Capitolo 27

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Strizzo gli occhi, strofinandoli con le dita, e sento qualcosa solleticarmi la spalla, lasciata scoperta dalla canotta blu che indosso. Mirko dorme profondamente, la sua mano sfiora il mio ginocchio, la sua bocca è dischiusa e il suo respiro regolare, mentre il capo è poggiato sul mio braccio. Faccio attenzione a non svegliarlo e, piano, mi rialzo leggermente scuotendo le gambe, e rivolgo lo sguardo al finestrino, mentre l'aereo sorvola una distesa d'acqua bellissima.
Siamo a Fasano. Io sono a Fasano.
Non riesco ancora ad abituarmi all'idea che Mirko abbia fatto tutto questo per me, soltanto per rendermi felice, e nonostante lui continui a ripetermi che aveva bisogno di me io so che non è cosi. Forse un fondo di verità c'è nelle sue parole e non posso fare a meno di credergli quando mi dice che gli mancavo, perché vedo dal suo sguardo sincero che non mi sta mentendo, ma sappiamo entrambi che questo era il mio sogno e che grazie a lui si è realizzato.
Continuo ad osservare il mare calmo, intervallato da qualche onda che crea sfumature bianche, mentre sulla costa riesco a vedere alberi di ogni genere ondeggiare.
Quella di oggi è davvero una giornata stupenda, proprio l'ideale per dare inizio ad un'estate altrettanto fantastica.
I miei pensieri vengono interrotti dalla mano di Mirko che stringe la mia, prima di lasciare un lieve bacio sulla mia guancia.
«Siamo arrivati?»
Porta le braccia in alto e ruota i polsi, mentre uno sbadiglio si fa strada sul suo viso.
Sbuffo in una leggera risata, vedendo la sua smorfia ancora assonnata, e mi giro verso di lui piegando la mia gamba sul sedile.
«Si, hai dormito bene?»
Annuisce in risposta, e sorride divertito
«È comodo il tuo braccio»
Scrolla le spalle e ride, mentre io stringo le dita sul tessuto morbido sul quale sono seduta, quando avverto che l'aereo sta per toccare terra.
«Hai paura?»
Ignoro la domanda di Mirko, che si lascia andare ad una risata, e chiudo gli occhi cercando di non pensare al rumore che sento dai motori dell'aereo, e riaprendoli solamente quando la voce che annuncia il nostro arrivo si diffonde dagli altoparlanti.
Lascio andare un sospiro di sollievo e rilasso i muscoli, per poi rivolgere una smorfia a Mirko che mi guarda con un sorriso sfacciato sul volto.
Senza quasi accorgermene, mi ritrovo catapultata fuori dall'aereo e un fitto vocio arriva alle mie orecchie. Percorriamo velocemente l'aeroporto, dopo aver recuperato le nostre valigie sane e salve, e ci dirigiamo verso l'uscita. Lui viene fermato da un paio di ragazze, ed io rimango ad osservare compiaciuta dalla sua gentilezza mentre vengo urtata da alcune donne che velocizzano il passo verso i propri cari, borbottando qualche parola di scusa nella mia direzione. Mirko si guarda intorno e sventola in alto un braccio, in direzione di un auto nera e lucida, per poi farmi cenno di seguirlo.
Saluta affettuosamente l'autista, che mi guarda attraverso i suoi spessi occhiali da vista e mi sorride cordialmente, porgendomi la mano, che io stringo prima di prendere posto sui sedili posteriori insieme a Mirko.
Poggio la schiena sul tessuto in pelle dell'auto e rivolgo la testa all'indietro, mentre ci allontaniamo dall'aeroporto attraversando una piccola stradina in salita.
«Sei pensierosa, cosa c'è?»
Noto la sua espressione preoccupata, e scuoto la testa. Lui abbozza un sorriso di conforto e, come se avesse percepito la direzione dei miei pensieri, mi accarezza piano la spalla.
«Stai tranquilla, piacerai a tutti!»
Inarco un sopracciglio in un cipiglio non molto convinto dalle sue parole, e rivolgo lo sguardo alle mie dita che intreccio nervosamente tra di loro.
«Non lo so... Per loro sono una semplice fan...»
«No. Sei la mia ragazza, e ora basta con queste idee stupide.»
Gli scompiglio i ricci, guadagnandomi un'occhiataccia da parte sua, e gli faccio la linguaccia, sotto lo sguardo divertito dell'autista che osserva la scena dallo specchietto retrovisore mascherando con scarsi risultati una risata.
Sfilo il cellulare dalla tasca della borsa, quando lo sento trillare, e mentre Twitter mi aggiorna sulle ultime novità, l'auto si ferma.
