarà davvero difficile scegliere cosa portare in valigia e cosa lasciare nel mio armadio in attesa di essere indossato, al mio ritorno.
Alla fine decido di non portare con me soltanto un vestitino forse fin troppo elegante e un paio di jeans neri. Metto tutto in valigia e, non senza un po' di difficoltà, riesco a chiuderla.
Ripasso mentalmente tutte le cose che dovrò portare per il viaggio in aereo e controllo di non aver dimenticato qualcosa, poi prendo il cellulare dalla tasca dei jeans e digito il Pin proprio quando vibra per un nuovo messaggio da parte di Giulia. È bello come la nostra amicizia non sia svanita anche passando tanto tempo separate.
Rispondo subito e rimaniamo a parlare e scherzare fin quando non scendo per la cena, per poi andare a dormire, felice di ridurre le ore che mi separano da Parigi.

rte di Giulia. È bello come la nostra amicizia non sia svanita anche passando tanto tempo separate.
Rispondo subito e rimaniamo a parlare e scherzare fin quando non scendo per la cena, per poi andare a dormire, felice di ridurre le ore che mi separano da Parigi.

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