Rivolgo un'occhiata al finestrino, accorgendomi della bellezza del luogo in cui mi trovo, e subito tutte le mie preoccupazioni svaniscono. Scendo, salutando l'autista che parcheggia qualche metro più in là, e mi guardo intorno. L'edificio bianco e azzurro è circondato da un giardino completo di panchine bianche che affiancano un roseto stupendo, e nel portico si affacciano piante e fiori variopinti. Alla mia destra delle scale portano ad un campo da basket poco lontano, mentre rivolgendo lo sguardo sul lato opposto vedo una bellissima piscina.
«Bello, no?»
Mirko mi guarda soddisfatto, ed io annuisco.
«Certo! È stupendo.»
C'è talmente tanto silenzio che riesco anche a sentire il cinguettio degli uccelli, e per un attimo mi convinco che avrò ancora qualche momento prima di incontrare i ragazzi, ma capisco subito che non è così quando Mirko mi abbraccia strofinando la mano sul mio braccio e mi sorride come per tranquillizzarmi, capendo che le parole pronunciate poco prima non mi sono state di grande aiuto.
«Vieni, saranno di là!»
Prende la mia mano nella sua e attraversa il portico entrando nel residence, che anche all'interno è bellissimo. L'arredamento è moderno e molto curato, e mi accorgo che anche qui domina il colore bianco.
Attraversiamo la hall e Mirko si dirige sicuro verso una porta, che apre subito con un sorriso sul volto, agitando la mano. Mi avvicino anche io e mi ritrovo all'interno del campo da basket, circondata dalle risate dei cinque ragazzi che si fermano subito, sorridendo nella nostra direzione.
«Vado via io e vi danno il permesso di stare qui, dovrei protestare!»
Mirko scuote le mani, accennando una smorfia infastidita, e recupera la palla facendo canestro con un piccolo balzo.
«Non vi sembra un'ingiustizia?»
«No, assolutamente no!»
Carmine si avvicina a noi sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi e mi porge la mano che io stringo, ricambiando il sorriso, mentre Mirko continua a fare rimbalzare il pallone.
«E così tu saresti Marika? Finalmente sei qui... il tuo ragazzo non faceva altro che parlare di te!»
Indica Mirko e sbuffa, prendendolo in giro, ed io rivolgo un'occhiata divertita nella sua direzione accorgendomi del suo vano tentativo di incenerlo con lo sguardo.
«"Marika mi ha chiamato", "Perché non mi risponde?", "Questa è la sua canzone preferita"...»
Scimmiotta la vice di Mirko suscitando una risata generale, mentre anche gli altri si avvicinano a me stringendomi la mano ed abbracciandomi affettuosamente.
«Allora, come è andato il viaggio?»
Aurora si siede per terra, incrociando le gambe, e indossa i suoi occhiali da sole aspettando la mia risposta che non tarda ad arrivare.
Mirko si guarda intorno un po' preoccupato sotto lo sguardo apprensivo di Carmine, che continua a rivolgere la sua attenzione verso il giardino che si vede attreverso la rete metallica del campetto. Decido però di non fare domande, e di non pensare al motivo della loro evidente preoccupazione, godendomi questo momento.
Avevo pensato di sentirmi a disagio, ma tutte me mie preoccupazioni si sono affettivamente rivelate inutili. Parliamo tra una risata e l'altra, scherzando, ed è bello il modo in cui mi rendano partecipe di tutto, considerandomi già una loro amica. Mirko aveva ragione: in poco tempo hanno costruito un rapporto bellissimo, nonostante la differenza d'età e le poche volte in cui si vedono durante il corso dell'anno.
Molte volte l'amicizia è così, e non prescinde dal vedersi tutti i giorni.
Non posso far altro che indirizzare i miei pensieri alle mie amiche, e sorrido involontariamente nell'immaginarle qui con me. Martina e Giulia arriveranno fra una settimana, so che i giorni trascorreranno velocemente, ma aspetto con ansia il giorno in cui le rivedrò. Mi sono mancate davvero tanto, e il pensiero che nonostante tutto passeremo una nuova estate insieme, mi riempie di gioia.
Sento la risata di Aurora farsi sempre più lieve, fino a scomparire, e i miei pensieri vengono interrotti dal rumore veloce di passi decisi, che si avvicinano sempre di più, fin quando una voce che ho ormai imparato a conoscere bene arriva alle mie orecchie portandomi a sgranare gli occhi dalla sorpresa.
«Ciao ragazzi! Mirko, finalmente!»
Mi volto piano, confermando a malincuore la mia ipotesi, e scuoto la testa mentre ricambio il suo sorriso forzato nella mia direzione.
Vedo Mirko salutare con un cenno della mano, e per la prima volta prendo in considerazione l'idea che, forse, questa non sarà l'estate stupenda che immaginavo.

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